Il fumetto è frutto di una combinazione tra immagini e parole nella quale il rapporto tra questi due fattori può essere estremamente variabile, al punto che possono esistere fumetti privi di parole. Anche in questo caso, che rappresenta una situazione limite (seppur ampiamente sfruttata nella storia del fumetto internazionale), il fumetto rimane comunque narrazione e la parola viene sostituita dalla gestualità, dalle espressioni facciali, da una formidabile padronanza della sceneggiatura. Si vuole insomma sottolineare che realizzare un fumetto senza parole non richiede meno lavoro e capacità, al contrario esige una grande padronanza del mezzo e formidabili doti narrative. Il volume Love, i cui personaggi sono esclusivamente animali, è in un certo senso obbligato a eliminare il testo dalle sue tavole, quantomeno i dialoghi, dopotutto nessuna creatura non umana è dotata di parola, ma rilancia la sfida eliminando anche didascalie e qualsiasi tipo di suono. Love è a tutti gli effetti “muto”, dato che nemmeno un ringhio, un grido, un suono turba l’affascinante silenzio delle sue tavole. Come per magia, tuttavia, quei suoni negati dal disegno riecheggiano comunque nella mente di chi gira le pagine, quasi ricordi atavici appartenenti a qualsiasi essere vivente.
Non solo, la sfida di Love è duplice, poiché spurio anche di qualsiasi orpello buonistico e favolistico tipico di certa narrativa per ragazzi e cinematografia hollywoodiana avente quali protagonisti degli animali. Dovendo per forza di cose catalogarlo, si potrebbe collocare Love a metà strada tra i documentari di National Geographic e i romanzi di Jack London, prendendo dai primi il rigore scientifico e dai secondi la forza emotiva.
Protagonista del volume è una tigre, di cui ovviamente non conosciamo il nome (gli animali non si danno nomi, abitudine tipicamente umana), che si addentra nella giungla alla ricerca di una preda. Seguendo le sue mosse lo spettatore (non lettore, visto che le parole sono state bandite) si immerge in un mondo selvaggio, probabilmente l’india di qualche secolo fa, un ambiente lussureggiante, strabordante di una fauna dai mille colori e dalle mille insidie. Nel folto dei suoi alberi, nelle acque dei suoi fiumi, lungo i suoi sentieri, si muovono centinaia di animali diversi. La tigre, generalmente cacciatrice, rischia talvolta di diventare preda, se si imbatte in creature più forti di lei o in altre più deboli ma capaci di di fare gruppo, come le scimmie, per contrastarla. Ecco un altro elemento peculiare del volume, la tigre non è né “buona” né “cattiva”, è solo una tigre che cerca di sopravvivere come la natura le ha insegnato. Per dirla con le poche parole che fanno da introduzione all’albo, “le bestie non si amano ma non si odiano nemmeno”, ma sono capaci di comportamenti sociali e di emozioni forti. Emozioni ben rese dal disegno di Federico Bertolucci che punta su una rappresentazione fedele della natura, ma mediata dal proprio gusto grafico e arricchita da una invidiabile padronanza del colore. Bertolucci senza rinunciare al realismo in alcune vignette riesce a fonderlo con una piccola dose di cartoons, che lo aiuta a rendere maggiormente espressivi gli animali. Le sue tavole alternano momenti di poesia a esplosioni di violenza, quando la quiete della foresta viene turbata dallo scontro feroce tra due o più animali, spesso destinato a lasciare dei morti sul terreno.
Love contiene in sé elementi della commedia e del dramma, persino della tragedia, che la sceneggiatura di Frédéric Brrémaud impasta tra loro alternandoli con cura. Così, se la tigre che scivola attraversando un tronco, che funge da ponte su un fiume, ci fa sorridere per il suo goffo ma riuscito tentativo di non cadere in acqua, il cucciolo di scimmia stritolato dalle spire di un serpente ci comunica angoscia e tristezza per la prematura fine della simpatica creatura. La vita, sembra suggerire lo scrittore, è piena di alti e bassi, di imprevisti e persino di dolorose perdite, ma soprattutto non si ferma mai, neanche di fronte alla morte. Così l’attenzione si sposta già verso altri animali, verso altre situazioni, seguendo sempre il percorso della tigre che, per un motivo o per l’altro, ancora non è riuscita a mettere nulla sotto i denti. L’immedesimazione con la tigre, qui “protagonista” ricordiamolo, è in certe tavole immediata (come accade in quasi ogni opera di narrativa), grazie alla forte comunicativa dei suoi occhi e agli stupendi scenari in cui è immersa, ma quando lo stesso animale attacca con furia una preda una sorta di scarica emotiva attraversa la mente del lettore/spettatore, che forse rifugge da quella violenza o, peggio, scopre con timore di averne una piccola parte ancora dentro di sé, sepolta sotto strati di regole sociali. Tuttavia, la violenza della tigre ha una sua “purezza”, è finalizzata solo alla sopravvivenza, al procacciarsi il cibo, ed è inserita in un contesto ove il predatore può anche essere preda e viceversa.
Per concludere, alcune note sulla bella edizione italiana del volume, che oltre a una buona carta e un’ottima stampa, vanta qualche pagina finale dedicata a schizzi e illustrazioni di animali, in altre parole studi preparatori per la versione definitiva. Unica critica che può essere sollevata è la mancanza di qualsivoglia dato sugli autori, Frédéric Brrémaud e Federico Bertolucci, che andrebbero valorizzati meglio viste le loro doti in ambito fumettistico.
Frédéric Brrémaud e Federico Bertolucci
Love – La tigre
Edizioni BD
pp. 84
euro 12,00