mercoledì 30 giugno 2021

TAPPI…


Avevamo milioni di tappi e non ci serviva altro. Colorati, appiattiti tappi di gassose e bibite varie, cerchi di metallo per qualcuno inutili, per noi scintillanti gioielli con cui sfidarsi in partite infinite. Su quelle piste dai contorni di gesso, quei marciapiedi che parevano interminabili. Non possedevamo nulla eppure avevamo tutto. Quella forma perfetta nella sua semplicità, colpita da tocchi di dito per prendere velocità. Concentrati in sfide senza premi, mentre il mondo attorno si faceva sfumato.

sabato 26 giugno 2021

IL PITORE DI SANTINI


Ideatore e autore dell’Omino Bufo è il Pitore di Santini, un ometto sgraziato che somiglia in modo evidente alla propria creatura, con la sola aggiunta di un basco (che fa molto artista) e di una barba poco attraente. Abituato a disegnare sui marciapiedi, viene chiamato a realizzare la rubrica Tilt per il settimanale Corriere dei Ragazzi quando i titolari – gli sfaccendati Alfredo Castelli, Bonvi e Daniele Fagarazzi – sono in ritardo. A suo stesso dire, quindi, “trufa l’asienda diseniando sciochesse”. Già, perché il suo italiano è perfettamente in linea col suo disegno: scorretto e grossolano. Ben presto, tuttavia, si scopre che il Pitore di Santini non esiste. Si tratta di un autore inventato, una farsa messa in piedi da Alfredo Castelli, forse per prendere doppio stipendio. Ecco perché questa biografia è incentrata su Alfredo Castelli e non sul Pitore di Santini.
Nato a Milano il 26 giugno del 1947, Castelli vanta un curriculum vitae di tutto rispetto, avendo cominciato a occuparsi di nuvolette nell’ormai lontano 1966, fondando la fanzine Comics Club 104. Negli anni successivi collabora a diverse testate, tra cui Tiramolla e Topolino. La svolta avviene nel 1972 quando entra a far parte della redazione del Corriere dei Ragazzi (Rizzoli), settimanale per il quale scrive articoli e sceneggiature e si improvvisa persino disegnatore. Non solo, in tale ambito lavorativo il giovane Castelli può permettersi di sfogare tutta la sua vena umoristica, che lo porta a essere additato da alcuni colleghi come “eterno bambinone”, eufemismo, a suo stesso dire, per “deficiente”. Racconta proprio Castelli ricordando quel periodo. “Eravamo chiassosi, ci abbandonavamo ad atti che erano definiti ‘goliardate’. Federico Maggioni (un grafico, ndr), Alvaro Mazzanti (altro grafico, ndr) e io, per esempio, mettevamo insieme di nascosto i compensi di tutti e tre (allora pagavano in contanti), e questo costituiva già una contravvenzione al divieto aziendale di comunicare agli altri l’entità del proprio stipendio. Poi, ognuno di noi, a turno, apriva la busta e contava il grosso malloppo di banconote, fingendo di non volersi far notare, ma in modo da farci vedere dal ‘tirchio’ della redazione, che scoppiava di bile quando vedeva la cifra che apparentemente guadagnavamo noi ultimi venuti.”
L’esperienza col Corriere dei Ragazzi si interrompe nel 1976, quando Castelli passa alla casa editrice di Sergio Bonelli, per cui scrive sceneggiature per Zagor, Ken Parker, Mister No e, in seguito, crea un proprio personaggio: il detective dell’impossibile Martin Mystere.
Anche presso la sua nuova “casa editoriale” l’ormai affermato scrittore non lesina in trovate goliardiche. Nel 1998 scrive il Dizionario dei Misteri – I segreti di Bonelli, un fascicolo realizzato in una sola copia che raccoglie un lungo elenco di aneddoti che riguardano Sergio Bonelli: idiosincrasie e gaffe annotate con grande cura e sense of humour. L’albo nasce come regalo di compleanno per lo stesso editore, con la promessa che il suo contenuto non sarebbe stato divulgato. Promessa mantenuta solo in parte, dato che negli anni qualcosa è comunque trapelato. Sempre riguardo Bonelli, è di dominio pubblico la divertente diatriba sui calzoni corti di Castelli. Bonelli afferma, infatti, che quando Alfredo si è presentato in redazione per la prima volta aveva i pantaloni corti, ma Castelli giura l’esatto contrario e come risposta realizza una vignetta, in stile Pitore di Santini, nella quale i due, entrambi anziani e su sedia a rotelle, si additano a vicenda sostenendo di aver visto l’altro in fasce. Uno sfottò reso possibile dal forte legame di amicizia che li lega, testimoniato tra l’altro da Bonelli in una intervista nella quale racconta: “ad accomunarci è senz’altro quella particolare curiosità che ci spinge a leggere gli stessi libri, a vedere gli stessi film, ma anche a scoprire di esserci separatamente soffermati a osservare, nella grande confusione di un mercatino popolare, esattamente lo stesso oggetto. Abbiamo pure in comune la predilezione per il lato comico della vita e, perché no, anche delle storie che inventiamo. Siamo inoltre simili nella dinamicità che ci spinge verso lunghi frequenti viaggi, come nella dolce pigrizia che ci imprigiona per lungo tempo nei rispettivi studi, tra una confusa montagna di oggetti bizzarri, statuine di legno, gomma, plastica, vecchi ritagli di giornale, giocattoli antichi e paccottiglia di ogni sorta.” È questo forse il ritratto migliore di una delle figure più professionali e al contempo più anarchiche del fumetto nostrano, Alfredo Castelli di giorno, Pitore di Santini di notte (o viceversa).