mercoledì 5 luglio 2017

LA DONNE DI HUGO PRATT


“Queste donne avevano dei nomi tipici: si chiamavano quasi sempre Parda, che sta per pantera; erano ragazze con la pelle scura, con dentro sangue indio, spagnolo, calabrese, meridionale, arabo… Erano belle perché avevano sempre occhi 'intenzionati', pieni di sottintesi e di malizia, con le ciglia che facevano ombra, occhi che sembravano carboni vellutati o, se vuoi, maioliche. Erano occhi come quelli dei negri, ma più ardenti perché erano il frutto dell'unione di più razze.“ Con queste parole Hugo Pratt descriveva le donne argentine, incontrate in quei locali di Buenos Aires che negli anni Cinquanta accoglievano molti italiani, incluso il nostro disegnatore di fumetti in cerca di fortuna. E le donne di carta di Pratt devono molto a quelle donne di carne delle notti argentine. Soprattutto i loro sguardi, il loro fare silenzioso e ammiccante, la capacità di comunicare senza parlare.
Le donne dei fumetti di Pratt possono portano con sé l'odore di spezie e di mare, il rumore delle onde e del vento, il silenzio del deserto. Sono il ritratto di mille altre donne incontrate nella realtà: in Africa, in Asia, nel Pacifico. L'universo di Corto Maltese, alter ego cartaceo del nostro, è pieno di queste donne. Da Bocca Dorata a Venexiana Stevenson, da Pandora a Banshee O'Dannan, da Morgana a Esmeralda. Avventuriere, spie, rivoluzionarie, streghe, fate e ogni altra cosa. Le donne di Corto sono belle (ma quasi mai appariscenti) e intelligenti, mai succubi degli uomini. Possono essere travolte dai sentimenti, ma alla fine sono abbastanza forti far prevalere la ragione, dimostrando in fondo di essere meno sentimentali di un Corto che si finge cinico senza esserlo. Non a caso sono proprio le donne a prendere le decisioni finali nelle sue storie amorose, lasciandolo sempre solo a vantaggio di un meccanismo narrativo che lo preferisce eterno libero per terre lontane e misteriose, ma lo condanna a una altrettanto eterna solitudine del cuore.
Si finge cinico Corto, in realtà molto spesso le donne sono state la sua salvezza, la sua ancora di salvataggio. “Le donne avrebbero dovuto essere la mia rovina da tempo oramai”, dice Corto a bocca Dorata, ma ancora una volta si finge cinico, sapendo dentro di sé che la verità è un’altra e che il più delle volte sono state per lui ancore di salvataggio, cosa non da poco per un marinaio.
Ma prima delle donne di Corto c'è stata Anna Livingston di Anna nella giungla. Questa ragazzina nell'Africa tra le due guerre mondiali mostra di avere più furbizia e sangue freddo degli ufficiali inglesi di stanza nel villaggio di Gombi, avamposto militare di un continente ancora tutto da esplorare. Già nel primo episodio Anna rivela di che pasta è fatta, salvando tutto il villaggio dagli indigeni sul piede di guerra. Sa badare a se stessa Anna, prototipo delle donne prattiane , di queste donne apparentemente fragili e invece molto forti, di queste figlie dell'avventura che dell'avventura hanno dovuto farsi carico anche del lato doloroso, lasciando a Corto e a Pratt la libertà di continuare a rincorrere il sogno di nuovi viaggi, nuovi luoghi, nuove donne.





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