domenica 31 ottobre 2010
A LUCCA PIOVE...
Giornata piovosa, quella di oggi a Lucca, nel corso dell'importante manifestazione Lucca Comics and Games. Il maltempo sta dando qualche problema a organizzatori, standisti e pubblico. Alcuni settori della manifestazione, infatti, non sono esattamente al coperto (come il Japan Palace), così piove negli stand, causando danni ai partecipanti. Inoltre il pubblico tende ad ammassarsi negli spazi coperti, evitando di circolare e impedendo (involontariamente) a chi è fuori di entrare. Sembra che gli organizzatori stiano cercando di fare il possibile per provvedere, ma allo stesso tempo non paiono adeguatamente preparati all'eventualità della pioggia (evento non così inaspettato in questo periodo). Una manifestazione di tale portata, che tra l'altro richiede un ingente esborso di denaro per l'affitto di uno stand e un biglietto non economico per il pubblico, dovrebbe prevedere un "piano di emergenza" in caso di maltempo, piano che a quanto pare non esiste.
BUON HALLOWEEN
La festa di Halloween è una delle più popolari negli stati Uniti e da qualche anno sta prendendo piede anche in Italia. La notte del 31 ottobre orde di ragazzini travestiti nei modi più disparati, ma sempre in tema horror (streghe, vampiri, scheletri, ecc.), bussano alle porte delle case e pronunciano la fatidica domanda, “trick or treat?”, traducubile all’incirca come “dolcetto o scherzetto?”. In genere ottengono il primo, un candy da aggiungere al loro personale bottino di cose dolci da portare a casa. Lungo il cammino incontrano giardini e abitazioni ornate in modo spaventoso e divertente allo stesso tempo, con una predilezione per le zucche intagliate a mo’ di faccia e con una candela al loro interno.
La zucca è un elemento ricorrente in Halloween. La leggenda racconta che, nella sua versione originale, si trattava di una grossa rapa scavata, all'interno della quale veniva inserito un tizzone ardente perché diventasse una sorta di lanterna. Furono gli immigrati irlandesi a portare tale usanza negli States, ma dato che una volta arrivati in territorio americano non trovarono grosse rape ma molte zucche, elessero queste ultime quali degne sostitute. La festa di Halloween ha insomma lontane radici europee, coincide infatti con Ognissanti (All Hallows Eve), che in antichità era una festa pagana legata a misteriosi culti e collegata alle streghe. Ai giorni nostri è solo una festa divertente, che gli europei hanno ignorato per lungo tempo, ma che da alcuni anni viene festeggiata con rinnovato entusiamo anche nella vecchia Europa e in Italia in particolare.
Nei fumetti appaiono spesso personaggi e consuetudini di Halloween. In passato la festa è stata citata in molte serie pubblicate in Italia ma magari, proprio perché poco nota, celandone o modificandone le caratteristiche salienti. Basti pensare ai celebri Peanuts, di Charles Schulz, ove il giovane Linus scrive ogni anno a un fantomatico Grande Cocomero perché elargisca doni ai bambini, mentre nell’edizione originale si rivolge a The Great Pumpkin, la classica zucca di Halloween.
La festa ottobrina appare anche in svariati fumetti disneyani, il più famoso dei quali è probabilmente “Trick or Treat”, apparso in Italia col titolo “Paperino e le forze occulte”. L’episodio in questione è realizzato nel 1952 da uno dei più grandi artisti Disney, Carl Barks, che adatta a fumetti l’omonimo cortometraggio in animazione. La storia è pervasa dall’atmosfera tenebrosa di Halloween, mostrando Qui, Quo e Qua indaffarati nel bussare alle porte del vicinato per la consueta raccolta di dolci. L’unico a rifiutarsi di esaudire la loro richiesta è l’ostinato Paperino, che al contrario si accanisce contro i nipotini con i propri scherzi. Ma l’episodio è importante anche perché introduce per la prima volta nei fumetti Disney il personaggio della strega Nocciola, perfettamente a proprio agio nella notte di Halloween, pronta a intervenire per punire il collerico papero.
Anche “Trick or Treat”, nelle sue prime pubblicazioni italiane, vede la festa di Halloween oscurata (trasformata in Carnevale) e solo negli anni Novanta restituita al suo originario splendore, con tanto di zucche e riferimenti precisi.
Il definitivo sdoganamento della festa sui fumetti Italiani avviene con una serie nostrana in cui le streghe hanno un ruolo predominante. Si tratta della famosissima W.I.T.C.H., il cui primo episodio esce nel 2001 e si intitola, guarda caso, “Halloween”. Le quattro protagoniste (Will, Irma, Cornelia e Hay Lin) partecipano con entusiasmo a un festa di Halloween in cui compaiono tutti i riti e gli ingredienti tipici della notte delle streghe: zucche, cappelli a punta, travestimenti, torce, mostri e via dicendo. L’Europa si è riappropriata di ciò che le apparteneva e anche i fumetti ne hanno tratto beneficio.
venerdì 29 ottobre 2010
SERGIO TOPPI
“Nella serie Sulle rotte dell'immaginario abbiamo riunito gran parte dell’opera di Toppi” afferma p.Stefano Gorla, direttore de il Giornalino, “una collana che vuole essere un omaggio all’artista, da 34 anni collaboratore del nostro settimanale. E, soprattutto, la volontà di ricostruire quel viaggio tracciato dallo sguardo dell’autore che si fa pellegrino tra i mondi da lui immaginati. Per questo riteniamo che la proposta sia di particolare interesse per i nostri lettori, perché mirata sulla sensibilità e sulle necessità dei ragazzi. Senza escludere tutti coloro che amano il fumetto di qualità e che, come noi, hanno sognato con le storie di Sergio Toppi”.
“Sulle Rotte dell’Immaginario” sarà inoltre l’oggetto di un’esposizione di tavole originali che si terrà a Milano dal 1° al 15 novembre presso lo Spazio Espositivo “Enzo Biagi” allestito all’interno della Libreria Rizzoli, Galleria Vittorio Emanuele II. Ingresso libero.
Di seguito, l’opera e le date di pubblicazione:
1. AFRICANE – 28 ottobre
2. MEDITERRANEE – 4 novembre
3. EUROPEE – 11 novembre
4. MEDIORIENTALI – 18 novembre
5. ORIENTALI – 25 novembre
6. INDIOASIATICHE – 2 dicembre
7. AUSTRALI – 9 dicembre
8. LATINO AMERICANE – 16 dicembre
9. AMERINDE – 30 dicembre
10. NORDICHE – 5 gennaio
11. SACRO – 13 gennaio
12. IGNOTO – 20 gennaio
La biografia di Sergio Toppi.
Nato l’11 ottobre del 1932, frequenta il liceo classico e la facoltà di Medicina, dopodiché lavora come illustratore per la casa editrice Mondadori e come animatore per lo Studio Pagot. Debutta nel mondo del fumetto nel 1960, sulle pagine del Corriere dei Piccoli, disegnando il racconto storico Pietro Micca su testi di Mino Milani e alcuni episodi della serie Il mago Zurlì scritta da Carlo Triberti. Per la stessa testata disegna anche molte vignette umoristiche e illustrazioni, inclusi figurine e soldatini da ritagliare oggi molto ricercati dai collezionisti.
Nel 1972, quando la testa cambia in Corriere dei ragazzi, Toppi resta una delle sue matite, disegnando, tra l’altro, le serie Dal nostro inviato nel tempo e I Grandi del Giallo.
Dal 1974 collabora col Messaggero dei ragazzi, illustrando sia fumetti su testi altrui sia propri, e avvia un gran numero di collaborazioni con svariati editori, inclusa Cepim per cui realizza copertine della Collana America. Del 1975 sono le illustrazioni di samurai per un volume scritto dall’architetto Ettore Sottsass Jr. per Quadragono Libri, nonché copertine e fumetti brevi per la rivista Sgt. Kirk. Nello stesso anno viene chiamato da Sergio Bonelli a completare “Herman Lehmann, l'indiano bianco”, decimo episodio della collana I Protagonisti, rimasto incompiuto per la morte di Rino Albertarelli. Ed è sempre per Bonelli che Toppi disegna tre volumi della collana Un uomo un’avventura. Su testi di Decio Canzio illustra infatti le storie “L’uomo del Nilo” e “L’uomo del Messico”, mentre in completa autonomia realizza “L’uomo delle paludi”, ambientata a metà Ottocento e avete quali protagonisti gli indiani Seminole.
Nel 1976 comincia a lavorare anche con le Edizioni Paoline, sulla testata Il Giornalino, dando il via a una fruttosa collaborazione che dura ancora oggi e che lo porta a firmare uno stuolo di fumetti di ogni genere. Nel 1977, per Cepim, disegna il breve “La storia di Helena Valero” incentrato su una donna bianca rapita dagli indio Yanoama e pubblicato all’interno di un volume della collana America. Sempre in quell’anno avvia una collaborazione con le riviste della Milano Libri Linus e Alter. Per quest’ultima realizza numerosi racconti dalle atmosfere fantastiche e il suo primo personaggio seriale, Sharaz-de, ispirata alla Sherazade di Le mille e una notte.
Dal 1981 Toppi inizia a lavorare anche per la Francia realizzando alcuni episodi della L'Histoire de France en bandes dessinèés (“Storia di Francia a fumetti”) edita dalla Larousse ed episodi de La découverte du monde en bandes dessinèés (“La scoperta del mondo a fumetti”).
In Italia, nel 1982, pubblica anche sulla rivista L'Eternauta, per cui crea il suo secondo personaggio seriale, Il Collezionista, un uomo che si dedica alla ricerca di oggetti particolarissimi che rintraccia attraverso le sue ricerche nei luoghi più disparati.
L'anno successivo disegna sette capitoli del volume Americani - Storia dei popoli a fumetti, di Enzo Biagi.
Nel 1984 per la rivista Comic Art realizza numerose illustrazioni e copertine e alcuni racconti di ambientazione storica, oltre a nuovi episodi di Il Collezionista. Il personaggio viene poi pubblicato in tre volumi da L’Isola trovata nella collana I protagonisti, segnando una nuova tacca nella collaborazione a intermittenza tra Toppi e l’editore Bonelli.
Dal 1984 Toppi disegna anche per la neonata rivista contenitore Corto Maltese della Rizzoli, firmando alcune copertine, illustrazioni a commento di brani letterari, brevi fumetti.
Dal 1987 realizza illustrazioni a colori per mazzi di tarocchi d'arte della casa editrice Lo Scarabeo, per cui disegna anche quattro illustrazioni a colori di altrettanti eroi bonelliani, Martin Mystère, Tex, Dylan Dog e Nathan Never, inserite in rispettivi portfolio.
Nel 1994 collabora con il Centro Etnografico Ferrarese e grazie ad alcune iniziative di promozione del territorio, legate al personaggio di Martin Mystère, nascono i volumi “Martin Mystère presenta i Misteri di Bondeno - ovvero Etrnografia e narrativa: raccontare con il fumetto” (Edizioni Interbooks) e “Martin Mystère presenta il Carnevale a fumetti” (Edizioni Il Megalito di Tosi), contenenti alcune sue illustrazioni e una breve storia di quattro pagine.
Nel 1997 si rinsalda la collaborazione con la Sergio Bonelli Editore, per cui disegna il n. 114 di Nick Raider, “Senza Respiro”, scritto da Gino D'Antonio. Nel 1999 entra a far parte dello staff di Julia, la psicologa creata da Giancarlo Berardi, di cui nel 2001 disegna anche l’episodio “Tracce di sangue”, su testi di D'Antonio, pubblicato ne L'Almanacco del giallo 2001.
In tempi recenti firma alcune copertine per la casa editrice statunitense Marvel, specializzata in supereroi, e intensifica le sue collaborazioni con Il Giornalino, testata che non ha mai abbandonato, disegnando nel 2001, su sceneggiatura di Toni Pagot, Karol Wojtyla, storia a fumetti del papa polacco. Nel 2006, su testi di Roberto Genovesi, è la volta di Gengis Khan. Nel 2008, grazie a un adattamento di Claudio Nizzi, porta sulla carta e immortali avventure del Sandokan salgariano. Il suo tratto suggestivo e ricco di tratteggio continua a incantare, in tavole spesso libere da vincoli, dal sapore classico e moderno al medesimo tempo.
29 OTTOBRE
"Ghiànnina, 29 ottobre. Fui svegliata da una vaporosa luce turchese che mi riempiva il volto. Tutta la stanza ne era illuminata. Guardai fuori dalla finestra. Era notte. Aprivo e chiudevo gli occhi per capire cosa stesse accadendo. Lo vidi inginocchiato ai piedi del letto che mi guardava senza parlare. Il suo petto era molto flaccido, i capezzoli come quelli di una scimmia femmina. Capii che era triste e capii che non potevo fare niente per lui.
'Robinson.'
Non rispose. Si alzò in piedi. Era nudo. Nella soffice luce azzurra la sua pelle rifletteva come le piume di un uccello acquatico. Notai che lo spazio tra le gambe era adesso vuoto.
'Anche domani, cioè oggi, è vacanza' dissi tanto per dire qualcosa.
Capii che piangeva in silenzio, in piedi e nudo, nel mezzo della stanza e pensai che l'intera storia iniziava ad annoiarmi. Chiusi gli occhi tentando di addormentarmi. Sentii che mi si avvicinava strisciando dentro le coperte."
da "Tre giorni festivi a Ghiànnina" di Ersi Sotiropùlu, del 1982
'Robinson.'
Non rispose. Si alzò in piedi. Era nudo. Nella soffice luce azzurra la sua pelle rifletteva come le piume di un uccello acquatico. Notai che lo spazio tra le gambe era adesso vuoto.
'Anche domani, cioè oggi, è vacanza' dissi tanto per dire qualcosa.
Capii che piangeva in silenzio, in piedi e nudo, nel mezzo della stanza e pensai che l'intera storia iniziava ad annoiarmi. Chiusi gli occhi tentando di addormentarmi. Sentii che mi si avvicinava strisciando dentro le coperte."
da "Tre giorni festivi a Ghiànnina" di Ersi Sotiropùlu, del 1982
martedì 26 ottobre 2010
SULLE ROTTE DELL'IMMAGINARIO
A partire dal 28 ottobre, il settimanale "il Giornalino" allegherà, numero dopo numero, dodici corposi volumi dedicati a Sergio Toppi, uno dei migliori fumettisti (ma anche illustratori e narratori) di casa nostra. In questa sede riportiamo alcune informazioni estrapolate dalla cartella stampa, inclusa un'intervista realizzata da Fabrizio Lobianco. Nei prossimi giorni ci riproponiamo di recensire con cura i volumi in questione.
“Sulle Rotte dell’Immaginario” è un viaggio nella storia dell’Uomo. Nel tempo e nei luoghi che lo vedono protagonista. Chi lo racconta è Sergio Toppi, “viaggiatore immobile” che, come Salgari, si è affidato alla propria – grandiosa – immaginazione e a un meticoloso studio sul dettaglio, senza mai abbandonare la scrivania. Un nome, quello di Toppi, unico nel panorama del fumetto e dell’illustrazione europea e non solo.
Africa, Europa, l’Oriente e le Americhe, ma anche calotte polari e rotte oceaniche: “Sulle Rotte dell’Immaginario” è una collana che raccoglie, in ogni volume, 180 tavole a fumetti e 120 illustrazioni, in bianco e nero o a colori. Dal 28 ottobre, in edicola con il Giornalino, 12 volumi di 224 pagine ciascuno recuperano una produzione che copre l’80% dell’opera complessiva di Toppi, di cui la metà inedita in Italia. Un tributo a una carriera che si estende lungo 50 anni di attività artistica e che il settimanale per ragazzi dei Periodici San Paolo, in collaborazione con il Museo Italiano del Fumetto e dell’Immagine di Lucca, vuole rendere a Toppi attraverso una vera e propria impresa editoriale.
INTERVISTA A SERGIO TOPPI (a cura di Fabrizio Lobianco)
- Quando ha iniziato a dedicarsi all’illustrazione e al fumetto?
Avevo conosciuto i fratelli Pagot quando andavo ancora al liceo; ero andato a mostrare loro alcuni miei disegni, ma mi avevano detto che era meglio ritornare in seguito. Nel frattempo, mia madre – che lavorava in una piccola casa editrice – aveva portato i miei disegni al dottor Gabrielli, il nonno della Pivetti, che era un linguista che lavorava alla Mondadori. Era uno dei curatori di una riedizione dell’Enciclopedia dei Ragazzi e io ho cominciato proprio con lui, nel 1952, a pubblicare i miei primi disegni. Poi ci fu un signore, curatore dell’enciclopedia Garzanti, che mi diede da fare delle illustrazioni sul tema del Gilgamesh. In seguito mi hanno richiamato agli Studi Pagot per lavorare in ambito pubblicitario. Al tempo era un tipo di lavoro che lasciava molto spazio alla creatività. Potevi ricercare, trovare delle soluzioni con una libertà che mi sembra oggi non ci sia più. Credo sia stato un periodo per certi aspetti irripetibile, che mi ha giovato molto: mi occupavo anche di sceneggiature e scenografie. Era un periodo molto vivo e quel lavoro era affascinante, ci si confrontava con ciò che si faceva da altre parti. Ricordo che era bello studiare i personaggi, si facevano riunioni apposite. Per esempio, durante il periodo d’oro di Calimero, una volta alla settimana ci si incontrava con i fratelli Pagot, con Gianfranco Barenghi e gli altri collaboratori. Era un lavoro nel quale ci si divertiva. Tra i personaggi più noti ai quali ho dato il mio contributo in quel periodo ci sono Grisù e Calimero.
- Com’è avvenuto l’incontro con il fumetto?
Su una bancarella, a Bologna, quasi per caso. Sfogliando un numero di “Asso di Picche” rimasi colpito dalla qualità dei disegni di due autori in particolare, Hugo Pratt e Dino Battaglia. Ero giovane e non avevo una grande cultura fumettistica. Qualche volta mi capitava di leggere “Flash Gordon”, ma non ho mai avuto una passione viscerale per i fumetti, così come a tutt’oggi devo dire che non ne leggo moltissimi.
- Su quale rivista sono apparse le sue prime tavole?
Sul “Corriere dei Piccoli” intorno alla fine degli anni Cinquanta e lì continuai a pubblicare fino agli anni Settanta. Poi conobbi padre Giovanni Colasanti, un sacerdote che dirigeva il “Messaggero di Sant’Antonio”, il giornalino della basilica del Santo di Padova. A padre Colasanti, devo molto. Per un certo periodo quella pubblicazione raccolse racconti di alcuni dei più noti fumettisti in Italia, lasciando grande libertà agli autori. Io di quella libertà ho beneficiato in particolar modo mettendo le basi per quello che poi è diventato il mio stile. È da allora che ho cominciato a disegnare senza tener conto dei quadrati che nel fumetto più ortodosso scandiscono il passaggio da una scena all’altra. Più o meno nello stesso periodo ho cominciato a collaborare con “il Giornalino” e anche qui ho trovato una grande libertà, anche quando ho lavorato su sceneggiature altrui.
Una sua cifra stilistica è l’utilizzo della tavola in maniera molto libera, senza troppi vincoli dettati dalle vignette.
Buona parte dei fumettofili considera questo approccio un anatema. Chi critica questa mia impostazione delle pagine afferma che la sequenza narrativa viene meno. A me è piaciuto rompere questo schema e dare più rilevanza possibile alle scene principali e a distribuire in maniera precisa i balloon perché devono anch’essi contribuire a una disposizione equilibrata della pagina.
- E per quanto riguarda le storie che lei stesso sceneggia, come procede? Disegna direttamente la tavola o prima redige una sceneggiatura completa?
Non faccio la tradizionale stesura dattiloscritta, preferisco costruire progressivamente lo sviluppo di una storia che stia in piedi. Non metto mai per iscritto la sceneggiatura: avendo una scadenza in mente per la consegna del lavoro, passo alla realizzazione delle tavole e solo in seguito aggiungo i testi. Piuttosto posso fare una scaletta di ciò che dovrà capitare nella storia, magari prendo degli appunti. In genere disegno le storie in maniera abbastanza ordinata, a volte però mi capita di disegnare per prima una tavola o un’inquadratura che mi piace particolarmente e di adattare le altre di conseguenza.
- Quali opere sceglierebbe per esemplificare al meglio il suo percorso artistico? Di quale tua opera va maggiormente fiero?
Una risposta abbastanza elusiva potrebbe essere: la prossima che farò. In realtà quelle del Collezionista e di Sharaz-de direi che mi piacciono, ma anche altre che non sono conosciutissime, come per esempio Thanka o certe copertine per “Sgt. Kirk”, le storie e le illustrazioni di “Corto Maltese”. Inoltre per anni su “Il Giornalino” ho collaborato a un inserto che si chiamava “Conoscere Insieme” in cui sono stati esplorati tutti i grandi temi della storia, dalle prime civiltà ai Romani, dai vichinghi alle guerre del ‘900, spaziando anche attraverso i grandi personaggi, scienziati, esploratori, inventori, ecc.
- Le sue tavole in bianco e nero ricordano talvolta delle vere e proprie incisioni. È una scelta stilistica?
Sono affascinato dal contrasto forte tra bianco e nero perché mi sembra qualcosa di definitivo. Per questo amo le acqueforti, e penso che il mio stile ne risenta. Da qualche anno ho incominciato a dedicarmi all’incisione, soprattutto d’estate, quando, insieme a un amico che mi aiuta, posso disporre di spazi e strumenti adatti per mettere in pratica le tecniche incisorie. Apprezzo moltissimo le incisioni di un’artista italiana che si chiama Federica Galli. In generale, mi interessa l’arte figurativa e per il passato la mia preferenza va a Rembrandt. Mi piace anche l’arte della Secessione, a cavallo tra Ottocento e Novecento, sia nei suoi grandi rappresentanti, come Schiele e Klimt, sia nei minori, anch’essi eccezionali. Lo trovo un periodo veramente entusiasmante dal punto di vista creativo. Era l’epoca delle arti applicate e anche un tovagliolo poteva diventare un’opera d’autore. Questi “artigiani” spaziavano attraverso tutti i campi della creazione artistica grazie a una tecnica strabiliante. Non erano solo dei pittori. Erano artisti completi.
- Quali sono le principali differenze tra il lavoro di un fumettista e quello di un pittore?
Trovo che un conto sia fare il pittore, un altro fare l’illustratore-disegnatore: se un disegnatore, e quindi anche un fumettista, illustra un palazzo e questo, per così dire, non sta in piedi, lo si nota. Un pittore invece può permettersi delle licenze sicuramente maggiori.
- Lei si dedica spesso a lavori di illustrazione pura: quali sono le differenze sostanziali rispetto al fumetto?
Quello dell’illustrazione è un campo nel quale mi cimento sempre volentieri. Ho realizzato illustrazioni per quotidiani, periodici, libri e una volta per la copertina di un disco, anche se, francamente, non ricordo per quale casa discografica. Illustrazione e fumetto sono estremamente legati e non vedo grandi differenze tra questi due tipi di lavori, se non, com’è ovvio, la necessità nel fumetto di articolare la storia lungo trenta o più pagine anziché cercare di visualizzare qualcosa in un’unica tavola.
- Ha fonti particolari d’ispirazione quando crea una storia?
Ci sono racconti che devi sviluppare secondo i canoni dell’avventura pura, come quelli che ho realizzato per la Cepim; per altri puoi trarre ispirazione da fatti accaduti realmente, connotandoli poi con la tua fantasia: è quello che ho fatto con i lavori per “Linus” e “Corto Maltese”. Questo tipo di storie sono quelle che appartengono al cosiddetto realismo magico. L’ispirazione qui può essere uno spunto dato da avvenimenti storici sul quale inserisco elementi, diciamo, di extrarealtà.
Quanta parte del tempo di un illustratore viene impiegata a cercare documentazione?
Abbastanza. Prima di cominciare una storia si spendono varie giornate a cercare documentazione che non sempre si ha in casa, per cui è necessario andare nelle librerie, nelle edicole. A volte io mi servo anche del videoregistratore e del fermo immagine. E poi è importante una buona memoria fotografica, anche se oggi c’è internet che aiuta molto – ma io non ho il computer! Una cosa che io ho iniziato a fare tardi e che invece consiglierei di fare sin dall’inizio è collezionare metodicamente un archivio di immagini: nel nostro lavoro è fondamentale perché un giorno ti può capitare di dover disegnare un mobile Liberty, un altro un carro armato della Seconda Guerra Mondiale, un altro ancora un paio di forbici dell’Ottocento… Da tutto ciò che vede durante una giornata il disegnatore deve ricavare elementi per il suo lavoro.
26 OTTOBRE
"Il dottor Augusto Vanghetta, pretore in sottordine con quasi quindici anni di carriera alle spalle, arrivò a Cuvio, dov'era stato destinato in qualità di titolare, nel pomeriggio del 26 ottobre 1930.
Negli uffici della sua nuova sede, ricavati al piano nobile d'un palazzo settecentesco, non trovò il predecessore, partito il giorno prima, ma soltanto un vecchio cancelliere, che dopo avergli fatto visitare la sala delle udienze, l'archivio, la stanza dei corpi del reato e i locali dell'ufficiale giudiziario, lo lasciò solo in un ampio salone sulla cui porta era fissata una targa di smalto con scritto: Gabinetto del Pretore.
Seduto alla scrivania, diede una sbirciata al ritratto di Vittorio Emanuele III e a quello di Mussolini appesi alla parte che aveva di fronte, poi girò lo sguardo sulle librerie e sull'armadio, fermandolo alla finestra che dava verso la valle. Trovati buoni i mobili, piacevole la vista e comoda la poltrona, si sentì soddisfatto. Che altro poteva desiderare dalla vita, oramai che era il pretore titolare di Cuvio?"
da "Il pretore di Cuvio" di Piero Chiara, del 1973
Negli uffici della sua nuova sede, ricavati al piano nobile d'un palazzo settecentesco, non trovò il predecessore, partito il giorno prima, ma soltanto un vecchio cancelliere, che dopo avergli fatto visitare la sala delle udienze, l'archivio, la stanza dei corpi del reato e i locali dell'ufficiale giudiziario, lo lasciò solo in un ampio salone sulla cui porta era fissata una targa di smalto con scritto: Gabinetto del Pretore.
Seduto alla scrivania, diede una sbirciata al ritratto di Vittorio Emanuele III e a quello di Mussolini appesi alla parte che aveva di fronte, poi girò lo sguardo sulle librerie e sull'armadio, fermandolo alla finestra che dava verso la valle. Trovati buoni i mobili, piacevole la vista e comoda la poltrona, si sentì soddisfatto. Che altro poteva desiderare dalla vita, oramai che era il pretore titolare di Cuvio?"
da "Il pretore di Cuvio" di Piero Chiara, del 1973
domenica 24 ottobre 2010
24 OTTOBRE
"Non aveva fretta di trovare la notizia che lo riguardava, sebbene sapesse con precisione la data e potesse trovarla a colpo sicuro. Ecco il ventidue, il ventitré, il ventiquattro di ottobre del millenovecentoventi: egli si avvicinava sempre più, ad ogni pagina che voltava, a quello che considerava il fatto più importante della sua vita; ma il giornale non ne preparava l'annunzio, non ne registrava i preliminari. Tra tutte quelle notizie che non lo toccavano in alcun modo, la sola che lo riguardasse sarebbe affiorata a un tratto, senza preavviso, come affiora alla superficie, dalla profondità del mare, un pesce saltando dietro un'esca."
da "Il conformista" di Alberto Moravia, del 1951
da "Il conformista" di Alberto Moravia, del 1951
venerdì 22 ottobre 2010
22 OTTOBRE
"Il figlio, seguendo le indicazioni del biglietto, aprì il secondo cassetto del canterano e cercò nell'angolo a destra.
Non c'era propriamente alcun fagottino: c'era soltanto l'involto di un pezzo di panno turchino, forato e bruciacchiato in una parte, come da una palla: c'era un guscio di noce, alcuni fiori secchi, una ciocchetta di capelli castani e un pezzettino di carta, su cui erano scritte queste parole, già sbiadite dal tempo. 'notte di luna! 22 ottobre 1849', e sotto, due nomi, congiunti da una lineetta: 'Velia-Martino'.
'S'è ricordata di lui!' scappò, nella sorpresa, al Prever.
Il Mascetti nel volgersi a guardarlo si accorse che don Buti faceva cenno a colui di tacere, e volle sapere allora di chi si fosse ricordata la madre e che significasse quel ritaglio di stoffa così forato.
Quando glielo dissero, non seppe più toccare quegli oggetti, che appartenevano alla remota gioventù di sua madre, prima ch'egli nascesse."
da "Gioventù" di Luigi Pirandello, del 1902
Non c'era propriamente alcun fagottino: c'era soltanto l'involto di un pezzo di panno turchino, forato e bruciacchiato in una parte, come da una palla: c'era un guscio di noce, alcuni fiori secchi, una ciocchetta di capelli castani e un pezzettino di carta, su cui erano scritte queste parole, già sbiadite dal tempo. 'notte di luna! 22 ottobre 1849', e sotto, due nomi, congiunti da una lineetta: 'Velia-Martino'.
'S'è ricordata di lui!' scappò, nella sorpresa, al Prever.
Il Mascetti nel volgersi a guardarlo si accorse che don Buti faceva cenno a colui di tacere, e volle sapere allora di chi si fosse ricordata la madre e che significasse quel ritaglio di stoffa così forato.
Quando glielo dissero, non seppe più toccare quegli oggetti, che appartenevano alla remota gioventù di sua madre, prima ch'egli nascesse."
da "Gioventù" di Luigi Pirandello, del 1902
giovedì 21 ottobre 2010
X-MEN CONTRO DRACULA
Di imminente pubblicazione in Inghilterra, sulla testata Marvel Heroes di Panini, è questa copertina disegnata da John Royle, artista indigeno che ha realizzato le matite di una storia che vede i celebri X-Men scontrarsi con Dracula il vampiro. I testi della storia sono di Mitchel Scanlon, le chine di David Roach, i colori di John Charles. Per chi non la conoscesse, Marvel Heroes è una rivista mensile diretta a un pubblico di giovanissimi, contenente fumetti e giochi relativi a personaggi Marvel.
per l'immagine ©Marvel Comics
21 OTTOBRE
"21 ottobre. La prima fotografia del marziano, mi dicono, è stata venduta, la sera stessa del suo arrivo, per tre milioni, a una agenzia americana. Il fortunato fotografo poteva ricavarci di più ma ha ceduto di schianto alla vista dei biglietti di banca. La vita dei partiti sembra essersi fermata. Oggi il marziano ha assistito a una seduta della Camera dei Deputati. Gli oratori balbettavano. Una proposta di legge sull'aumento di certe tariffe doganali è stata approvata all'unanimità, euforicamente. I deputati erano quasi tutti vestiti di scuro e si cedevano il passo l'un l'altro, con cortese freddezza. 'Sembrava' mi diceva Vittorio Gorresio 'la fine dell'anno scolastico.' Tutti ostentavano di non guardare il marziano, ben sapendo che il marziano osservava tutti. Sembra che il marziano ne abbia riportato una buona impressione."
Ennio Flaiano da "Un marziano a Roma", del 1954.
Ennio Flaiano da "Un marziano a Roma", del 1954.
E FANNO 100!
Arriva al centesimo numero la collana Il Comandante Mark pubblicata da Edizioni if. Ristampa delle celebri storie realizzate dal trio EsseGesse, cominciata nel febbraio 2002, celebra il traguardo (non di poco conto in questo periodo di grave crisi per il mercato editoriale) con un albo dai contenuti “speciali”. Infatti, oltre a due classici episodi, ospiterà un poster a colori, realizzato dal bravissimo Paolo Morisi, la cronologia completa degli episodi de Il Comandante Mark, curata da Gabriele Ferrero, e un episodio a fumetti inedito che vede protagonisti i Lupi dell’Ontario. La storia, opera di Alessandro Russo, è illustrata da Riccardo Chiereghin che reinterpretano il personaggio attraverso rinnovati stilemi grafici e narrativi. In edicola a € 5,40. 224 pagine in B/N.
UNA MOSTRA PER I MOOMIN
Per celebrare i loro sessantacinquesimo anniversario, il museo inglese Bury Art Gallery (informazioni a fine post) dedica una mostra ai Moomin, dal titolo "Magical Moominvalley: The Illustrations of Tove Jansson", che esordirà il 23 ottobre.
Il mondo dei Moomin è stato creato da Tove Jansson, artista finlandese figlia dello scultore Viktor Jansson e dall'illustratrice Signe Hammarsten-Jansson. Nonostante cominci a pensarci già a fine anni Trenta, la Janson lo porta sulla carta solo nel 1945, nel libro per bambini intitolato Småtrollen och den Stora Översvämningen (“I piccoli troll e la grande alluvione”). All'inizio degli anni Cinquanta l'agenzia inglese Associated Press chiede alla Janson di creare una striscia dedicata al mondo dei Moomin, che fa il suo esordio sul quotidiano London Evening News nel 1954. Prendono così definitivamente forma le avventure un po' naif di Moomintroll (questo il nome originale del protagonista), un benevolo troll dalle forme tondeggianti, tanto da spingere i primi traduttori italiani a indicarlo come un ippopotamo. Moomin è presto circondato da una miriade di comprimari. Innanzitutto i genitori, prima persi e poi ritrovati, poi la fidanzata Adipella (in originale Snorkföken). Tutti Moomin, e in quanto tali identici nell'aspetto, se non per qualche piccolo dettaglio che permette di distinguerli: un cappello per papà Moomin, un ciuffo di capelli per Adipella, ecc. Ci sono poi una pletora di animali veri o inventati, tra cui un buffo topolino che appare sin dalla prima vignetta, l'amico Sniff e l'umano Pipetta (in originale Snorkföken). Fatto curioso è che non vi è grande distinzione tra esseri umani, che appaiono molto limitatamente, Moomin e altri animali (veri o immaginari), dato che tutti mostrano comportamenti umanizzati, vivono in case, stringono complesse relazioni interpersonali. Apparentemente serie per bambini, in realtà quella dei Moomin è apprezzata da un pubblico vasto ed eterogeneo, che rimane incantato di fronte ai teneri comportamenti dei personaggi, alle prese con situazioni quotidiane abbastanza semplici e avventure dai buffi risvolti: una gita in spiaggia, una nuova casa, l'incontro con strani pirati, un'alluvione, ecc. Delizioso il disegno, semplice ma ricco di trovate, molto attento nella rappresentazione della flora, svelando le doti di naturalista dell'autrice. Dopo cinque anni, esausta per i pressanti ritmi di una striscia quotidiana, Tove lascia che sia il fratello Lars Jansson a proseguire la serie, che procede fino al 1975. Oltre al fumetto, dei Moomin esistono complessivamente tre libri per bambini riccamente illustrati e dieci romanzetti con immagini in bianco e nero. Tale produzione libraria, in Italia è edita da Salani sotto il titolo Mumin, e anche molti nomi dei personaggi sono stati cambiati, per esempio Pipetta è diventato Tabacco. Il fumetto è stato invece parzialmente pubblicato dalla rivista Linus negli anni Sessanta e in due volumi della Milano Libri negli anni Settanta.
Info sulla mostra.
• Magical Moominvalley: The Illustrations of Tove Jansson from Tampere Art Museum Moominvalley Collection Finland - 23rd October 2010 to 15th January 2011 Bury Art Gallery, Museum and Archives, Moss Street, Bury BL9 0DR. Opening Times: Tue-Fri 10.00-17.00; Sat 10.00-16.30; Recommended last entry time: 16.45 on Weekdays. Tel: 0161 253 5878 E-mail: artgallery@bury.gov.uk Web: www.bury.gov.uk/MuseumsandGalleries
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