lunedì 31 gennaio 2011

LA MIA LUCY


Mi piacerebbe avere più tempo per girare per mercatini. Quelli delle piccole città, ove trovi oggetti di ogni tipo a prezzi accessibilissimi. La Lucy che vedete nella foto, in gesso smaltato, è stata acquistata per qualche euro alcuni anni fa (se non ricordo male a Fontanellato). Sembra vecchiotta, ma non riporta alcuna data e nessun marchio del produttore. Era un salvadanaio, ora abbellisce una mia libreria. Ah, dimenticavo, il gatto che si intravede è Blacky.

domenica 30 gennaio 2011

KEVIN THE BOLD



In una libreria dell'usato compro, alla modica cifra di 1,50 euro, un numero della vecchia (1976) rivista "Il Nerbiniano". Tra i fumetti pubblicati vi è "Kevin the Bold", di Kreigh Collins. Mi innamoro immediatamente del suo disegno morbido e ricco, delle vignette dense di particolari, delle ampie vedute, delle fanciulle eleganti. Cerco immediatamente se esistono volumi che ne raccolgono le tavole, ma niente. Nessun volume in italiano e nemmeno in inglese. Possibile? Qualcuno conosce qualche edizione in volume di questa semisconosciuta eppure bellissima serie?

SNOOPY SULLA LUNA


Nelle strisce dei Peanuts, Snoopy con casco a bolla sulla testa immagina di guidare la propria cuccia fin sulla Luna, battendo nell’impresa lo stupido gatto dei vicini. Ma Snoopy sulla Luna c’è stato veramente, in un certo senso. Il personaggio infatti è stato il testimonial della Nasa nella missione dell’Apollo 10 (nel maggio 1969), durante la quale gli astronauti Gene Cernan, John Young e Thomas Stafford dovevano “ficcare il naso” (to “snoop” around, in inglese) nella zona della futura discesa, per preparare il terreno ad Armstrong e compagni. Così il modulo lunare dell’Apollo 10 venne battezzato Snoopy mentre il modulo di comando era Charlie Brown. Successivamente, la Nasa istituì il “Silver Snoopy”, premio riservato agli astronauti più meritevoli. Il bracchetto più famoso del mondo ne sarà stato felice.

sabato 29 gennaio 2011

29 GENNAIO

"'Chi comprenderebbe un albergo morto in una città fantasma?' disse il signor Terle, quietamente. 'No. No, rimarremo qui seduti ad aspettare, ad aspettare il gran giorno, il 29 gennaio.'
Lentamente, i tre uomini smisero di dondolarsi.
Il 29 gennaio.
L'unico giorno, in tutto l'anno, quando il tempo si lasciava andare e pioveva.
'Non avremo molto da aspettare.' Il signor Smith inclinò il suo orologio d'oro come la calda luna d'estate, nella palma. 'Fra due ore e nove minuti sarà il 29 gennaio. Ma non vedo nemmeno una nuvola in diecimila miglia.'
'Ha piovuto tutti i 29 gennaio, dacché sono nato!' Il signor Terle si interruppe, sorpreso della propria voce alta. 'Se quest'anno è in ritardo d'un giorno, non tirerò la camicia del buon Dio.'

da "Il giorno in cui piovve per sempre" di Ray Bradbury, del 1959

BABALDI, CHI ERA COSTUI?


In una libreria dell'usato compro, a tre euro, una vecchia edizione (1958) di "Il Milione" dell'Editrice Boschi. La copertina è un po' conciata ma gli interno sono molto buoni. A interessarmi non è il testo in sé (che possiedo già in un'edizione recente), ma le illustrazioni di Babaldi. Arrivato a casa, cerco informazioni sull'illustratore, ma internet non rivela niente, di suo sembra esistere solo questa edizione illustrata del noto volume. Eppure, quelle immagini hanno qualcosa di familiare, devo aver visto altre sue illustrazioni. Ne osservo meglio un paio e noto che la firma è SBaraldi. Che abbiano sbagliato il nome nei credits? In effetti una velocissima ricerca conferma trattarsi di Severino Baraldi. Nato a Sermide (vicino a Mantova), il 10 dicembre 1930, disegna sin da ragazzino, realizzando immagini per i clienti del barbiere locale. Diventato carpentiere, continua a disegnare e alla fine, nel 1955, si decide a trasferirsi a Milano, dove comincia a lavorare per un'agenzia pubblicitaria. Inoltre illustra due volumi della Bibbia per Il Messaggero di Sant'Antonio. Nei primi anni Sessanta adatta l'Odissea per un pubblico di bambini, poi comincia a collaborare con la rivista inglese Look and Learn, per la quale si cimenta con una miriade di soggetti storici. Disegna moltissime illustrazioni per il settimanale Famiglia Cristiana, collabora con Il Giornalino e con la trasmissione Quark. Pubblica anche in Giappone (mercato notoriamente refrattario agli artisti esteri). La sua vastissima produzione comprende la collaborazione a oltre 220 volumi e circa 7.500 illustrazioni. Pare si sia ritirato dall'attività qualche anno fa. Chi volesse vedere qualcuna delle sue immagini può andare sull'inglese illustrationartgallery.blogspot.com poiché nessun sito italiano ha dato il giusto rilievo al suo lavoro.

sabato 22 gennaio 2011

FUMETTI DI AUTENTICI REATI SESSUALI

"'Cosa ti piglia?' chiese seccato Bill, che era sdraiato e leggeva una copia sbrindellata di Fumetti di Autentici Reati Sessuali con effetti sonori inseriti. Un gemito terribile si alzava dalla pagina che stava guardando.
'Non lo sai?' chiese Tembo. 'Non lo sai! È l'adunata della posta, ragazzo mio, il più bel suono dello spazio!"

da "Bill, eroe galattico" di Harry Harrison, del 1965

venerdì 21 gennaio 2011

IL MIO SNOOPY


Dondola allegramente appeso a una trave di fronte a una libreria. Manco a dirlo, è di produzione giapponese.

giovedì 20 gennaio 2011

I PEANUTS IN EDICOLA


Come sibillinamente anticipato in precedenza, i Peanuts sbarcano in edicola. Godetevi la pubblicità, io continuerò a postare curiosità sull'argomento.

STAR WARS GUSTO PIZZAZZ


Non si finisce mai di imparare. Ho recentemente scoperto che a fine anni Settanta la statunitense Marvel (casa editrice di Spider-man e compagnia bella) editava una rivista dal titolo Pizzazz. Il magazine era diretto agli adolescenti e ospitava articoli sul cinema, sulla televisione, la musica, ecc. Non potevano mancare i fumetti tra cui quelli di Star Wars, un paio di storie che non ho ancora compreso se sono poi state ristampate dalla Dark Horse (attuale detentrice dei diritti dei fumetti di Star Wars). Excelsior!

martedì 18 gennaio 2011

I MIEI PEANUTS


Il legame che si crea tra un lettore e i suoi fumetti preferiti ha spesso dei risvolti del tutto personali, dovuti alle modalità del loro primo “incontro”, alle sensazioni provate durante le letture inziali, e a tantissimi fattori legati all'età, all'umore, ecc. ecc. Per esempio, difficilmente un adulto che legge dei fumetti supereroici vi si affezionerà quanto un coetaneo che li ha invece scoperti durante l'infanzia, quando la sospensione d'incredulità era decisamente maggiore, come il fascino esercitato su di lui da costumi sgargianti, esseri volanti e mondi incredibili. Certamente un buon fumetto resta sempre un buon fumetto, ma il modo in cui ci coinvolge e l'affetto che nutriamo per lui varierà molto da individuo a individuo, così come i ricordi che porta alla memoria. Per me i Peanuts sono strettamente connessi alla neve e a una tazza di té caldo, un momento di rilassante lettura dopo una giornata in mezzo al freddo a fare a palle di neve. Questo semplicemente perchè li scopersi ormai tanti anni fa (ahimé) sugli Almanacchi di Linus, che uscivano proprio in inverno. L'umorismo rarefatto di Schulz, le tematiche quotidiane in cui riconoscersi (all'epoca ero poco più grande dei personaggi), il disegno semplice ma finito, preciso, trovarono immediatamente un posto nel mio cuore e nella mia memoria. La stessa cosa è accaduta a milioni di persone nel mondo, molto probabilmente per un solo motivo, la straordinaria capacità di Schulz di comunicare cose semplici in modo semplice. In quel teatrino che sono i Peanuts, in cui ogni piccolo attore interpreta la propria parte in modo sapiente, ognuno di noi può trovare una o più controparti di carta, riconoscendo nei loro piccoli grandi problemi, così come nelle loro emozioni, sé stesso e il proprio mondo. La risata, o meglio il sorriso (talvolta anche amaro), che ogni striscia dei Peanuts strappa a lettori di ogni angolo del globo non è dovuta solamente a una situazione comica, ma anche e soprattutto al fatto che molte di quelle situazioni le abbiamo vissute anche noi. Per dirla con le parole di Oreste del Buono, “tutti noi abbiamo trovato un angolino, un sussurro, un pezzetto della nostra vita nel mondo dei Peanuts. Tutti noi ci siamo riconosciuti nei loro tic, le frustrazioni, le nevrosi, le piccole felicità di quell'universo non puerile senza adulti.”

UN UOMO TRANQUILLO
Charles Monroe Schulz nasce a Minneapolis, Minnesota, il 26 novembre del 1922. Ha solo due giorni di vita quando acquisisce il soprannome (affibbiatogli da uno zio) che gli resterà appiccicato per tutta la vita e che, agli inizi della sua carriera di fumettista, userà anche come nome d'arte: Sparky. Si tratta del nome di un cavallo, Sparky (“scintillante”) appunto, che appariva nella striscia del 1919 Barney Google and Snuffy Smith, di Billy de Beck e molto popolare all'epoca. A quanto pare il legame di Schulz col mondo delle strip è scritto nelle stelle. Già da ragazzo ama disegnare e nel 1937 un suo ritratto del cane Spike viene pubblicato nel Believe it or not, popolare rubrica disegnata dell'epoca. I genitori decidono quindi di iscriverlo a un corso per corrispondenza di una scuola d'arte. L'ombra della Seconda Guerra Mondiale si staglia però all'orizzonte e nel 1945, arruolato, Schulz viene inviato in Francia con la 20° divisione corazzata. Tornato a casa, ritenta di portare a compimento le proprie aspirazioni di fumettista. Riesce a pubblicare una tavola, in realtà una raccolta di vignette, dal titolo Just Keep Laughing sull'albo cattolico Timeless Topix, a cui segue, nel 1947 la serie Li'l Folks ospitata per due anni sul supplemento domenicale per le donne di Pioneer Press, giornale di St. Paul. Li'l Folks è un vero e proprio banco di prova per i Peanuts. I personaggi, il disegno, l'umorismo, sono ancora a uno stadio germinale, ma sono i medesimi che emergeranno nei Peanuts. La serie si compone di tavole in cui sono contenute tre/quattro vignette autonome, anche se generalmente incentrate sugli stessi personaggi. L'universo di Li'l Folks è tutto infantile, vi compaiono anche un bambino di nome Charlie Brown e un cane uguale al primo Snoopy. Il salto di qualità al mondo delle strisce sindacate avviene nel 1950, quando Schulz si propone allo United Feature Syndacate e il 2 ottobre nasce la prima striscia dei Peanuts.

ARRIVANO I PEANUTS
All'inizio lo United impone a Schulz diverse condizioni. Innanzitutto il cambio di titolo. Sparky infatti, vorrebbe intitolare la serie Good Ol' Charlie Brown, ma il sindacato preferisce un titolo che dia un valore corale, opta quindi per Peanuts. Inoltre, ogni striscia deve obbligatoriamentre essere composta da quattro vignette di uguali dimensioni, questo perché all'occorrenza possono essere impaginate in verticale (su una colonna di giornale) o a coppie di due a formare una sorta di quadrato. Al contrario è molto più libera la composizione delle tavole domenicali a colori, destinata a divenire rigida nel futuro, quando i giornali chiederanno che sia costruita in modo da poter essere “tagliata” in alcune sue parti, per esempio eliminando la striscia in alto che deve contenere solo il logo e una vignetta sacrificabile. Comunque sia, il piccolo universo di Charlie e Company ha il suo Big Bang e comincia a espandersi creando nuove forme di vita e facendo evolvere le esistenti. I personaggi inizialmente appena abbozzati divengono sempre più definiti e, anno dopo anno, il cast si allarga. Il fulcro delle vicende dei Peanuts è inizialmente Charlie Brown, un ragazzino perennemente triste per svariati motivi: ama il baseball ma la squadra di cui è capitano non vince una partita, cerca di dare un calcio a una palla da football ma la perfida Lucy gliela sfila ogni volta da sotto i piedi facendolo cascare, ecc. Il suo cruccio maggiore però è la ragazzina dai capelli rossi di cui è innamorato ma a cui non ha il coraggio di dichiararsi. Osservando la vita di Charles e quella di Sparky viene da chiedersi se non siano uno la proiezione dell'altro. Certo in Charlie Brown Schulz mette una parte di se stesso. La ragazzina dai capelli rossi esiste realmente: si chiama Donna Wold e rifiuta una proposta di matrimonio del giovanissimo Sparky che, quindi, ben conosce il sapore della delusione e dell'amore non corrisposto che il suo alter ego di carta teme di provare. I due hanno anche altri dettagli in comune, per esempio il padre barbiere. La malinconia, spesso la tristezza che pervadono Charlie Brown, perennemente impegnato in una difficile lotta con la vita, appartengono anche a Sparky, oltre che per le delusioni amorose (ma Sparky poi si sposa due volte) per altri dolori che vengono talvolta dispensati agli uomini, come la perdita della madre a soli ventitrè anni. Tuttavia, Charlie Brown non è Schulz, forse una parte di esso, ma solo una parte.

UN BRACCHETTO FORMIDABILE
Snoopy, forse il cane più famoso del mondo, non è sempre stato come lo conosciamo. Inizialmente era un semplice quattrozampe, intento alle occupazioni di tutti i suoi simili. Sparky lo crea in ricordo del suo cane, Spike (quello ritratto su Believe it or not), e a sottolineare un amore per questi straordinari animali destinato a durare per tutta la vita. Dice lo stesso Schulz: “Fin dalla mia prima infanzia la nostra famiglia ha sempre avuto almeno un cane; il primo fu una femmina di Boston bull di nome Snooky, che purtroppo quando aveva nove anni venne investita di notte da un taxi. Pregai perché si salvasse, ma non ce la fece: fu un periodo molto triste per me. Poi prendemmo un altro cane che chiamammo Spike, e che mi sarebbe in parte servito come modello per Snoopy, soprattutto per quanto riguarda l'aspetto esteriore. Spike a dire il vero non era proprio un beagle. Ma in realtà nemmeno Snoopy all'inizio lo era: credo che ci vollero quasi dieci anni perché fosse identificato come un beagle.” L'affetto per i cani, in casa sua ne passano diversi, aumenta con gli anni, tanto che ogni sera, finito il lavoro, Schulz lascia lo studio per tornare a casa dicendo alle sue segretarie: “Bene, io vado a casa. Devo dedicare il resto della giornata a fare felice il mio cane.” E la frase viene utilizzata anche da Charlie Brown, che in una striscia dichiara: “Ho capito che probabilmente io non raggiungerò mai grandi obiettivi. Non sarò mai uno studente modello, non diventerò mai un bravo atleta, in definitiva non credo che sarò mai un granché come essere umano. Per cui ho preso una decisione. Ho deciso che passerò il resto della mia vita a cercare di far felice il mio cane.” Il fortunato è proprio Snoopy, che all'interno dei Peanuts rappresenta l'unico elemento fantastico. La combriccola di bambini è infatti un microcosmo che ripropone in scala minore quello degli adulti (che non appaiono mai), quindi con i piedi ben saldi per terra e spesso afflitto da problemi e delusioni. Snoopy, invece, sembra non conoscere limiti e ostacoli. Quell'incredibile bracchetto fa ciò che vuole e, soprattutto, è chi vuole. Asso aereo della Prima Guerra Mondiale, soldato della legione straniera, grande scrittore, campione di tennis, bulletto di periferia. Affronta il Barone Rosso pilotando la sua cuccia come un Sopwith Camel, usa la ciotola come slittino sul ghiaccio, ha una fitta corrispondenza con case editrici, dialoga con Woodstock, un uccellino che gli fa da segretario e da compagno di scorribande. Snoopy racchiude in sé ciò che Charlie Brown non può esternare: le ambizioni, la gioia di vivere, il sogno, le follie. Sarà forse anche per questo che è tanto amato e uno dei personaggi più immortalati nel merchandising, merito anche della sua camaleontica personalità. La sua popolarità è tale che nel 1968 viene scelto dagli U.s.a. come testimonial del programma spaziale. Scelta giustissima, poiché è stato anche sulla Luna, come dice in una sua striscia: “Sono il primo bracchetto sulla Luna! Ho battuto i russi… Ho battuto tutti… Ho battutto anche quello stupido gatto dei vicini!”

IL MERCHANDISING E IL DISEGNO
Visto che si è toccato il tasto merchandising, bisogna sottolineare che quello dei Peanuts è probabilmente il più vasto della storia del fumetto. Alcuni autori non amano che i loro personaggi siano utilizzati per vendere oggetti. È il caso, per esempio, di Bill Watterson che si è sempre opposto a che i suoi Calvin e Hobbes diventassero gadget, temendo che ne venissero snaturati. Non accade certo con Schulz, che al contrario ha ampiamente beneficiato non solo dei profitti, ma anche della ulteriore spinta di popolarità che milioni di oggetti diffusi in tutto il mondo hanno dato ai suoi Peanuts. E ne hanno beneficiato anche i lettori, che possono godere di ogni tipo di gadget – dalla cancelleria ai pupazzi, dalle macchinine agli abiti. Non che Schulz non sia geloso dei propri characters, a parte qualche piccola eccezione ne è infatti sempre stato l'unico artefice. Interamente scritte, disegnate e inchiostrate da lui sono sia le strisce quotidiane che le tavole domenicali dei Peanuts. Per realizzare le sei strisce settimanali necessita di tre giorni, mentre la domenicale ne richiede uno intero. Il timore di non riuscire a trovare le idee giuste e di non poter rispettare le rigide consegne, lo spinge però a realizzare parecchie strisce di scorta che tiene in un cassetto per ogni eventualità. Non disegna subito tutta la striscia, ma prima elabora i dialoghi, con un lettering veloce, e solo se la gag funziona disegna tutto il resto. Usa poco la matita, anzi cerca di usarla il meno possibile, preferendo passare direttamente a china, soprattutto i volti dei personaggi che in questo modo risultano maggiormente spontanei. Grazie alla sua velocità di esecuzione, e a un disegno semplice e sobrio, non ha quindi mai avuto bisogno di assistenti. Qualche storia, non apparsa su quotidiani, è stata però disegnata da anonimi artisti. Negli anni Cinquanta infatti i Peanuts appaiono su alcuni comic book come Tip Top Comics e United Comics, dello United Feature Syndacate, in cui sono ospitati alcuni brevi fumetti che non sono frutto della fantasia di Sparky. Tra la fine degli anni Cinquanta e l'inizio degli anni sessanta è la Dell Comics a pubblicare un comic book dal titolo Peanuts di cui Schulz realizza solo le cover. Piccole parentesi in anni in cui Sparky non ha ancora raggiunto il successo internazionale e, probabilmente, deve accettare qualche compromesso. Però quando, ormai vecchio e malato, decide di interrompere la serie, non vuole che sia continuata da altri. Ironia della sorte, l'ultima tavola domenicale esce sui giornali la mattina del 13 febbraio 2000, Charles Schulz si spegne nel suo letto la sera stessa, a 77 anni di età. Il destino di Charlie Brown e quello di Sparky paiono legati sino alla fine, anche nell'atto dell'estremo addio.
Ho talvolta sentito ripetere, anche da professionisti del settore, che ormai, dopo decenni, le strisce dei Peanuts erano vecchie, ripetitive, usurate dal tempo e dall'utilizzo delle medesime gag. Mai stato così in disaccordo. Quelle strisce (oltre ventimila!) erano certamente sempre simili a se stesse, dichiaratamente e sin dall'inizio, ma non si cambia ciò che è perfettamente imperfetto. Le piccole gioie della vita sono sempre le medesime, mi rifiuterei di alzarmi la mattina se non fossi certo che quel giorno, come tutti i giorni, il sole è sorto e una calda tazza di cappuccino è in attesa di essere consumata. Così come ogni mattina i lettori di 2500 quotidiani aspettavano la loro striscia dei Peanuts, sempre differente e sempre uguale a se stessa. Come diceva lo stesso Schulz, “un cartoonist è qualcuno che deve disegnare la stessa cosa ogni giorno senza mai ripetersi.” Niente di più vero, caro Sparky.

lunedì 17 gennaio 2011

17 GENNAIO

"Il 17 gennaio 188… il titolare dell'albergo Mauritania, sito in questa città, denunciò alla polizia la morte improvvisa di un ospite dell'albergo, Ferapònt Smielkòv, mercante siberiano di seconda categoria. Il medico della quarta divisione rilasciò il certificato che la morte dello Smielkòv era dovuta a un aneurisma provocato dall'abuso di bevande alcoliche; e il cadavere venne inumato.
Ma alcuni giorni dopo, un compaesano e amico dello Smielkòv, il mercante siberiano Timochin, arrivato da Pietroburgo, informatosi sulle circostanze in cui il decesso era avvenuto, enunciò il sospetto che lo Smielkòv fosse stato avvelenato a scopo di rapina. Fu perciò aperta un'inchiesta dalla quale risultò quanto segue:
1. Che lo Smielkòv, poco prima di morire, aveva ritirato dalla banca la somma di 3800 rubli d'argento, mentre dopo la sua morte risultarono in suo possesso soltanto 312 rubli e 16 copeche.
2. Che lo Smielkòv aveva trascorso tutto il giorno e tutta la notte antecedenti al suo decesso, in compagnia della prostituta Liubka, alias Jekatierina Màslova, parte nella casa di tolleranza e parte nell'albergo Mauritania."

da "Resurrezione" di Lev Tolstoj, del 1899

BUON COMPLEANNO, SNOOPY


A fine 2010 Snoopy, e tutti i Peanuts, hanno compiuto 60 anni. Sono infatti nati nel 1950, quando Charles Schulz si propose allo United Feature Syndacate e il 2 ottobre pubblicò la prima striscia dei Peanuts. Un po' in ritardo, li festeggiamo anche noi (su questo e altri blog), con vari post che appariranno nei prossimi giorni, e che anticipano un'importante iniziativa editoriale presto nelle edicole.

giovedì 13 gennaio 2011

13 GENNAIO

"Il tredici gennaio del corrente anno milleottocentosessantacinque, a mezzogiorno e mezzo, a Elena Ivanovna, la consorte di Ivan Matveic, mio colto amico, collega e in parte anche lontano parente, venne il desiderio di vedere il coccodrillo che veniva mostrato, dietro pagamento di una certa somma, nel Passage. Avendo già in tasca il biglietto per un viaggio all'estero (che voleva intraprendere non tanto per motivi di salute, quanto per curiosità) e avendo di conseguenza già ottenuto un congedo dal servizio ed essendo dunque quel mattino assolutamente libero, Ivan Matveic non solo non si oppose alla realizzazione del desiderio della sua consorte, ma anzi fu anch'egli infiammato da quella curiosità. 'Splendida idea' disse tutto contento ' andiamo a vedere il coccodrillo! Accingendomi a visitare l'Europa, non è male che ancora in patria io conosca gli indigeni che la abitano', e con queste parole, presa sottobraccio la sua consorte, si diresse immediatamente con lei verso il Passage. Da parte mia, io mi accodai a loro, secondo la mia abitudine, nelle vesti di amico di famiglia. Non avevo mai visto Ivan Matveic in una disposizione d'animo così favorevole come era in quel mattino per me memorabile - com'è vero che non conosciamo in anticipo la nostra sorte!"

da "Il coccodrillo" di Fedor Dostoevskij, del 1865

mercoledì 12 gennaio 2011

LE FANCIULLE DI KIRAZ


Si chiama Edmond Kirazian, ma tutti lo conoscono come Kiraz. Egiziano di origini armene, nasce il 25 agosto 1923 in Egitto, si trasferisce però a Parigi nel 1946, dove passa il resto della sua vita, specializzandosi nel disegnare eteree fanciulle che ne divengono il marchio di fabbrica. Partito come vignettista politico, è nella capitale francese che Kiraz affina le doti di disegnatore e di osservatore. È lui stesso a spiegare che le sue longilinee ragazze a matita ed acquerello trovano linfa vitale nella realtà, nella visione quotidiana dell’universo femminile parigino, frivolo e affascinante, consumista ed elegante. Nasce così la rubrica “Les Parisiennes”, ospitata sul settimanale Jour de France per quasi trent’anni. Vignette che ospitano fulminanti battute in grado di dipingere un’epoca, un Paese, un universo (quello femminile), e in cui Kiraz dà definitivamente forma al suo modello di donna: alta, magra, seno piccolo, occhi grandi e orientaleggianti, movenze feline. Non sono ancora vere pin-up le sue ragazze, ma lo diventano quando comincia a disegnare per Playboy, negli anni Settanta, consegnandole al pubblico prive di abiti eppure ancora eleganti, candide, maliziosamente innocenti. Parlando di loro Hugh Hefner, creatore della rivista, afferma: “Le sue donne frizzanti, dagli occhi di cerbiatto, vestite di lingeria fina, rappresentate in ambienti opulenti, aggiungono un tocco di sensibilità sofisticata, con una certa energia tutta parigina. Rappresentando con abilità un erotismo velato di indifferenza, le sue mademoiselles sono assolutamente uniche”.
A partire dagli anni Novanta queste creature di carta subiscono alcune variazioni, in controtendenza coi tempi. Mentre negli anni Cinquanta e Sessanta, quando la classica figura delle pin-up prevedeva forme abbontantemente tondeggianti, Kiraz puntava su corpi minuti e longilinei, nei Novanta l‘artista fa lievitare glutei e cosce delle sue ragazze, quasi volessero ribellarsi agli imperativi di moda e pubblicità tutte tese a cercare di imporre un modello femminile esageratamente magro. Belle sì, sembrano affermare le nuove parigine, ma mai schiave di quella bellezza.


martedì 11 gennaio 2011

SUPERMAN "SCONFITTO" DAI LADRI (PER ORA)


Stavolta il mitico supereroe sembra avere avuto la peggio nella lotta contro il crimine.Poco prima delle feste natalizie, a Manhattan, un ladro si è introdotto nell'appartamento del collezionista di opere d'arte Robert Romanoff, impadronendosi di materiale valutato nel complesso ben settecentocinquantamila dollari. Tra il bottino vi è anche una stampa in edizione limitata che ritrae Superman, opera di Andy Warhol e basata su un disegno di Murphy Anderson.

11 GENNAIO

"Così, fra le buste e i foglietti ingialliti degli autorevoli autografi gelosamente conservati nei cassetti del salottino Impero, si trovano anche i piccoli, laceri programmi dell'epoca: Elsa, che già nel 1891 ha cantato in pubblico alla filarmonica di Trieste nel 'Tramonto' del Coronaro, una favola pastoral-musicale, e si è esibita in altri concerti cantando romanze di cui spesso è autore il padre, ha debuttato al Teatro Verdi di Lodi l'11 gennaio 1894 nella Carmen, dove ha la parte di Micaela (abbonamento per dieci rappresentazioni, lire sette e cinquanta); sfortunatamente la rappresentazione si risolve in un fiasco solenne per tutti quanti, e la sola che si salva dal disastro - lo proclama ad alta voce la critica del tempo - è proprio la gentile e graziosa Micaela, per la qualità del suo canto e la sua perfetta scuola; bionda com'è non ha avuto nemmeno bisogno d'una parrucca."

da "Le quattro ragazze di Wieselberger" di Fausta Cialente, del 1976

JONAH HEX 50


Nella pila di fumetti arretrati da leggere c'è (anzi c'era) anche il numero 50 in edizione originale di Jonah Hex. Di solito leggo gli albi di questa serie solo quando disegnati da Jordi Bernet, il cui tratto mi pare particolarmente idoneo al taglio ironico che ha ultimamente assunto il personaggio. Questo numero, però, è speciale per due motivi. Primo, è il 50 (quindi ha più pagine). Secondo è affidato alle matite di Darwin Cooke. Disegnatore dal tratto pulito e sintetico, ma non povero, mai abbastanza elogiato. Fa un ottimo lavoro, sin dalla cover, disegnando una storia estremamente drammatica per Jonah, frutto dei bei testi di Gray e Palmiotti. Consigliato!

lunedì 10 gennaio 2011

10 GENNAIO

"'Mi sembra ieri che sono arrivato alla fortezza' diceva Drogo, ed era proprio così. Sembrava ieri, eppure il tempo si era consumato lo stesso con il suo immobile ritmo, identico per tutti gli uomini, né più lento per chi è felice né più veloce per gli sventurati.
Né adagio né presto altri tre mesi erano passati. Natale si era già dissolto nella lontananza, anche il nuovo anno era venuto portando per qualche minuto agli uomini strane speranze. Giovanni Drogo già si preparava a partire. Occorreva ancora la formalità della visita medica, come gli aveva promesso il maggiore Matti, e poi sarebbe potuto andare. Egli continuava a ripetersi che questo era un avvenimento lieto, che in città lo aspettava una vita facile, divertente e forse felice, eppure non era contento.
Il mattino del 10 gennaio entrò nell'ufficio del dottore, all'ultimo piano della Fortezza."

da "Il deserto dei Tartari" di Dino Buzzati, del 1940

PUBBLICITÀ & FUMETTI

Tra le mie "fisse" vi è anche il rapporto tra pubblicità e fumetti. Recentemente ho trovato un paio di belle pubblicità (una olandese e una francese) aventi quali testimonial due tra i personaggi che preferisco. Eccole.



domenica 9 gennaio 2011

9 GENNAIO


"Quattro giorni or sono, il nove gennaio, ricevetti con la posta del pomeriggio una lettera raccomandata il cui indirizzo rivelava la calligrafia del mio collega, e vecchio compagno di scuola, Henry Jekyll. Ne fui sorpreso non poco poiché non avevamo mai avuto l'abitudine di ricorrere a scambi epistolari. Oltretutto l'avevo incontrato la sera prima trattenendomi con lui a cena, e, per quanto potessi immaginare, non c'era nulla nei nostri rapporti che richiedesse una simile procedura formale. Il contenuto della missiva aumentò il mio stupore. Ecco infatti quel che vi era scritto:


'(…) Voglio che questa notte tu rinvii ogni altra incombenza… sì, anche se tu fossi convocato al capezzale di un imperatore; che tu prenda a nolo un calesse, se non hai già la carrozza al portone, e corra senza indugio a casa mia con questa lettera che ti guiderà nei movimenti. Poole, il maggiordomo, ha ricevuto istruzioni in proposito e lo troverai ad attenderti con un fabbro. Dovrete forzare la porta del mio studio, ma sarai tu solo ad entrare.'"

da "Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde" di Robert L. Stevenson, del 1886

sabato 8 gennaio 2011

8 GENNAIO

"Rividi Schlaggenberg nell'anno nuovo, il sabato dopo l'Epifania, l'8 gennaio; e solo per pochi minuti, di notte, fra altra gente. Quella sera c'era una delle solite grandi baldorie o gozzoviglie in massa, preparate dal capitano di cavalleria barone von Eulenfeld, cui partecipava gente presa da tutte le parti e trasportata addirittura in automobile (…) Apriva la marcia, e non precisamente adagio, la rossa vettura sportiva del capitano. Era un terribile pandemonio che si scatenava attraverso i piccoli bar e caffè de centro, come attraverso le osterie suburbane e alla fine, dopo un avvicendarsi di innumerevoli tappezzerie, caffè, bettole, alloggi privati, ateliers, cabarets e locali notturni di ogni specie, il tutto si concludeva in una di quelle perfette nebulose alla Eulenfeld che, anche per la 'sbornia' (così la chiamava il capitano) a cose fatte spesso non era facile localizzare."

da "I demoni" di Heimito von Doderer, del 1956

SONO UN AVENGER!


L'immagine lo dimostra, faccio parte dei Vendicatori, con tanto di tessera. La foto, ovviamente, si riferisce al mio aspetto da supereroe, nella vita di tutti i giorni sono differente e irriconoscibile. La tessera (formato carta di credito) è un gadget promozionale realizzato qualche anno fa da Panini Germania.

venerdì 7 gennaio 2011

MUMBLE MUMBLE… 21

Un annetto fa circa pubblicavo un post in cui sottolineavo che il mercato dei manga in Italia è meno florido di quanto si pensi, con la maggior parte delle testate che vendevano poche (pochissime) migliaia di copie ciascuna. Non voleva essere un intervento polemico (perché, poi?) ma una semplice fotografia della situazione. Diversi editori lo hanno preso come una sorta di attacco, vantando floridissimi dati di vendita (ma senza divulgarli). Oggi leggo un posti di Federico Colpi, a capo della casa editrice d/visual, che tra l'altro afferma: "viene quasi da ridere a ricordare come, ai tempi di Granata, si pensasse di chiudere 'Nausicaa' perche’ vendeva meno di 15.000 copie, quando oggi un manga - a parte un paio di blockbusters - stenta ad arrivare alle 2500". Evidentemente non sono l'unico "visionario" in circolazione.

LAPONE & GANNAM



Sul bel blog illustrautori.blogspot.com compare una scheda sul bravissimo Antonio Lapone, accompagnata da una splendida immagine che ne riassume lo stile e le passioni. Il post in questione, però, non sottolinea che quell'immagine è un omaggio a un'altra immagine, dell'illustratore americano John Gannam (1907 - 1965). Ve le ripropongo entrambe.

giovedì 6 gennaio 2011

6 GENNAIO

"Il 6 gennaio 1482 non è un giorno di cui la storia abbia conservato il ricordo. Non vi era nulla di notevole nell'avvenimento che metteva così in moto, fin dal mattino, le campane e i borghesi di Parigi. Non si trattava né di un assalto di Piccardi o di Borgognoni, né di un reliquario portato in processione, né di una rivolta di scolari nella città di Laas, né di una entrata del nostro temutissimo signore messere il re, e neppure di una bella impiccagione di ladri e ladre sulla piazza della Giustizia di Parigi.
Il 6 gennaio, quello che metteva in agitazione tutto il popolino di Parigi, come dice Jehan de Troyes, era la doppia solennità, unificata da tempo immemorabile, del giorno dei Magi e della festa dei Matti.
In quel giorno dovevano esserci fuoco di gioia alla Grève, piantagione del maggio alla cappella di Braque e mistero al Palazzo di Giustizia."

da "Nostra Signora di Parigi" di Victor Hugo, del 1831

L' ILLUSTRAZIONE DIMENTICATA


In Italia l'illustrazione è bisfrattata addirittura più del fumetto. Praticamente ignorata dalla cultura "ufficiale", viene apprezzata e studiata solo da un manipolo di appassionati. Eppure ha avuto (e in molti casi ha ancora) un peso fondamentale in molti campi del sapere, dell'intrattenimento, dell'economia. Accolgo quindi con entusiasmo il blog illustrautori.blogspot.com, retto dalla penna di Loris Cantarelli, interamente dedicato all'argomento. Visitatelo.

UN BUON ROMANZO


Questo romanzo, pubblicato parecchio tempo fa (e disponibile anche in economica), è passato abbastanza inosservato presso il pubblico dei lettori di fumetti. Certamente non si tratta di narrazione per immagini, ma fin dalla copertina, che richiama i calciatori di carta da ritagliare del Corriere dei Piccoli, appare evidente la strizzatina d’occhio al medium fumetto, citato più volte nello svolgimento della trama. Brizzi immagina un’ucronia nella quale il fascismo è sopravvissuto alla Seconda Guerra Mondiale e, negli anni Sessanta, controlla alcune colonie africane. Il protagonista, Lorenzo Pellegrini, giornalista sportivo, viene inviato proprio nel continente africano, a seguire la Serie Africa, la lega che raduna calcio eritreo, etiope e somalo sotto l’egidia della Federcalcio di Roma. Da sportiva, l’indagine presto diviene politica e sociale, perché le sfide calcistiche sono la metafora di ben altri scontri, tra fascismo e democrazia, tra razzismo e convivenza. E nel costruire una realtà alternativa credibile, Brizzi non si scorda i fumetti. Così Pellegrini è un avido lettore della serie Ettore della X° di Hugo Pratt, mentre negli italici chioschi spopolano Giufà di Secchi e Raviola, e Bertoldo e Bertoldino di Jacovitti. La storia parte lentamente e l’empatia col pavido protagonista fatica a scattare, ma poi la trama decolla e gli eventi prendono una piega tanto inattesa quanto avvincente, svelando il destino ultimo del duce e del suo impero.
Titolo: L’inattesa piega degli eventi
Autore: Enrico Brizzi
Pagine: 518
Prezzo: 9,90 euro
Editore: Baldini e Castoldi

sabato 1 gennaio 2011

MUMBLE MUMBLE… 20

Da qualche tempo mi pongo una domanda: la carta (ovvero, libri, riviste, fumetti, ecc.) rappresenta una tecnologia obsoleta? Tutto ciò che fino a ora è stato stampato può essere letto, conservato, archiviato, memorizzato in modo più semplice ed efficace su computer, cd rom, chiavette usb, ecc. Tra l'altro occupando molto meno spazio. Tralasciamo per un attimo le questioni "sentimentali" (il piacere di tenere un libro tra le mani, ecc. ecc.), pensiamo solo alle questioni pratiche. Da questo punto di vista la carta sembrerebbe definitivamente sconfitta. Eppure, qualche mese fa mi è successo un fatto curioso. Avevo bisogno di alcune immagini di Gundam e, dato che una decina d'anni fa avevo acquistato un cd rom giapponese che ne contiene centinaia, ho preso il disco e l'ho infilato nel computer, che non ha saputo leggerlo. Essendo passati dieci anni e avendo cambiato due o tre computer, non possedevo più i programmi in grado di far funzionare il cd rom. Fortunatamente ho anche un libro contenente le stesse immagini, ingombrante e custodito su un alto scaffale polveroso ma ancora perfettamente "funzionante". In pochi minuti ho recuperato le immagini che mi servivano. Insomma, la tecnologia obsoleta (il libro di carta) ha battuto quella moderna (il cd rom). E non credo sia un evento occasionale. Se ci pensate, i manoscritti del Mar Morto (giusto per fare un esempio) scritti oltre duemila anni fa sono ancora leggibili, se qualcuno invece trovasse il computer con cui sto scrivendo queste righe tra duemila anni dubito che riuscirebbe a tirarne fuori qualcosa di buono. Insomma, la carta, proprio in virtù della sua semplicità, rimane ancora un ottimo strumento di archiviazione dei dati. Strumento al quale, pur sostenendo tutte le nuove forme di diffusione e conservazione del sapere, suggerisco di non rinunciare troppo presto e troppo avventatamente.

LA ROSSA DI BYRNE


Navigando a casaccio in rete, mi imbatto in questa bella immagine di Red Sonja. Eroina appartenente al mondo di Conan, ma inventata dallo sceneggiatore Roy Thomas e non dallo scrittore Robert E. Howard (creatore di Conan), non credevo fosse mai stata disegnata da John Byrne. Il prolifico fumettista ne ha infatti realizzata solo un'illustrazione (quella che vedete), presumo per la rivista "Savage Sword of Conan". Magari può interessare a qualche altro fan delle produzioni howardiane…

©Marvel Comics

SEMPRE MEGLIO CHE LAVORARE! 32

Conversazione di routine con un nuovo editore che vuole pubblicare manga.
Io: “Allora, per pubblicare seriamente manga e trarne un beneficio nel lungo periodo, occorre investire tempo e denaro. Bisogna fare un programma editoriale, recarsi in Giappone, contrattare i titoli, ecc. ec. Insomma, non è un’attivita che possa concretizzarsi in breve tempo e senza costi.”
Editore, dopo aver tergiversato a lungo: “Facciamo così, se trova una serie che costa poco, si può fare subito e non necessita il viaggio in Giappone, mi faccia sapere, così la facciamo.”
Come no, se trovo una serie che permetta di guadagnare senza lavorare e senza sostenere costi allora me la pubblico da solo…