domenica 10 marzo 2019

UN RE BARBARO


Nato nel 1906 e morto nel 1936, suicida, Robert E. Howard (dove “E.” sta per Ervin) è considerato uno dei maestri della letteratura fantasy, anche se probabilmente è stato più apprezzato a decenni dalla sua morte che non quando era in vita. Segnato da un carattere introverso e da un’esistenza non troppo felice, da ragazzo si dedica allo sport in risposta alle angherie dei coetanei. Allo stesso tempo coltiva la lettura di avventure di cui diviene a sua volta scrittore già a quindici anni d’età. Prolificissimo autore pulp, popola le sue storie (diversi romanzi e moltissimi racconti) di uomini muscolosi e determinati, pronti a battersi contro avversari più numerosi o esseri mostruosi, in mondo fantastici in cui barbarie e scintillanti regni convivono. Tra i suoi personaggi più popolari vi sono Conan, King Kull, Solomon Kane, Bran Mak Morn. Molti di loro, “riscoperti” nella seconda metà del ventesimo secolo, sono stati al centro di serie a fumetti e adattamenti cinematografici.
Il grande pubblico conosce Howard soprattutto per Conan, il barbaro diventato celebre al di fuori del circuito degli appassionati grazie al film omonimo del 1982 interpretato da Arnold Schwarzenegger. Ma pochi sanno che Conan nasce da una costola di Kull. Il primo racconto di cui è protagonista, “La fenice sulla lama”, nasce infatti come racconto di Kull, modificato da Howard per dare forma a quello che è destinato a diventare il suo character più noto.
Ma chi è Kull? Un barbaro divenuto re, un uomo originario della mitica Atlantide. Scrive lo stesso Howard, in una lettera a un amico, riguardo al continente scomparso: “quanto ad Atlantide, credo che un continente del genere sia esistito, anche se non ho ipotesi specifiche sull’alto grado di civiltà esistitovi e, anzi, dubito che tale civiltà ci sia mai stata. È però vero che tanto tempo fa un continente o un territorio molto vasto deve essere sprofondato, perché presso quasi tutti i popoli si rinvengono leggende che parlano di un diluvio. E i Cro-Magnon apparvero all’improvviso in Europa, già a un alto stadio di cultura primitiva; da nessuna prova risulta che salirono la scala dalla totale barbarie alla civiltà, in Europa. Si è scoperto che i loro resti sostituirono di punto in bianco quelli dell’uomo di Neandertal, con il quale essi non hanno la minima parentela. Da dove trassero origine? Da nessuna regione del mondo a noi conosciuta.” Per farla breve, Howard decide di rendere il proprio personaggio, Kull, un atlantideo ma, dato che in questo suo mondo immaginario Atlantide è un regno di barbari, lo muove alla conquista di Valusia, il più potente dei sette imperi. Kull, noto anche come l’esule di Atlantide, ne diviene il sovrano e vive avventure in bilico tra eroismo e stregoneria, secondo una formula tipica di Howard che la applica anche ad altri suoi personaggi. Tra complotti di corte, stregoni malvagi, duelli a colpi di ascia e spada, i racconti di Kull si leggono d’un fiato, facendo ben comprendere come mai le produzioni di Howard continuino a essere tanto popolari e continuamente saccheggiate dai produttori di fumetti e film.
Anche sul fronte fumettistico Kull è messo un po’ in ombra dal suo collega più noto, Conan, ma in fondo è grazie proprio al successo di quest’ultimo se il re di Valusia si guadagna una propria serie a fumetti. Conan viene lanciato come protagonista di una collana Marvel (la casa editrice di Spider-Man e company) nel 1970, il suo successo è tale che già nel 1971 Roy Thomas, sceneggiatore ed editor Marvel oltre che appassionato di Howard, decide di dare una chance anche a Kull. Le prime due storie vantano tra i credit alcune matite d’eccezione come Bernie Wrightson e Wally Wood, che tuttavia non brillano troppo, il primo forse perché ancora troppo giovane e il secondo solamente inchiostratore di tavole di un Ross Andru poco a suo agio col personaggio. Ma con l’arrivo di John e Marie Severin (fratello e sorella) Kull prende finalmente forma. I due non sono virtuosi della matita, ma disegnatori dalle basi solide, dal tratto un po’ grezzo ma efficacissimo, come il carattere del personaggio e la prosa di Howard, che ben si sposa con i temi e le ambientazioni della serie. Le loro vignette sono ricche di dettagli, le anatomie belle e precise (dettaglio non da poco, visto che spesso i personaggi mostrano abbondantemente i muscoli), mentre gli sfondi ben curati lasciano intravedere le forme di quei regni fantastici che Howard ha potuto descrivere solo a parole. Il tutto arricchito da colori sgargianti tipici del fumetto avventuroso anni Settanta.
Il personaggio non si perde troppo in filosofeggiare e tende ad affrontare ogni problema a colpi di spada, rispettando appieno la filosofia howardiana.
La prosa della serie risulta un po’ ridondante, a causa della sua origine letteraria e di un modo di fare fumetto degli anni Settanta ben diverso da quello attuale che prevede un linguaggio scritto più asciutto a favore di una maggiore narratività delle immagini. Ma se questo può lasciare perplesso qualche giovane lettore di fumetti, farà piacere a quelli più anziani e ai lettori di romanzi “affamati” di parole. È giusto fare chiarezza: i fumetti di Kull non sono dei capolavori, ma una lettura estremamente godibile, in grado di visualizzare i mondi fantastici e i personaggi rudi immaginati da Howard ormai quasi un secolo fa. Crediamo che al bardo di Cross Plains, così come è stato soprannominato Howard, sarebbero piaciuti molto. 


LA SCHEDA
Roy Thomas e Gerry Conway (testi), John e Mary Severin e altri (disegni)
Kull il conquistatore
Panini Comics, pp. 216, euro 24,00