giovedì 29 ottobre 2015

STURMTRUPPEN!

Tornano in edicola le Sturmtruppen n una collezione che promette di raccogliere tutte le strisce realizzate da Bonvi. Colgo l'occasione per ripresentare un mio pezzo.


Narra la leggenda che il primo disegno delle Sturmtruppen sia stato realizzato alle 3 del mattino del 2 ottobre 1968, sulla tovaglia di un’osteria modenese, ma trattandosi di una creazione di Bonvi è probabile che la leggenda corrisponda a verità. Sta di fatto che il mese successivo le Sturmtruppen vincono un concorso indetto dal quotidiano Paese Sera, che le pubblica a partire dal 23 novembre. La serie nasce in un formato molto popolare negli Stati Uniti, quello della striscia umoristica, ma praticamente ignorato dagli autori italiani cui Bonvi fa da apripista. In pratica si tratta di una sequenza composta da un minimo di una a un massimo di cinque vignette montate in orizzontale per sfociare in una gag finale. Dalle strip a stelle e strisce Bonvi non riprende solo il formato, ma anche l’uso dei retini per arricchire il bianco e nero e taluni meccanismi narrativi, come la reiterazione delle gag, il finale a sorpresa, i tormentoni, ecc. Impasta però il tutto con la propria passione per le armi associata, in una sorta di strano ossimoro, con una personalità anarchica e pacifista. Poi lo annaffia con un umorismo ruspante, di matrice emiliana, fatto anche di fisicità e battute grevi. L’esplosivo cocktail è destinato a diventare uno dei fumetti più longevi, duraturi e ristampati del nostro Paese. Ben 5865 strisce pubblicate su quotidiani, riviste, volumi monografici, rimontate e adattate sotto varie forme, talvolta colorate, anche se il bianco nero resta la loro veste migliore.

LE STURMTRUPPEN FANNO GULP!
Il titolo della serie, Sturmtruppen, deriva da sturm (assalto) e truppen (truppe) e infatti è incentrata su fantaccini tedeschi costantemente impegnati in una guerra comica e tragica allo stesso tempo, a cui si aggiunge l’ottusità prepotente di ufficiali e sottufficiali. Se non fosse per le loro divise potrebbe trattarsi di un qualsiasi esercito del mondo, dato che i problemi della truppa travalicano steccati e stendardi. Ma la connotazione germanica permette a Bonvi di ideare un linguaggio maccheronico - fatto di k al posto delle c, parole che terminano in n e di ja e nein sparsi qua e là – che contribuisce a connotare la serie e a renderla divertente. Senza contare che il fallimento della proverbiale efficienza germanica strappa più sorrisi al lettore. Raramente le Sturmtruppen hanno un nome proprio e quando lo hanno è abbastanza comune (o quantomeno è il nome che l’italiano medio attribuisce al tedesco medio): Otto, Franz, Fritz, ecc. Si tratta di fantaccinen qualunque, che non vedono l’ora di lasciare la vita militare, ove sono costretti a dire “signorsì” a qualsiasi superiore, per tornare alla vita civile e al loro lavoro, ove finalmente potranno dire “sissignore” a qualsiasi dirigente. Insomma, un destino segnato. Ma se nella loro vita fittizia le Sturmtruppen incassano un colpo basso dopo l’altro, nel mondo reale riscuotono grandi consensi e, dopo essere state immortalate al cinema con attori in carne e ossa, nel 1981 approdano anche in televisione, nella trasmissione Buonasera con… Supergulp! (seguito delle precedenti Gulp! e Supergulp!). Brevi sketch in semianimazione che adattano quanto visto nelle strisce e nei quali il tedesco maccheronico e il disfattismo costante continuano a funzionare a meraviglia. 

IN TRINCEA COL FANGO
Nonostante mezzi e divise siano della Seconda guerra Mondiale, i fanti delle Sturmtruppen sono quasi sempre bloccati entro fangose trincee che ricordano il primo conflitto mondiale. Il tratto spesso e i retini pesanti accentuano ulteriormente lo squallore del mondo dei fantaccinen, che si dimostra un’ottima scelta sia dal punto di vista narrativo, consentendo di concentrarsi sulla vita quotidiana delle Sturmtruppen, sia dal punto di vista grafico, risultando immediatamente riconoscibile ed efficace. Tra l’altro, lo spazio ristretto della striscia non consente l’utilizzo di sfondi elaborati, inoltre divise e armi dei soldati sono già ricchi di particolari, che farebbero “a pugni” con ulteriori appesantimenti grafici. Il fango in cui le sturmtruppen sono costantemente immerse, metafora della loro condizione umana, è alimentato da una pioggia torrenziale che spesso e volentieri cade su di loro capi privi di un qualsivoglia riparo. I bisfrattati soldatini farebbero volentieri a meno di tutta quell’acqua, ma quando vengono accontentati cascano dalla padella nella brace. Il solo modo per evitare acqua e fango, infatti, è finire in mezzo al deserto, tormentati da sabbia e sete e costretti a rimpiangere la precedente condizione. In altre parole, non importa su quale fronte vengano inviate, perché le Sturmtruppen sono destinate soffrire, per la gioia dei loro un poco sadici lettori.

GUIDA AL FUMETTO ITALIANO

Ho cominciato a collaborare col sito "Guida al fumetto italiano" (http://www.guidafumettoitaliano.com). Il mio primo pezzo è dedicato a Goldrake (http://www.guidafumettoitaliano.com/…/il-goldrake-sconosciu…). Gli interessati possono farci un salto.

mercoledì 28 ottobre 2015

NON TOCCATE QUEI COLORI!

Una puntata della mia rubrichetta sulla rivista Fumo di China.


Recentemente, in uno dei periodici e assolutamente inutili tentativi di mettere in ordine la mia libreria, mi sono ricapitate per le mani le storie brevi “I racconti di Asgard” (in originale “Tales of Asgard”) della Marvel che qualche anno fa (2009) Panini Comics ha pubblicato in appendice alla testata di Thor, ma anche sui volumi della collana Super Eroi distribuiti col quotidiano La Gazzetta dello Sport. Ho una particolare predilezione per quelle storie, che esulano dal contesto supereroico Marvel per sfociare in una fantasy epica, anche un po’ naif se volete, e mitologica ispirata alle leggende nordiche (se non l’avete mai fatto, vi invito a leggere L’Edda di Snorri nei cui confronti sono fortemente debitrici). A un lettore di fumetti Marvel da circa quarant’anni, un aspetto appare subito evidente: sono state ricolorate, per l’esattezza da Matt Milla. Quest’ultimo ha fatto anche un discreto lavoro, ma per un albo moderno, non per uno “vintage”.  
Realizzate negli anni Sessanta dalla formidabile coppia Stan Lee e Jack Kirby, i racconti di Asgard narrano le leggende degli dei nordici, mescolando poesia e avventura. Nei sixties, però, il modo di colorare i fumetti era molto diverso, più “forte”, più eccentrico, più pop (e sottolineo pop, nel senso migliore del termine e filo warholiano). Uno stile certamente più in linea col disegno di Kirby, che faceva anche dell'eccesso uno dei suoi punti di forza. 
Quindi sono andato a cercarmi le tavole con la colorazione originale e ai miei occhi è riapparso quel tripudio di verdi, gialli accecanti, rosso vivaci, viola e blu che rendevano magari un po’ kitsch, ma sicuramente affascinanti e grandiosi gli dei e i cavalieri di Asgard, oltre che il loro mondo. Un’esplosione cromatica completamente cancellata dalle scelte di Milla, che ha invece puntato su una vasta gamma di marroni e tinte cupe che hanno spento le luci di quel Luna Park cromatico che erano all’inizio quelle stesse storie. 
Questa operazione di (ri)colorazione, mi ricorda quella dei film in bianco e nero. Pellicole figlie del loro tempo e dalle suggestive atmosfere trasformate in prodotti senz’anima per un pubblico più giovane che comunque non le apprezza. 
Insomma, aridatece Kirby coi suoi colori! Dopotutto, in quel marasma di pubblicazioni sfornate mensilmente da Marvel (e di conseguenza da Panini in Italia), si potrà trovare spazio per un recupero non solo doveroso ma anche di  gradevolissima lettura, nonché migliore di molte idee stupide e bizzarre che da tempo hanno preso piede nella (ex?) Casa delle Idee.

martedì 20 ottobre 2015

L'ULTIMA STORIA DI KEN


Sul numero attualmente in distribuzione della rivista Qui Libri, un mio pezzo dedicato all'ultima storia di Ken Parker.

lunedì 5 ottobre 2015

GATTI RITRATTI


IL RE DEL POP


Hisashi Eguchi è una artista decisamente eclettico, in grado di spaziare dagli anime ai manga, dalla grafica all'illustrazione fino alla pubblicità. In varie vesti (character designer, direttore delle animazioni, ecc.) ha partecipato a importanti lungometraggi animati come Spriggan (1998), Roujin Z (1991), Perfect Blue (1997).
Molto attivo nel campo dell'illustrazione, firma parecchie copertine di riviste, specializzandosi in immagini di giovani ragazze giapponesi su sfondi cittadini. Facendo tesoro delle proprie esperienze di illustratore e animatore realizza diversi volumi in cui propone la figura umana in numerosissime pose e situazioni, in modo da divenire una sorta di manuale per disegnatori. Tra i suoi manga va ricordato il demenziale Nantokanarudesho!, collezione di storie brevi e autonome supervisionate da Eguchi ma non sempre realizzate da lui. 
In genere predilige un tratto spesso e pulito, nonché forme morbide e tondeggianti. Talvolta, per realizzare un'illustrazione, parte da una fotografia che rielabora, semplificandola, attraverso il proprio disegno. Tali immagini a colori, dalle linee spesse e dalle tinte piatte, non possono fare a meno di ricordare maestri della pop art come Warhol e Lichtenstein.
Molti i libri illustrati dedicatigli, l'ultimo dei quali si intitola K.O.P. (King of Pop) e raccoglie circa 500 immagini che spaziano lungo tutta la sua carriera, sottolineandone le multiformi doti, anche se chi scrive resta convinto che illustrazione e colore sono suoi punti di forza, mentre le produzioni manga passano in secondo piano. In Italia il libro è acquistabile presso fioridiciliegioadriana@gmail.com.