venerdì 24 giugno 2011

VAGAMENTE PRATTIANO


Molto fumettistico e vagamente prattiano è lo stile delle illustrazioni che accompagnano un'edizione del romanzo di James Fenimore Cooper "The Last of the Mohicans". Il volume, trovato su una bancarella dell'usato, è edito da Baronet Books nel 1992. Le illustrazioni, un centinaio circa, sono del Pablo Marcos Studio (di Pablo Marcos Ortega, noto anche come Pablo Marcos e disegnatore di svariati fumetti).

giovedì 23 giugno 2011

MUMBLE MUMBLE… 24

Oggi son andato in posta, nessuna fila, ma come spesso accade ultimamente i computer funzionavano male, quindi per spedire un pacco ho impiegato una mezzoretta. Comunque, in mano avevo l'ultimo numero uscito di Lilith (Sergio Bonelli Editore) appena comprato in edicola. Mentre aspetto mi vede Paolo. Paolo è una persona di mezza età, un finanziere (talvolta gioco a pallone con alcuni finanzieri, ma questa è un'altra storia…), è una persona abbastanza intelligente, cultura media. Mi saluta e butta un occhio al fumetto, guarda il prezzo e dice "accidenti, 3,50 euro", facendo la smorfia di chi lo considera esagerato. Da vecchia volpe abituata a qualsiasi commento negativo sul media in questione (un giorno racconterò di quando, eoni fa, frequentavo l'Università Cattolica di Milano e venivo guardato male persino dagli altri studenti perché mi portavo sempre dietro qualche fumetto) incasso bene il colpo e rispondo rapido: "l'autore per farlo ci mette 6 mesi, voi finanzieri in 10 minuti fate una multa da un migliaio di euro…" Poi cambio argomento. Questo post non è di autocommiserazione per raccontare la solita solfa "i fumetti sono arte, non sono capiti, valgono tanto oro quanto pesano e via dicendo", semplicemente registro un fatto: ancora oggi, nel 2011, quando con 3,50 ci compri a malapena una pizza surgelata alla Coop accompagnata da una bottiglietta d'acqua minerale, 3,50 euro per un fumetto di 128 pagine sono considerati una spesa enorme. Significa che abbiamo perso la guerra, gente, il fumetto non uscirà mai dalla nicchia, facciamocene una ragione. Dopotutto, può esserci onore anche nella sconfitta.

mercoledì 15 giugno 2011

IL DOTTOR COLAN HO, SUPPONGO…


“Dr. Livingston, I presume…”, sono queste le parole con cui Henry Stanley esordì nel 1871, dopo una lunga ricerca in Africa, di fronte al noto esploratore inglese David Livingston da anni smarrito nella giungla. La lunga e perigliosa ricerca da Stanley assomiglia un po’ a quella condotta da chi scrive nella difficilissima impresa di trovare volumi dell’artista hongkonghese Colan K. C. Ho. A fine anni Novanta, l’impavido segugio Castellazzi, spingendosi ove nessun editor era mai giunto prima, scova a Tokyo un libro dal titolo Amazing Twins. È il primo, folgorante incontro con un misterioso autore, Colan Ho appunto.

I GEMELLI MERAVIGLIOSI
Benson e Leo sono gli Amazing Twins. Hanno una coporatura nella media e prediligono un abbigliamento classico (giacca e cravatta), tuttavia non sono esattamente delle persone comuni. Il loro viso è tondo, le orecchie sono a punta e una evidente antenna gli spunta dalla testa. Già, perché Benson e Leo sono due extraterrestri provenienti da Amazing Planet, stabilitisi sulla Terra per osservare meglio noi esseri umani.
Questa l'idea semplice, ma geniale, di due autori di Hong Kong, Benny Au (classe 1964) e Colan Ho (1970), che nel 1996 danno vita alla Amazing Twins Design Workshop Limited. Insieme i due perfezionano un nuovo modo di fare arte, rielaborando foto reali al computer e inserendo in tal modo gli eternamente sorridenti Benson e Leo nella vita quotidiana terrestre, per portare qui da noi non solo la loro avanzata tecnologia, ma soprattutto una maggiore attenzione per l’ecologia e la comunicazione interpersonale.
Basta fotografare due comuni esseri umani (gli stessi Benny e Colan?) e rielaborare digitalmente le immagini, perché la loro testa si trasformi in quella di alieni. Stesso discorso per gli ambienti: foto di Hong Kong, Tokyo e altre città vengono arricchite di astronavi e robot dall'aspetto retrò (alcuni sembrano elettrodomestici degli anni Cinquanta) e il gioco è fatto. Sono nati Benson e Leo, due messaggeri spaziali di pace e amore che sono riusciti a coronare il sogno che cullavano fin da bambini, arrivando a possedere una propria navicella spaziale: l’Amazing Ball, una sfera che permette di viaggiare nello spazio e nel tempo, dotata di tutti i comfort a partire dallo stereo, la TV e il frigorifero. L'Amazing Ball è ovviamente velocissima, e non potrebbe essere altrimenti dato che il loro pianeta natale dista ben 370 milioni di anni luce dalla Terra. Amazing Planet è un luogo del tutto particolare, dove non esistono discriminazioni (nonostante siano numerosi gli immigrati, soprattutto per motivi di studio), e le cui modernissime tecnologie sono sempre pensate in relazione al loro impatto ambientale. La capitale è ovviamente Amazing City, situata in prossimità dell’estuario del fiume River Joanna. Amazing City è suddivisa in varie zone dalle differenti peculiarità: la zona 818 è per esempio caratterizzata dalla presenza di un grande parco, mentre intorno alla zona 1838 ruotano diverse attività culturali grazie alla presenza di numerosi musei, tra cui il celebre Musèe Amazing, costruzione che risale al 17° secolo dovuta al grandissimo artista che fu Amado Da Amazing (1620-1720), che si ispirò tra l’altro a un grande architetto italiano, il Bernini. Non manca ovviamente la zona commerciale, dove è possibile trovare i prodotti più strani provenienti da ogni luogo della galassia.
Sul loro pianeta Benson e Leo vivono in modo agiato, grazie all’esistenza di numerosi robot che si fanno carico delle più diverse necessità quotidiane: Oketo si occupa della cucina, RS1104 (Robot Servant 1104) è una vera e propria domestica meccanica, Pilo è un macchinario destinato a risolvere dubbi e apprensioni (ma non sempre le sue risposte sono esaustive), Rada è invece un sofisticatissimo strumento musicale in grado di leggere il cuore altrui e fargli ascoltare la sinfonia più adatta al suo stato d’animo.


CITAZIONISMO & PUBBLICITÀ
In Amazing Twins gli autori creano insomma un intero mondo, non senza un evidente citazionismo. Molte delle opere presenti nel Musèe Amazing sono rielaborazioni di dipinti di grandi artisti del passato come Picasso, mentre la scultura del discobolo è arricchita da orecchie a punta e antenna. Inoltre, nelle poche illustrazioni e tavole a fumetti tradizionali (ovvero disegnate e prive di foto e interventi di montaggio) si arriva a citare persino il francese Tin Tin e il bellissimo razzo spaziale di Tin Tin sulla Luna.
Questo straodinario collage di idee, tecniche e immagini, che spazia dal fumetto, all’illustrazione, alla fotografia, alla computer graphic piace al pubblioco nipponico, così Benson e Leo sono immortalati su portachiavi e T-shirts, divengono statuine e portacellulari, ma soprattutto assumono il fruttuoso (economicamnete) compito di estimonial per la Hitachi, che li utilizza per promozionare computer e altri parecchi elettronici.


SCOMPARSO E RITROVATO
Dopo la scoperta giapponese, l’intrepido Castellazzi non riesce a sapere più nulla degli Amazing Twins e di Colan Ho, fino a quando, nel 2008, vi inciampa nuovamente durante una visita a una mostra sul fumetto cinese esposta in quel di Londra. È lì che si imbatte nel volume The Rocket Club, stampato in lingua inglese dalla Esperanto Design Workshop di Hong Kong. Questa volta il magico Colan Ho lavora in solitario, scrivendosi anche i testi, ma l’essenza della sua opera non cambia, proseguendo sui binari della contaminazione, della suggestiva fusione di disegno e fotografia, matita e computer, realtà e fantasia. Ho si immagina un fantasioso Rocket Club fondato nel 1884 da venticinque scienziati desiderosi di inviare razzi nello spazio. Per dare credibilità al tutto usa il solito sistema: prende foto di barbuti signori ottocenteschi e le assembla con razzi creati al computer, in scorci cittadini con case in mattoni piazza straordinari automi, e via dicendo. Come nel caso di Amazing Twins, non si tratta di un fumetto, ma di una particolare narrazione per immagini che mescola un po’ tutto, dalle tradizionali tavole alle foto ritoccate, dai testi dal sapore documentaristico a straordinarie invenzioni visive, dai dipinti classici alla tecnologia retrò. Il risultato finale è una gioia per gli occhi e una lettura divertente.


STATUE MISTERIOSE
Colan Ho scompare di nuovo, ma il folle e fanciullesco Castellazi vi cozza di nuovo contro e di nuovo casualmente a primavera 2011. Mentre naviga su internet, infatti, si imbatte in immagini di alcune statue che sembrano uscite dalla mente geniale di Ho. Sono della United Planet, piccola azienda creativa honkonghese formata dal duo Colan Ho e Mak Siu Fung (trovate il loro sito all’indirizzo united-planet.net). Vere e proprie sculture, persino a dimensione reale, di personaggi che sembrano prendere vita per uscire dalle pagine di carta. Un sogno che diventa materico, insomma, si concretizza in tre dimensioni seppur nella sua staticità.
Per ora è tutto, nell’attesa che, un giorno o l’altro, in un qualche angolo del globo, il Castellazzi trovi una nuova gemma del misterioso Colan Ho, un esploratore del mondo dell’immagine più difficile da scovare del famoso David Livingston.

15 GIUGNO

"All'inizio di giugno del 1947 una piccola comitiva di turisti rimase prigioniera del labirinto di Cefalù, allora di recente scoperta, nell'isola di Creta. Il gruppo era penetrato nel dedalo di grotte e gallerie sotto la direzione di una guida fornita da un'agenzia turistica con l'intenzione di esplorare la cosiddetta 'città fra le rocce', la cui scoperta al principio dell'anno precedente era stata il coronamento della lunga carriera archeologica di sir Juan Axelos. (…) Il Times colse l'occasione per porre una volta di più l'accento sulla brillante scoperta da parte di Axelos di un labirinto la cui esistenza era stata ritenuta per così lungo tempo soltanto un mito. Le parole 'labirinto' e 'minotauro' apparvero sul Daily Mirror nel cruciverba del 15 del mese."
da "Il labirinto oscuro" di Lawrence Durrell, del 1947

sabato 11 giugno 2011

NON COMPRATELI!


Non avrei mai pensato di dover invitare le persone a NON comprare dei libri scritti da me, ma vista la situazione mi sembra inevitabile. La faccio breve, nonostante il libro su Oscar sia uscito nel novembre 2008 (quindi 2 anni e mezzo fa) e quello di Gundam nel febbraio 2010 (quindi un anno e qualche mese), a parte l'acconto iniziale non ho mai ricevuto un centesimo di royalties. Ovviamente procederò per via legali (ma conoscendo tempi della giustizia italiana e parcelle degli avvocati probabilmente ci rimetterò), nel frattempo per evitare che ciò che mi spetta continui a finire in tasche altrui, preferisco non si vendano più altre copie. Che tristezza il livello degli editori italiani (certi editori italiani), ridursi così per qualche spicciolo…