martedì 18 giugno 2013

NO PASARAN

Per chi non lo conoscesse, Max Fridman è un personaggio creato dal fumettista Vittorio Giardino nell’ormai lontano 1982. Protagonista di tre avventure leggibili autonomamente, l’ultima delle quali, composta da tre volumi alla francese (grande formato, una sessantina di tavole a colori), è stata recentemente raccolta in un unico libro sotto il titolo No Pasaràn. Fridman vive nella Svizzera degli anni Trenta, ma, in un certo senso, è più europeo di quanto possano esserlo molti dei suoi lettori oggi. È infatti nato in Francia, ha combattuto in Spagna contro il franchismo, gira mezzo continente per seguire la propria attività di commerciante di tabacco. Un uomo di mezza età, ebreo (particolare significativo, visto il periodo storico), vedovo, padre di una bambina. È anche una spia “riluttante”, viene infatti coinvolto suo malgrado in azioni di spionaggio condotte dai servizi segreti francesi. Ma in questa sede, come anticipato, ci si occupa della storia più recente, ambientata in Spagna alla fine del 1938. L’incipit è molto semplice: Ada Treves, vecchia amica di Fridman, si reca nella sua casa per chiedergli aiuto. Il marito, Guido, arruolato nelle Brigate Internazionali che combattono il generale Franco non dà sue notizie da mesi e anche i comandi militari sembrano non saperne nulla. Poiché Max è stato suo commilitone, e conosce bene la Spagna, sarebbe un “segugio” ideale da mettere sulle tracce dello scomparso. Inizialmente titubante, Max infine accetta e parte per la penisola iberica attraversata da una sanguinosa guerra civile, alimentata da un lato dai nazifascisti e dall’altro dal resto d’Europa, in particolare dalla Russia comunista. Da quel momento la narrazione si sdoppia muovendosi su due piani, il presente e il passato, mostrato attraverso lunghi flashback. L’intento di Giardino appare immediatamente evidente, raccontare una storia (o delle storie, visto che il destino del protagonista si intreccia con quello di molti altri personaggi) all’interno della Storia (con la “s” maiuscola). A tal proposito, l’introduzione al volume, di Pepe Gàlvez, recita “No pasaràn è un libro di finzione, in cui niente o molto poco di ciò che viene presentato è accaduto. Eppure tutto o quasi tutto sarebbe potuto tranquillamente accadere.” Già, perché è proprio questo il senso e l’obiettivo della narrativa (letteratura o fumetto poco importa): raccontare storie verosimili, non riprodurre per filo e per segno eventi realmente accaduti, compito riservato al giornalismo o al documentario. La verosimiglianza è, per molti versi, un mezzo narrativo più forte e incisivo, poiché fornisce all’autore maggiore margine di manovra e gli consente di inserire, tramite i propri personaggi, innumerevoli punti di vista e spunti di riflessione. Il doppio viaggio di Fridman, alla ricerca dell’amico e sul filo dei ricordi, fornisce uno spaccato accurato e ottimamente documentato di un conflitto che ha condizionato l’Europa intera, di cui poco si parla e su cui ancor meno si riflette. Gli esseri umani, purtroppo, tendono a ripetere i medesimi errori e, ancora peggio, sono propensi a catalogare le cose in bianco e nero, quando invece la realtà è composta da un’infinita gamma di grigi. Max Fridman, che a sua volta ha militato nelle Brigate Internazionali, ogni qual volta gli viene chiesto se combatteva per i comunisti risponde: “no, combattevo per la Repubblica”, rifuggendo una contrapposizione semplicistica, quasi manichea, a cui anche noi italiani non siamo per niente immuni, portandoci da quasi un secolo sulle spalle un macigno ideologico che vede contrapporsi fascismo e comunismo quando la realtà sta perlopiù in mezzo, o al di fuori, di queste due ideologie. Così, Max Fridman cerca di districarsi tra i combattimenti, gli schieramenti ideologici e gli agguati di chi vuol fargli la pelle (da un parte e dall’altra) perché sta mettendo il becco in una faccenda delicata. Gli uomini di principi, abituati a ragionare con la propria testa, non piacciono né ai fascisti, né ai comunisti. Non si fraintenda, Max Fridman è ben lontano dall’essere l’eroe senza macchia e senza paura del fumetto avventuroso per ragazzi, al contrario ha limiti e timori del tutto umani, dopotutto non si può essere coraggiosi se prima non si ha paura, altrimenti si è solo incoscienti. Alla fine, arriverà a sbrogliare la matassa, ma trovando ancora una volta la conferma di una spiacevole verità: la vita di chi non accetta acriticamente gli ordini è certamente più difficile e più pericolosa di chi si piega ai comandi.
L’esserci dilungati sui contenuti di No pasaràn, piuttosto che sull’aspetto grafico, non deve essere visto come una carenza di quest’ultimo, al contrario come una straordinaria ricchezza dei primi. Il Giardino disegnatore, infatti, non è da meno del Giardino scrittore. Il suo disegno di matrice realistica vanta una formidabile eleganza nelle forme e nei colori, mentre le sue tavole sono uno straordinario esempio di ordinata regia. Curate in ogni dettaglio, le singole vignette sono “foto” di luoghi e avvenimenti. Viste in sequenza vantano il giusto dinamismo in una storia in cui l’azione non ha un ruolo preponderante, ma è comunque significativa. Lo stile di Giardino media tra la scuola italiana e quella francofona, ammorbiditosi nel corso degli anni ha raggiunto risultati eccellenti in ogni aspetto, segnalandosi anche per la cura delle espressioni facciali del protagonista, nei cui occhi azzurri si possono facilmente leggere emozioni che spesso non rivela a parole.
In chiusura, ci permettiamo di sussurrare una richiesta all’autore: ambientare la prossima avventura di Fridman nell’Italia pre secondo conflitto mondiale, per mostrarci con la medesima accuratezza storica, e scevro da paraocchi ideologici, un periodo cruciale della nostra storia troppo spesso pericolosamente rimpianto o superficialmente ignorato. Dopotutto, il modo migliore per evitare di ripetere un errore è averne piena consapevolezza.


Vittorio Giardino, No pasaràn, Rizzoli – Lizard, pp. 224, euro 22,00

 

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