lunedì 2 luglio 2018

DALLA CINA CON SPLENDORE


Tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, il nascente fumetto cinese era conosciuto con molti nomi a seconda delle sue sfumature: fengci hua (“disegni satirici”), yuyi hua (“dipinti allegorici”), zhengzhi hua (“dipinti politici”), ecc., mentre con lianhuantu venivano indicati dei libretti contenenti storie narrate per immagini. Il termine lian huan hua (letteralmente “immagini incatenate”) è quello che si è poi imposto per indicare genericamente il fumetto cinese. La definizione rende bene l'idea della sequenza di immagini in correlazione tra loro per formare un'opera di narrativa. Per quel che riguarda le strisce si parla invece di si ge man hua (“storie in quattro vignette”).
In tempi odierni ha preso invece piede il termine manhua, probabilmente mutuato da Hong Kong, per indicare i fumetti moderni. Dopo decenni di difficoltà, in cui era stato trasformato in mezzo di propaganda oppure in un clone dei vicini manga, il fumetto cinese da circa un decennio comincia finalmente a mostrare le proprie potenzialità. Gli autori scalpitano per liberarsi dai vincoli del passato e le loro opere vengono timidamente pubblicate all’estero. Come nella caso della giovane Zao Dao (classe 1990) che approdata nel mercato francese inizia a essere tradotta nel resto d’Europa. Il suo graphic novel “Il soffio del vento tra i primi” racconta la storia dell’altrettanto giovane Yaya, che abbandona il villaggio natale per sfidare le tempeste e combattere le bestie feroci che obbediscono a un terribile demone, Rakshasa, la donna cannibale. Con l’aiuto di Juiling, la fata delle montagne, Yaya apprende i misteri della natura e a leggere il vento, strumento utilissimo per combattere, i demoni e gli spiriti al servizio di Rakshasa. Yaya deve affrontare l’ignoto, deve imparare a vivere oltre che combattere, deve insomma intraprendere un viaggio iniziatico allo scoperta di se stessa. Non è un caso, quindi, se i titoli dei cinque capitoli di cui si compone l’opera corrispondono ai cinque elementi che fanno parte dei pilastri del pensiero cinese, di cui si avvale anche la medicina tradizionale. La costituzione dell’individuo, infatti, dipende dal prevalere di uno dei suddetti cinque elementi: legno, fuoco, terra, metallo, acqua. La loro influenza riveste un ruolo fondamentale, nella personalizzazione della cura e nella prevenzione. Se si scopre l’elemento base di una persona, si possono individuarne e attenuarne eventuali punti di debolezza, predisposizioni a malanni e adattarsi meglio ai cambiamenti indotti dai cicli stagionali, biologici ed esistenziali. Insomma, Zao Dao fa propri elementi tradizionali della cultura cinese, così come si appropria di alcuni suoi elementi grafici. Non fumettistici, che come si diceva sopra appaiono datati, ma pittorici. Le sue tavole sembrano dipinti, ricchi e dettagliati, rifuggendo la tradizionale struttura con suddivisione in vignette per preferire, nella stragrande maggioranza dei casi, illustrazioni a tutta pagina o addirittura a doppia pagina. Ricordano la pittura paesaggistica cinese detta shan shui, che raffigura paesaggi naturali e si rifà a sua volta alla teoria dei cinque elementi, abbinando a ogni elemento un colore e una “direzione” nel dipinto. Ovviamente, Zao Dao interpreta in modo personale tale indicazioni, facendo per esempio un uso più ampio e soggettivo dei colori. Le sue tavole sono ricchissime di dettagli e di sfumature, a tal punto da perdercisi dentro, tra montagne svettanti e prati popolati da decine di uccelli, o ancora interni straripanti di lanterne, oggetti, teiere, frutti. Sembra quasi di esserci, in quei luoghi orientaleggianti e fantastici, in quegli sfondi che sembrano senza confini e che le dimensioni della pagina non riescono a contenere al proprio interno. Sfogliare “Il soffio del vento tra i pini” significa perdersi in un mondo violento e pauroso, ma anche intrigante, bellissimo, quasi ipnotico, che non si vorrebbe mai lasciare. Tutto ciò, però, ha un prezzo. Il fumetto è narrazione, non solo immagine, e la scelta di puntare tutto su quest’ultima penalizza molto la storia, rendendola quasi un pretesto per fare sfoggio di doti artistiche. Il gioco, comunque, vale la candela e dispiace voltare l’ultima pagina del volume abbandonando quei luoghi maestosi e quei dettagli di cultura antica che ci hanno incantato. In chiusura solo una piccola nota sull’edizione, ottima dal punto di vista cartotecnico ma carente sul piano dell’informazione. Secondo una brutta abitudine ormai molto in voga tra gli editori di fumetti, non solo non è presente nessuna introduzione, ma neanche una biografia dell’autrice, che fino a oggi sconosciuta in Occidente avrebbe avuto bisogno quantomeno di una piccola presentazione. Ma forse sono noi che sono troppo esigenti…

Zao Dao
Il soffio del vento tra i pini
Edizioni Oblomov
pp. 120, euro 18,00


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