Si chiude in questi giorni a Tokyo (in particolare nella Mori Tower a Roppongi) la mostra dedicata a Doraemon, nella quale 28 artisti giapponesi forniscono una loro interpretazione del personaggio. Ma prima vediamo chi è Doraemon.
Ha l’aspetto di un gatto, ma un gatto davvero speciale. Azzurro e bianco, testa a palla, marsupio da cui estrae ogni genere di oggetto. Si chiama Doraemon e non è un vero felino, bensì un robot giunto dal futuro. Le sue avventure sono stravaganti quanto il suo aspetto, ma grazie alle sue buone intenzioni l’happy end è garantito.
Doraemon proviene dal XXIII secolo e si stabilisce a casa di Nobi Nobita (gioco di parole per “uno che se la prende comoda”) ragazzino terrestre del XX secolo con cui stringe una salda amicizia. Doraemon ha accesso a un gran numero di marchingegni, che estrae dalla propria tasca dalla capienza illimitata, dato che pesca nella quarta dimensione. Il giovane Nobita è affascinato da tali prodigi del futuro, ma pare poco incline ad ascoltare i consigli e gli ammonimenti di Doraemon, utilizzando spesso a sproposito le incredibili e invenzioni, cacciandosi così nei guai. In effetti il ragazzino, che vive nella periferia di Tokyo assieme ai genitori, è un esempio di mediocrità e, non eccellendo né a scuola né nella vita, cerca di sfruttare i gadget di Doraemon per farsi notare o per guadagnare denaro senza fatica. Si scopre, inoltre, che Doraemon è giunto nel XX secolo proprio per salvarlo da una futura disfatta, una bancarotta che condannerebbe persino i suoi pronipoti a pagarne i debiti.
Il personaggio di Doraemon nasce nel dicembre del 1969, su quattro numeri di una rivista educativa per ragazzini pubblicata dalla casa editrice Shogakukan. L’anno dopo diviene protagonista di un proprio manga, lungamente pubblicato sulla rivista mensile CoroCoro Comic e su volumi monografici che vendono milioni di copie.
I brevi episodi a fumetti di cui il gattone e l’amico umano sono protagonisti sono disegnati con un tratto molto semplice, e consistono essenzialmente in frenetici tentativi di riparare i danni provocati da Nobita e al contempo di nascondere l'origine di Doraemon. Nonostante l'input fantascientifico, la serie è immersa nel quotidiano, in particolare quello scolastico e casalingo, grazie a Nobita e ai personaggi che gli ruotano attorno, genitori e amici. È probabilmente quest’ultimo uno dei motivi dello straordinario successo giapponese del personaggio e, al contempo, della sua scarsa penetrazione in Occidente, ove molti dettagli possono risultare difficilmente comprensibili. Complesso, per esempio, può essere per un lettore italiano o americano comprendere la passione di Doraemon per i dorayaki, pancake farcito con crema di fagioli rossi, di cui ogni bambino giapponese è ghiotto ma il cui sapore risulta sconosciuto al palato di giovani europei e statunitensi. Il personaggio resta saldamente sulla breccia anche dopo la morte del suo autore, avvenuta nel 1996, continuamente ristampato in collane di ogni foliazione e formato la cui popolarità non accenna a diminuire, anche grazie alle innumerevoli trasposizioni animate, televisive e cinematografiche..
Doraemon ha ricevuto anche una delle più importanti onoreficenze che possano essere assegnate a un personaggio dei manga e degli anime, ma anche a un comune essere umano. Nel 2008 il ministro degli esteri giapponese, Komura Masahiko, lo ha infatti nominato ambasciatore degli anime nel corso di una cerimonia ufficiale tenutasi a Tokyo. La lettera di investitura gli è stata consegnata in mezzo ai flash delle macchine fotografiche dei molti giornalisti presenti, accompagnata dalle seguenti parole del ministro: “Spero che la gente di tutto il mondo scopra sempre più aspetti positivi del Giappone attraverso i suoi cartoon, che sono universalmente conosciuti. Confido che come ambasciatore tu possa viaggiare in tutto il mondo e insegnare che cos’è il Giappone”.
Ovviamente, a ricevere fisicamente l’incarico è stato un pupazzo al cui interno ha trovato ospitalità un doppiatore. Già in altre occasioni rappresentanti del governo giapponese si erano favorevolmente espressi a favore dei manga e degli anime, mentre molto spesso personaggi famosi sono stati usati per campagne di pubblicità progresso, ma è la prima volta che uno di loro diviene a tutti gli effetti portavoce della cultura giapponese, di cui è in effetti uno dei maggiori rappresentanti.
Tornando alla mostra, gli artisti invitati a fornire una personale visione del personaggio hanno dato vita a dipinti, statue, installazioni e strani progetti multimediali. Tra loro il più famoso è sicuramente Takashi Murakami (che ha anche una personale affinità coi manga in genere) che lo ha disegnato all'interno di un gigantesco dipinto molto pop e colorato nel quale sono presenti anche le sue tipiche margheritone, vero e proprio marchio di fabbrica. Alcune installazioni non sono entusiasmanti, come quella nella quale una donna sdraiata nella neve urla "Doraemonnnnnn!!!" in mezzo ai boschi (non chiedetemi spiegazioni). Altre sono affascinanti, come una scultura (non saprei come altro definirla) che sembra un ammasso di fili di ferro intrecciati ma che, una volta colpita dai raggi di luce inviati da un proiettore, vede prendere forma su quei fili le sagome dei personaggi in movimento. Nel complesso, una mostra davvero gradevole da visitare, con aggiunta di ristorante con piatti a tema (come è tipico di questi eventi).
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