Sembra incredibile, eppure ogni cristallo di neve è differente dall’altro. Così, quando milioni di piccoli fiocchi bianchi cadono dal cielo, ognuno di loro, pur partendo da una struttura esagonale di base, è unico, simile eppure diverso dagli innumerevoli “bianchi fratellini”. Certo, nulla impedisce che la sorte porti la natura a creare casualmente due fiocchi identici, ma l’evento è assai improbabile, un po’ come trovare due esseri umani uguali. È solo uno dei tanti elementi di fascino della neve, prodotto del cielo che ammanta di malinconia tutto ciò che ricopre, straordinaria fonte di materia prima per interminabili battaglie tra ragazzini, soffice tappeto su cui scivolare a bordo di slittini improvvisati o tecnologici sci. Ma la neve sa anche essere pericolosa, fredda e indifferente, accecare gli occhi e gelare i piedi, sorprendere il viaggiatore con la tempesta e cancellarne le tracce sotto nuovi fiocchi. Per tutti questi motivi e molti altri, come la collega pioggia, risulta utilissima a fini narrativi, presentandosi di volta in volta come un incantevole scenario o un terribile nemico.
Nei fumetti la neve è di casa. Innumerevoli sono le serie che la ospitano tra le proprie tavole, dalle strisce umoristiche ai serial avventurosi. La neve appare con grande frequenza nelle strisce e nelle tavole domenicali dei Peanuts di Charles Schulz, con Charlie Brown impegnato nella realizzazione di pupazzi di neve, e Snoopy che alterna momenti di euforia di fronte al cadere dei fiocchi con attimi di disperazione quando ricoprono la sua ciotola fino a farla sparire in una massa bianca e indistinta. Anche Calvin e Hobbes, di Bill Watterson, passano molto tempo tra paesaggi innevati, affontandosi in interminabili duelli a colpi di palle di neve, oppure costruendo pupazzi col classico naso di carota, o ancora sfrecciando su un piccolo slittino old style.
Dando una sbirciatina all’immenso serbatio disneyano di storie, oltre a una miriade di racconti natalizi nei quali la neve è un ingrediente fondamentale, ci si imbatte nella Saga della spada di ghiaccio, a firma Massimo De Vita. Questo ciclo narrativo, composto da quattro storie leggibili anche autonomamente, vede Topolino e Pippo trasportati in un mondo fantasy quasi sempre avvolto dalle neve, dove una volta tanto l’eroe è lo spilungone dalle orecchie penzolanti.
In alcuni fumetti il lato pericoloso della neve emerge con altrettanta forza. Come nel graphic novel Whiteout (noto in Italia anche col titolo Tutto Bianco) di Greg Rucka (testi) e Steve Lieber (disegno). Sorta di balzo indietro nel tempo, alla riscoperta del fumetto avventuroso e poliziesco americano, dalle tavole in bianco e nero arricchite da pochi retini, dall'avventura solida e realistica, Whiteout vanta buoni personaggi e un disegno che non fa gridare al miracolo, ma valido e funzionale. Ambientato nel claustrofobico mondo dell'Antartide, dove tutti sono prigionieri del gelo e di un bianco accecante fatto di ghiaccio e neve, mette in scena la misteriosa morte di un uomo e le conseguenti indagini dell'agente federale Carrie Stetko, che si trova nella “ghiacciaia” (così viene chiamata l'Antartide) quale punizione per il suo carattere ribelle. Carrie svolgerà fino in fondo il proprio lavoro, mettendo insieme un indizio alla volta fino all'individuazione del colpevole. Il personaggio torna nel successivo Whiteout Melt e ancora una volta ha parole dure per la distesa di neve e ghiaccio in cui si muove: “L’Antartide è una puttana assassina. Non sto esagerando. Sempre in attesa di un’occasione per ucciderti. Non è una questione personale. Al ghiaccio non importa. È semplicemente la sua natura.” Questa volta Carrie deve vedersela con i responsabili di un massacro avvenuto in un centro di ricerche russo, ma il suo avversario più temibile resta l’ambiente ostile, quella bianca e fredda sostanza che muta da neve in ghiaccio.
Anche il fumetto giapponese vanta la sua bella dose di storie innevate, tra cui il volume La principessa bianca del gruppo al femminile CLAMP. Con un disegno ancora un po’ acerbo e una narrazione inesperta che talvolta incespica sui dettagli (si tratta di uno dei primi manga del gruppo), prendono comunque vita dei buoni racconti incentrati sulla neve e sulla sua principessa, Shirahime, che quando piange provoca la caduta di milioni di freddi fiocchi bianchi. Scorrendo le pagine dell’albo si respira un po' il gelido fiato dell'inverno, un po' il sapore di leggende lontane, immersi in una bicromia fatta più di bianchi che di neri.
Anche Jiro Taniguchi si sofferma sull’affascinante fenomeno atmosferico, dedicando alla neve uno dei capitoli dell’antologia L’uomo che cammina. Incentrato sulle passeggiate di un tranquillo signore di mezza età, perfettamente calato nel quotidiano giapponese, il volume offre incantevoli squarci nipponici: strette viuzze di quartiere, viottoli di campagna, ponti e boschi, e anche una nevicata inattesa che il protagonista osserva sorridente assieme a uno stupito compagno a quattro zampe. La neve torna insomma a essere una presenza gradevole, mostrando di possedere infinite sfaccettature in ambito narrativo, così come infinite sono le strutture che possono assumere i suoi cristalli. Miracoli della natura. E dei fumetti.
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