È il caso di Carlos Nine, moderno poeta della narrazione per immagini, che, pur essendo apprezzatissimo da colleghi e critica, rimane una autore poco noto al grande pubblico. Colpa anche di una scarsa circolazione delle sue opere, nel nostro Paese pubblicate solo su riviste di settore, di ottima qualità ma dalla scarsa circolazione.
Nato a Buenos Aires il 21 febbraio 1944, Nine frequenta l'Accademia di Belle Arti e comincia la propria carriera nel mondo del disegno in qualità di illustratore, per poi dedicarsi anche alla satira collaborando con la rivista Humor. Le sue illustrazioni escono dall'Argentina per approdare in Brasile, Messico, Taiwan, Stati Uniti ed Europa. Nel frattempo, dal 1988 comincia a occuparsi anche di fumetti, che appaiono prima sulla rivista argentina Fierro, poi sulla francese l'Echo des Savanes e sull'italiana Il Grifo. Le sue storie, oniriche e fantastiche, portano sulla carta un mondo del tutto personale, fatto di personaggi deformi, oggetti antropomorfi, paesaggi stravaganti. Le leggi della fisica sembrano non regnare nelle sue tavole, ove dimensioni, strutture, movimento rispondono a convenzioni del tutto personali. Nel 2004 Nine coniuga illustrazione e fumetto e si cimenta nella realizzazione di 26 ritratti di leggendari personaggi del West, visti ovviamente attraverso la propria lente deformante. Tra i suoi titoli, ricordiamo almeno El Mago, Fantagas, Pampa. La sua matita, e i suoi colori, hanno illustrato sogni e mondi che uscivano direttamente dalla sua testa.
Crede che l'aggettivo "poetico" si adatti bene al suo fumetto?
Non so se sono un poeta, ma certamente cerco di esserlo, quindi mi fa piacere se i miei fumetti vengono definiti poetici. Credo che il fumetto debba essere poesia e non solo supereroismo e guerra. Diciamo la verità: non posso soffrire i supereroi.
Questa vena poetica nasce forse dal fatto che ha cominciato disegnando fumetti per bambini?
Sì. Ho realizzato molti fumetti per bambini, e anch'io mi sentivo un po' bambino disegnando quei fumetti. Anche oggi mi sento bambino, forse sono immaturo (risata). È l'eterno fanciullo che è in me.
Sì. Ho realizzato molti fumetti per bambini, e anch'io mi sentivo un po' bambino disegnando quei fumetti. Anche oggi mi sento bambino, forse sono immaturo (risata). È l'eterno fanciullo che è in me.
Molti suoi fumetti assomigliano a fiabe, anche se a volte ne ribaltano i presupposti. È casuale?
No, lo faccio volontariamente. Amo le fiabe, fa parte della mia mentalità. Non dimentichiamo che sono latino e non americano, il mio modo di fare fumetto è molto diverso da quello americano.
No, lo faccio volontariamente. Amo le fiabe, fa parte della mia mentalità. Non dimentichiamo che sono latino e non americano, il mio modo di fare fumetto è molto diverso da quello americano.
Si sente più vicino al fumetto europeo?
Mi sento più vicino agli spagnoli e ai francesi. Non a caso in Francia hanno pubblicato molti miei libri.
È giusto dire che nei suoi fumetti il fantastico lo si trova nel quotidiano? E che gli oggetti quotidiani si tramutano in qualcosa di fantastico? Macinini che diventano case, cavatappi giganti ecc.
La vita quotidiana può essere fantastica. È solo un problema di misure, di dimensioni. Sin da piccolo gli oggetti domestici mi sono sembrati fantastici, mi hanno sempre attratto. Sono oggetti importanti, anche se le donne che li usano sembrano non comprenderlo. La stessa cosa vale per gli uomini: anche un uomo semplice può compiere grandi imprese, come un supereroe. Tutta la vita non è che una lotta, talvolta anche molto drammatica.
C'è qualche autore che l'ha influenzata?
George Herriman, il creatore di Krazy Kat. Ha realizzato delle storie molto poetiche, prive di sceneggiatura ma incantevoli.
E nel campo dell'animazione? Sembra essere stato influenzato dal non sense dei cortometraggi Warner…
Davvero? Allora si tratta solo di una coincidenza.
Come nasce un fumetto di Carlos Nine?
Diciamo che raccolgo tanti piccoli disegni, schizzi fatti mentro parlo al telefono, piccole illustrazioni. Una volta che ho messo assieme tutti questi dettagli senza senso comincio a riflettere sulla possibilità di trarne una sceneggiatura. In altre parole parto sempre dall'immagine.
Quando comincia insomma non ha in mente una storia e un finale?
No, in principio non ho niente in mente. E quando comincio certo non conosco il finale. Arriverà un po' alla volta, come ballando.
Ogni cultura ha i propri canoni estetici, ma quali canoni si applicano ai suoi mondi immaginari così diversi?
Questo problema non esiste. Per me i miei personaggi non sono strani, lo sono magari per gli altri. Io non mi pongo problemi di canoni, non mi chiedo se questo è bello o brutto. Ho un mio stile, e non so nenche se si può definire tale o se è chiaro a tutti.
D'accordo, ma i suoi universi fantastici non rispondono a dei canoni estetici, a delle proprie leggi?
Sicuramente. Nascono come qualcosa di estremamente libero, ma sviluppandosi formulano leggi proprie, una propria autonomia. Io stesso finisco prigioniero dei miei universi. A volte mi sembra di impazzire, così prigioniero, così getto via quell'universo che mi imprigiona e ne creo un altro.
In passato ha lavorato con Carlos Trillo, che le ha scritto una sceneggiatura, si trova bene nel solo ruolo di disegnatore?No, preferisco lavorare da solo. Ho fatto una storia con Trillo perché è un amico, forse l'unico con cui potrei lavorare.
Le piace il fumetto italiano?
Amo molto il Signor Bonaventura, colleziono i suoi vecchi libri.
Un po' datato…
Era un fumetto fantastico, non capisco perché in Italia non creiate un Bonaventura d'oro, invece che uno Yellow Kid d'oro. Intendiamoci, anche Yellow Kid è molto bello, ma appartiene a un'altra cultura, voi avete Bonaventura. Per quel che riguarda gli autori contemporanei mi piacciono Vittorio Giardino, Angelo Stano, Sergio Toppi, Dino Battaglia, Tanino Liberatore.
Mi sento più vicino agli spagnoli e ai francesi. Non a caso in Francia hanno pubblicato molti miei libri.
È giusto dire che nei suoi fumetti il fantastico lo si trova nel quotidiano? E che gli oggetti quotidiani si tramutano in qualcosa di fantastico? Macinini che diventano case, cavatappi giganti ecc.
La vita quotidiana può essere fantastica. È solo un problema di misure, di dimensioni. Sin da piccolo gli oggetti domestici mi sono sembrati fantastici, mi hanno sempre attratto. Sono oggetti importanti, anche se le donne che li usano sembrano non comprenderlo. La stessa cosa vale per gli uomini: anche un uomo semplice può compiere grandi imprese, come un supereroe. Tutta la vita non è che una lotta, talvolta anche molto drammatica.
C'è qualche autore che l'ha influenzata?
George Herriman, il creatore di Krazy Kat. Ha realizzato delle storie molto poetiche, prive di sceneggiatura ma incantevoli.
E nel campo dell'animazione? Sembra essere stato influenzato dal non sense dei cortometraggi Warner…
Davvero? Allora si tratta solo di una coincidenza.
Come nasce un fumetto di Carlos Nine?
Diciamo che raccolgo tanti piccoli disegni, schizzi fatti mentro parlo al telefono, piccole illustrazioni. Una volta che ho messo assieme tutti questi dettagli senza senso comincio a riflettere sulla possibilità di trarne una sceneggiatura. In altre parole parto sempre dall'immagine.
Quando comincia insomma non ha in mente una storia e un finale?
No, in principio non ho niente in mente. E quando comincio certo non conosco il finale. Arriverà un po' alla volta, come ballando.
Ogni cultura ha i propri canoni estetici, ma quali canoni si applicano ai suoi mondi immaginari così diversi?
Questo problema non esiste. Per me i miei personaggi non sono strani, lo sono magari per gli altri. Io non mi pongo problemi di canoni, non mi chiedo se questo è bello o brutto. Ho un mio stile, e non so nenche se si può definire tale o se è chiaro a tutti.
D'accordo, ma i suoi universi fantastici non rispondono a dei canoni estetici, a delle proprie leggi?
Sicuramente. Nascono come qualcosa di estremamente libero, ma sviluppandosi formulano leggi proprie, una propria autonomia. Io stesso finisco prigioniero dei miei universi. A volte mi sembra di impazzire, così prigioniero, così getto via quell'universo che mi imprigiona e ne creo un altro.
In passato ha lavorato con Carlos Trillo, che le ha scritto una sceneggiatura, si trova bene nel solo ruolo di disegnatore?No, preferisco lavorare da solo. Ho fatto una storia con Trillo perché è un amico, forse l'unico con cui potrei lavorare.
Le piace il fumetto italiano?
Amo molto il Signor Bonaventura, colleziono i suoi vecchi libri.
Un po' datato…
Era un fumetto fantastico, non capisco perché in Italia non creiate un Bonaventura d'oro, invece che uno Yellow Kid d'oro. Intendiamoci, anche Yellow Kid è molto bello, ma appartiene a un'altra cultura, voi avete Bonaventura. Per quel che riguarda gli autori contemporanei mi piacciono Vittorio Giardino, Angelo Stano, Sergio Toppi, Dino Battaglia, Tanino Liberatore.
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