giovedì 24 gennaio 2008

RAY GUN


Il pezzo che segue è un box apparso all'interno di un articolo sui giocattoli spaziali pubblicato sul numero di dicembre della rivista Retro. Se l'argomento vi interessa cercate la rivista in edicola, altrimenti godetevi solo il box.

Una sottocategoria degli space toys è rapresentata dalle pistole spaziali. Sparanti, con effetti sonori o luminosi, di svariate fogge e dimensioni le space gun, o ray gun, nascono nel 1929 negli Stati Uniti, quando il fumetto Buck Rogers riscuote un successo incredibile e le aziende di giocattoli realizzano riproduzioni in metallo della pistola del protagonista e dei suoi amici. Ma è negli anni Settanta, con l’avvento della plastica e l’aggiunta di luci e suoni, che questi giocattoli cominciano a dilagare. Incantano col loro design futuristico, i colori sgargianti o metallici, i suoini da b-movie, le lucette ipnotiche. Poi ci sono quelle che sparano pallini e missili. Il Giappone e Hong Kong diventano i principali produttori, ma anche in altri Paesi vengono realizzate meravigliose pistole. In Gran Bretagna, legate al fumetto Dan Dare, negli Usa riproducendo i phaser di Kirk e soci del telefilm Star Trek. Anche l’italia, nel suo piccolo, si distingue. Già a fine anni Sessanta nasce la meravigliosa Atomic Orbetor-X, pistola funzionante a gas. Proprio così, sotto la pistola si innestava una piccola bomboletta di gas, premendo il grilletto il gas fuoriusciva e faceva partire un razzo di gomma. La ditta Ginpel produsse su licenza pistole legate alle serie Mazinga Z e Goldrake: bellissime e vendute in confezioni con fondine e cinturoni. La Edison Giocattoli, con la sua linea TH3, negli anni Settanta realizzò tutta una gamma di avveniristiche pistole, ma anche un guanto spara missili, pettorali e maschere da combattimento. E proprio in questi giorni quelle pistole spaziali tornano in auge, dato che la Edison le sta rilanciando, mantenendo l’identico design ma migliorandone la tecnologia. Oggi, infatti, sono pistole a raggi laser, con cui è possibie colpire un piccolo bersaglio elettronico programmato per diverse possibilità di gioco. L’autore di questo articolo, bimbo negli anni Settanta, è già corso a prenotarle in giocattoleria.

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