domenica 2 settembre 2007

ROBOT 1


Passò fra la sua gente, uomini e robot. Che senso c'era, si chiese, a fare una distinzione? La classi più basse facevano lo stesso lavoro dei robot. Insieme procedevano lungo le strade, insieme guidavano i furgoni e il loro compito era trasportare cose, consegnare cose.
“Essere uomini” pensò. “Non è più una benedizione, un dono, un motivo d'orgoglio. Ma lo è forse sentirsi fratelli delle macchine, sentirsi usati e piegati da uomini invisibili che si nascondono dietro i videocontrolli? Che stanno acquattati nelle unità di controllo, pronti a reprimere il minimo segno di rivolta?”
Quando arriva il giorno in cui sentirsi fratelli delle macchine è quasi un motivo di orgoglio, significa che si è toccato il fondo.
Si fermò all'ombra e i suoi occhi ammiccarono. Nella vetrina del negozio c'era una gabbia, e nella gabbia delle piccole creature aliene. COMPRATE UN BEBÈ VENUSIANO PER VOSTRO FIGLIO diceva il cartello.
Guardò le piccole "cose" tentacolate e vide che erano intelligenti, e in grado di far capire il loro dolore. E passò oltre, vergognandosi delle pene che un essere superiore può infliggere a un altro essere superiore.
(Richard Matheson - Il fratello della macchina, Brother to the machine, 1952)

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