martedì 9 luglio 2019

IL DEVIL DI FRANK MILLER


Matthew Michael Murdock è solo un ragazzino quando si accorge che un cieco sta per essere investito da un camion. Senza pensarci troppo, si lancia al salvataggio: con un energico spintone riesce a scagliare l’uomo lontano, ma viene colpito al suo posto dal mezzo in corsa. Come se non bastasse, dall’automezzo cade un cilindro radioattivo che lo colpisce in volto. Il ragazzo perde la vista, ma quello che nessuno sa è che al contempo ha acquisito straordinarie capacità: tutti gli altri suoi sensi sono potenziati, mentre una specie di radar incorporato, che si manifesta sotto forma di un pizzicore, gli consente di prevenire ostacoli e pericoli. Queste le origini del personaggio come narrate da Stan Lee (ai testi) e Bill Everett (ai disegni) nel primo numero del comicbook statunitense Daredevil datato aprile 1964. Una mossa davvero azzardata: un supereroe con handicap, probabilmente l’unico, come spiega lo stesso Stan Lee: “Il vecchio cornetto è stato il primo, e per quanto ne sappia, ancora è, l’unico eroe cieco negli annali della storia del fumetto. Per di più, non solo è cieco, ma forse il più audace e acrobatico di tutti i nemici del crimine!”
Il disegnatore Everett viene sostituito sin dal secondo numero da altri artisti, ma Lee continua a scrivere parecchie storie definendo sempre meglio il personaggio che, dopo un esordio con un costume giallo e nero, ben presto ne adotta uno completamente rosso, colore che, in abbinamento con i cornini posti sulla testa, ben si adatta al suo nome di battaglia: Devil. A spingerlo sulla via della lotta al crimine non sono solo i suoi poteri ma anche la morte del padre, un pugile assassinato dopo essersi rifiutato di truccare un incontro di boxe. L’uomo avrebbe voluto che Matt intraprendesse la carriera di avvocato, così il ragazzo di giorno studia sui testi di legge, diventando un ottimo difensore di quest’ultima, ma di notte si allena in palestra e pattuglia i vicoli di New York alla ricerca di criminali. Dopotutto, chi potrebbe mai immaginare che un avvocato cieco e un po’ goffo è un supereroe? Oltre che sul suo costume e su un bastone da cieco modificato, Devil può contare su un udito così sottile da permettergli di individuare la presenza di una persona dal suo battito cardiaco. L’olfatto è sviluppato, le dita sono sensibilissime, e via dicendo.
Devil fa parte dell’Universo Marvel, quel variopinto mondo di supereroi nel quale si muovono anche Spider-man e molti altri. Un fumetto seriale, dunque, pieno di avventure mirabolanti, scazzottate e storie, per quanto divertenti, abbastanza semplici. Ma proprio Devil è la prova, una delle tante, che anche il fumetto seriale può diventare autoriale. Passato di mano in mano, da autore ad autore (altra caratteristica dei fumetti Marvel), a fine anni Settanta non è più così popolare. La sua testata è bimestrale e non dovendo difendere dati di vendita eclatanti, gli editor della casa editrice decidono che possono affidarne i disegni a un giovane artista, sconosciuto al grande pubblico, Frank Miller, che fa il suo esordio sul numero 158 della testata, datato maggio 1979. Ai testi c’è il veterano Roger McKenzie, ma dopo una manciata di numeri Miller si dedicherà anche alle sceneggiature. Partendo proprio dal lato grafico, Miller dà una sferzata al personaggio, rinnovandolo pur nello spirito della tradizione. Il primo segnale di questa iniezione di adrenalina arriva dall’impostazione delle tavole. Miller le “taglia” in modo estremamente efficace e in base all’azione che si svolge in ognuna. In pratica non esiste una pagina uguale all’altra per numero, forma e disposizione delle vignette. Se Devil volteggia sui grattacieli, vignette e tavole si sviluppano in verticale. Se lancia il suo bastone verso l’avversario, le vignette divengono orizzontali. Se è impegnato in un acrobatico corpo a corpo contro un avversario, le vignette perdono i loro bordi per dare maggiore respiro all’azione. Insomma la struttura della pagina è di per sé narrazione e grafica, prima ancora di parole e disegni. Questi ultimi sono estremamente dinamici, il corpo di Devil si piega, si flette, si scaglia nel vuoto, piroetta. Qualche posizione, qualche anatomia, è forzata ma fa parte degli eccessi supereroici (per i quali Jack Kirby è stato maestro e Miller allievo). Splendide anche le prospettive, con pugni e personaggi che sembrano sbalzare fuori dalla tavole. Miller incrementa anche il lato drammatico della serie, Devil è meno scanzonato, il suo alter ego Matt Murdock meno goffo. Inoltre preme sull’acceleratore dell’aspetto metropolitano, Devil preferisce muoversi tra i grattacieli della propria città (New York), opportunamente verticalizzata per consentirgli le acrobazie aeree. Ma bazzica anche le vie nascoste, il porto, la metropolitana e via dicendo. Il diavolo rosso continua a pattugliare i più oscuri vicoli di New York, ma un po’ di quella oscurità ora è entrata a far parte della sua anima. Così anche le sue storie diventano più dark, più noir. Il personaggio non può esimersi dall’incontrare altri eroi in calzamaglia e stravaganti supercriminali, dopotutto fa parte dell’Universo Marvel, ma controbilancia tale aspetto con personaggi secondari più realistici, come il giornalista Ben Urich, e storie dure, dove sofferenza e dolore sono palpabili. Devil, inoltre, passa attraverso svariate relazioni sentimentali, alcune parecchio tumultuose, ma vive anche i problemi del suo studio legale, crisi esistenziali e drammi personali che talvolta lo fanno precipitare in un abisso di depressione e solitudine, da cui tuttavia cerca sempre a riemergere. Tutte queste storie, considerate dai fan dei capisaldi, non solo di Devil ma del fumetto supereroico più adulto, sono ora ristampate in una collana monografica da Panini Comics. Un’occasione per leggere, o rileggere, albi che sono entrati a far parte della storia del fumetto. 

  
LA SCHEDA
Roger McKenzie (testi), Frank Miller (testi e disegni), Klaus Janson (chine)
Daredevil l’uomo senza paura - Integrale
Panini Comics, pp. 96, euro 4,90


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