È per me giunto il momento di fare coming out, di confessare le mie mancanze, di recitare il mea culpa. Sono uno dei responsabili dell’arrivo dei cosplayer nel nostro Paese. Una ventina di anni fa, quando l’argomento era ancora oscuro alle masse, ho scritto qualche articolo a tema (secondo la mia amica Keiko Ichiguchi, che ha scritto un libro sui manga in Italia, sono stato anche il primo a usare la parola otaku). Non solo, ho anche incoraggiato innocenti e inconsapevoli fanciulli sulla strada del travestimento (stiamo parlando sempre di cosplayer, non fatevi strane idee), probabilmente provocandogli danni irreparabili. Ma mai, neanche nei miei incubi peggiori, avrei immaginato che un paio di decenni dopo folle di persone in variopinti costumi avrebbero invaso festival del fumetto, piazze cittadine, tendoni di mostre mercato. Non c’è evento dedicato ai fumetti ove non sciamino pulzelle e ragazzoni agghindati con armature, mantelli, corna, spade, oppure in adamitici costumi e con corpi dipinti e facce pesantemente truccate. I cosplayer sono come il prezzemolo, vanno bene in qualunque ricetta. Il punto è che gli organizzatori hanno compreso che fanno colore senza rappresentare una spesa, quindi ne incentivano la presenza in tutti i modi. Tuttavia, se a una fiera del fumetto ci sono dei cosplayer va bene, ma se si pensa che bastino dei cosplayer per fare una buona fiera non va affatto bene. Così, perché investire in mostre, conferenze, installazioni, basta fare una gara di cosplayer… Poi c’è il lato grottesco della faccenda. Una ragazza evidentemente sovrappeso che si veste da Sailor Moon non fa certo una bella impressione. Non fraintendetemi, alle ragazze curvy, così come si ama chiamarle ora, va tutta la mia simpatia, ma Sailor Moon è praticamente anoressica. E non è neanche un discorso sessista, visto che anche i vari Batman con panza da birra non sono egualmente un bello spettacolo. O il cosplay è aderente al personaggio impersonato oppure è meglio crearsi un proprio personaggio (e forse è anche più divertente). E che dire della sovraesposizione di pelle? Personalmente voto a favore di tutti i microcostumi che permettono la visione di cosce, chiappe e tette, ma attenzione perché possono essere diventare estremamente pericolosi per spettatori di una certa età. Ho visto sessantenni con gli occhi sbarrati e il cuore pompare a mille al passaggio di minorenni il cui costume somigliava più a un filo interdentale che a un abito. Insomma, se in una fiera ci sono cosplayer gli organizzatori d’ora poi saranno obbligati ad avere un defibrillatore. Non vorrete mica vedere i vecchi lettori di Tex morire d’infarto, vero?
1 commento:
L'hai toccata piano, ahahahahah 😂
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