sabato 29 marzo 2014

LE RAGAZZE DI MUNARI


Si apre con i pensieri di Fabio, il protagonista, il graphic novel “Le ragazze dello studio Munari”, e prosegue con quegli stessi pensieri lungo tutta la narrazione, unico registro narrativo adottato dall’autore. Fulcro di tutto è insomma il già citato Fabio, libraio e collezionista di volumi antichi, oltre che grande appassionato di Bruno Munari. Fabio è in crisi, o quantomeno è costretto a una seria riflessione su se stesso e sul proprio piccolo mondo, che pare ruotare attorno al suo “io” e alla sua libreria, sul retro della quale si accede al suo piccolo appartamento. In quel luogo, insomma, è concentrata tutta la sua vita: il lavoro, il riposo, le passioni. È in quello stesso microcosmo che accoglie le sue ragazze. Già, ragazze, al plurale, perché porta avanti una complessa vita sentimentale con tre “fidanzate” contemporaneamente. O almeno la portava avanti, dato che la narrazione parte proprio nel momento in cui, ormai scoperto, Fabio le ha perse tutte, sperimentando una totale solitudine a cui è poco avvezzo. Attenzione, però, Fabio non è il viscido tombeur de femmes che si potrebbe immaginare. Certamente è un corteggiatore metodico, che ha persino sviluppato una propria filosofia e una personale tecnica all’approccio, ma per le tre fanciulle – Fedra, Chiara e Sonia – nutre un affetto sincero seppur non esclusivo. Il sesso, tra l’altro raccontato e mostrato con grande delicatezza, è per lui importante, ma non fondamentale. Sono i piccoli momenti quotidiani, le emozioni condivise, i dettagli del viso delle amate a lasciare in lui, e nei lettori immersi nei suoi pensieri, i segni emozionali più profondi e, di conseguenza, a mancargli maggiormente. Fabio appare più che altro come un bambino incapace di scegliere, sentimentalmente immaturo, che si rende conto dell’importanza di qualcosa, o qualcuno, solo nel tardivo momento della perdita. La sua storia è quindi una storia di lenta crescita interiore che comincia con una fine, quella delle relazioni, perché solo dopo una fine può esservi un nuovo inizio. Ma questo nuovo inizio richiede un cambiamento, onde evitare di cadere in un loop che lo condanni a un infinito ripetersi dei medesimi errori. 
Fabio ripercorre così mentalmente gli ultimi mesi cercando di mettere in ordine, oltre ai propri pensieri, anche la propria vita. Nel farlo, da persona narrativamente e visivamente colta quale è (proprio come il suo autore), usa anche strumenti sofisticati, come riferimenti cinematografici e letterari, ma soprattutto continui rimandi ai lavori di Bruno Munari. Leitmotiv di tutto il volume, Munari offre spunti di riflessione al personaggio e suggerimenti grafici all’autore. Le sue frasi costellano i pensieri di Fabio, le sue opere le vignette di Baronciani. Artista multiforme e innovativo, Munari ha lasciato dietro di sé una moltitudine di lavori e insegnamenti ancora attualissimi che all’interno di “Le ragazze di Munari” non sono solo semplici citazioni, ma si fondono con la storia e col suo modo di raccontarla. Baronciani, grafico a sua volta, riesce infatti nella difficile impresa di rendere “fisica” la lettura tramite inserti di cartotecnica per cui l’esperienza tattile è resa possibile grazie a del velluto applicato su una pagina, l’idea della nebbia milanese si fa tangibile attraverso tavole stampate su fogli di acetato, l’importanza di un biglietto di addio acquisisce tridimensionalità nelle mani del protagonista con un vero foglietto, piegato e incollato su una pagina altrimenti bidimensionale. Diceva Munari: “chi non muta è destinato a morire o, peggio, a invecchiare.” Questo vale per Fabio, come per tutti noi, ma vale anche per gli oggetti, per gli strumenti creativi, per le opere di narrazione, persino per il fumetto. Baronciani ha quindi applicato tale idea alla sua opera, rendendola un fumetto di nuova generazione nel quale l’esperienza visiva viene accentuata e arricchita, oltre che accompagnata da altre esperienze sensoriali. Non si tratta di “trucchetti” fini a se stessi, ma di inserimenti funzionali alla narrazione, che si fondono perfettamente con essa. 
Sul fronte grafico, Baronciani non è un virtuoso della matita, non lo è mai stato e probabilmente non gli interessa esserlo, ma il suo tratto spesso e pulito, essenziale, risponde a un’esigenza di semplicità e chiarezza che ha ancora una volta radici nell’esperienza di grafico. Le sue tavole ordinate, generalmente a una o due vignette, sono una sottintesa dichiarazione d’amore per il tascabile all’italiana, oltre che per un esempio di perfetta scansione narrativa. L’autore si conferma insomma come uno dei principali talenti nostrani, raffinato nei contenuti, intelligente nella forma, originale nei formati. La critica fumettistica, ammesso che esista, farebbe meglio a prestargli maggiore attenzione, mentre siamo certi che altri mondi (letteratura, grafica) presto si accorgeranno della sua trasversalità. 



ALESSANDRO BARONCIANI
Le ragazze nello studio di Munari
Black Velvet Editrice
pp. 238
euro 19,00

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