giovedì 8 dicembre 2011

RICORDANDO BONELLI


Un giorno di diversi anni fa, mentre ero in giro a svolgere commissioni, mi squillò il cellulare. Sullo schermo apparve un numero sconosciuto. Aprii la conversazione col classico "pronto" e, dall'altra parte, una voce rispose "ciao, sono Sergio Bonelli". "Come no, Bonelli in persona", feci io con fare sarcastico. E il mio interlocutore: "in persona, chiamo per farti i complimenti per i tuoi articoli." Ero un po' indeciso... Nervoso perché avevo appena discusso con la questura per un passaporto che non arrivava mai, stavo decidendo se mandare al diavolo l'autore della telefonata. Ora, per non creare confusione, devo aprire un paio di parentesi. Sebbene io conoscessi già Bonelli da diversi anni (lo intervistai la prima volta che ero solo diciottenne), non eravamo propriamente amici e certamente lui non aveva il mio numero di cellulare. Secondo, io e il mio amico Gabriele in quel periodo eravamo soliti farci scherzi telefonici (che ci volete fare, siamo bambinoni) che vertevano prevalentemente sul fingersi personalità del mondo del fumetto (digressione nella digressione, a me ne era venuto particolarmente bene uno in cui fingevo di essere un vecchio autore di fumetti che lo tormentava per avere del lavoro). Sta di fatto che quel famoso giorno io pensai che Gabriele mi stesse prendendo per i fondelli e che con i complimenti facesse leva sul mio egocentrismo per farmi cadere nella sua trappola (che uomo diabolico!). Mentre pensavo tutto ciò, la voce dall'altra parte continuava a snocciolare complimenti sui miei redazionali pubblicati su Mister No e io cominciai a pensare "accidenti, Gabriele imita davvero bene la voce di Bonelli". Un dubbio mi balenò per la mente "e se fosse veramente Bonelli?". "Ma sei davvero Bonelli?" (come chiedere all'oste se il vino è buono…) La risposta affermativa, accompagnata dalla frase "mi capita spesso che non mi credano alla prima telefonata" mi convinse. In effetti, dopo essersi procurato il mio numero (proprio da quel doppiogiochista di Gabriele, che comincio a credere non mi disse niente per indurmi a cadere in errore, sempre più diabolico), Bonelli mi chiamò veramente per farmi i complimenti. Dopo quella volta, ricapitò di tanto in tanto (tipo una volta all'anno) che telefonasse per lo stesso motivo. Sinceramente, non so quanto quelle telefonate (che faceva anche ad altri) fossero semplicemente di cortesia e quanto credesse veramente negli elogi diretti al suo interlocutore. Ma il fatto che una persona a capo di una casa editrice così importante, ed evidentemente pieno di impegni, trovasse il tempo per chiamare uno scribacchino come il sottoscritto l'ho sempre trovato un gesto di grande classe e umanità. Non riceverò più quelle telefonate, ma almeno ho una storia da raccontare, quella di quella volta che per un pelo non mandai a quel paese Sergio Bonelli. Grazie di tutto, Sergio.

1 commento:

illustrAutori ha detto...

tipico, a me chiamava per lamentarsi di una recensione su FdC scusandosi alla fine di ogni telefonata ;-) So long, "body and soul" (anche se qualcosa della sua anima rimarrà sempre con noi)