martedì 27 novembre 2007

TRISTE NOTIZIA


In rete è apparsa la seguente notizia: il 26 novembre 2007 si è spento a Roma Roberto Del Giudice, amato da intere generazioni grazie alla voce inconfondibile che ha dato a Lupin III.
Attore, doppiatore e direttore del doppiaggio, Del Giudice è nato a Milano il 5 giugno 1939. All’inizio degli anni Sessanta frequenta l’Accademia di Arte Drammatica, dopodiché si dedica al teatro e, nel 1969, si avvicina al mondo del doppiaggio. Da quel momento presta la propria voce a moltissimi personaggi animati, sia del cinema sia della televisione: Frodo Baggins nel film Il Signore degli Anelli (1978 diretto da Ralph Bakshi), Benny il taxi in Chi ha incastrato Roger Rabbit, Zazu in Il Re Leone (e nei seguiti Il Re Leone 2: Il Regno di Simba e Il Re Leone 3: Hakuna Matata), Miss Piggy dei Muppets, ecc. Molto attivo anche nelle produzioni live, doppia, tra gli altri, Bo Duke nella serie televisiva Hazzard. Ultimamente si dedica maggiormente alla direzione del doppiaggio, firmando film come Nikita di Luc Besson, Allucinazione perversa di Adrian Lyne, Il padre della sposa di Charles Shyer, Haunting - Presenze di Jan de Bont.
Roberto Del Giudice è stata la voce italiana di Lupin III, ha infatti doppiato il personaggio in quasi tutti gli anime (con l’esclusione di un pugno di film).

sabato 24 novembre 2007

UN MANGA ALTICCIO


Il nuovo numero della rivista Wine Magazine dedica un articolo a un manga di Tadashi Agi e Shu Okimoto edito dalla casa editrice Kodansha sul settimanale Morning. Si tratta di una serie a sfondo enologico, dal titolo Kami no Shizuku (“Le gocce di dio”). Per appassionati di fumetti e di vini…

SPOT 6


“In genere, il jazz è sempre stato simile al tipo d'uomo con cui non vorreste far uscire vostra figlia”, ebbe modo di dichiarare Duke Ellington, pianista, caporchestra e compositore, in altre parole uno che di musica e di Jazz in particolare se ne intendeva. E dato che ben pochi padri permetterebbero alla propria discendenza femminile di frequentare Mister No – avventuriero dal cuore d’oro, ma perennemente in bolletta e dalle pessime frequentazioni – non è affatto insolito che Jerry Drake e la musica Jazz vadano a braccetto.
Nato agli inizi del Novecento, e presa completamente forma negli anni Venti, il Jazz mescola elementi musicali africani con melodie derivate dalla musica colta europea. Soprattutto, si denota da subito come genere musicale che lascia grande spazio all’improvvisazione, in cui la predominanza spetta all’interprete piuttosto che alla composizione. Insomma, una musica un pizzico anarchica, ancora una volta in linea col carattere di Mister No, che di rigidi spartiti e regole imposte da altri proprio non vuole saperne.
Il Jazz, che nasce come musica popolare e “nera”, negli anni Cinquanta è ormai riconosciuta come una forma d’arte in tutto il mondo, proprio quando la sua parabola è ormai discendente e i suoi grandi successi commerciali appartengono al passato. Anche se nuove correnti, come il Free Jazz, otterranno discreta attenzione fino agli anni Sessanta e Settanta, i tempi sono maturi perché un nuovo genere prenda il posto del Jazz nel cuore delle masse. Si tratta del Rock’n’roll che, proprio nei Cinquanta, comincia a farsi largo, soprattutto grazie alla voce di un bianco che canta come un nero: Elvis Presley. Ma il nostro Mister No è già troppo vecchio per seguire nuove mode, e nello sperduto angolo di mondo chiamato Manaus certo non arrivano le ultime novità discografiche nordamericane. Per questo il pilota di piper canticchia continuamente un brano jazz, vera e propria colonna sonora delle sue storie che riecheggia nella testa di ogni lettore: “When the Saints Go Marching In”, marcetta allegra e dal ritornello ripetuto a oltranza, portata al successo da colui che del Jazz è stato il portavoce più famoso e simpatico: Louis Amstrong.

giovedì 22 novembre 2007

SHOJO MANGA: UNA MOSTRA VIRTUALE introduzione


Pensando a una donna giapponese l'immagine che si forma nelle mente degli occidentali è generalmente quella di una geisha, o comunque di una figura minuta e aggraziata, un esempio di cortesia e compostezza, sempre pronta a lasciare il passo alla più autoritaria figura maschile. In effetti la tradizione nipponica ha sempre imposto alle donne il ruolo di subordinate, cristallizzandole in un'immagine estremamente "decorativa" e vincolandole al ruolo di mogli e madri. Fortunatamente col tempo le cose stanno cambiando, e anche se le donne giapponesi partono sempre svantaggiate rispetto agli uomini (il numero di manager e di politici donne per esempio è ridottissimo), non tutte sono più disposte a confinarsi tra le mura domestiche, o ad accontentarsi dei livelli gerarchici più bassi nel mondo del lavoro e della società. Questo cambiamento può in parte essere notato anche nel mondo dei manga, dove non solo le donne (autori e personaggi) sono molto aumentate di numero nel corso degli ultimi venti anni, ma si sono anche svincolate dagli stereotipi che le caratterizzavano.
I manga disegnati da donne per le donne sono detti shojo manga, “manga per ragazze”. Una definizione, spesso incontrata sulle riviste di settore, dietro cui si cela un vasto e complesso mondo fatto di fumetti, personaggi e autori.
“Anche se adesso il confine tra shojo manga e shonen manga (“manga per ragazzi”) è assai labile, in passato le caratteristiche peculiari che rendevano un fumetto per ragazze immediatamente riconoscibile come tale erano in primo luogo grafiche: occhioni lucidi, nuvole di fiori, ragazzi belli e impossibili dal carattere sensibilissimo ecc. Inoltre le storie erano fondamentalmente d'amore.” Spiega in una intervista Keiko Ichiguchi, autrice egli stessa di shojo manga.
Ma cerchiamo di inquadrare meglio l'argomento. In un paese dove il fumetto è fortemente targettizzato – ovvero diviso per fasce d'età, sesso, condizione sociale – fin dal dopoguerra gli autori hanno cominciato a produrre manga per ragazzi e manga per ragazze. Gli shojo, in particolare, sono diretti alle giovani tra i 10 e i 18 anni d'età, mentre per le donne adulte si passa già a un'altra categoria, quella dei ladies manga.
Inizialmente, ovvero a partire dagli anni quaranta, gli shojo manga erano realizzati da mangaka uomini. Quello che può essere considerato il primo shojo in assoluto, ovvero Ammitsu-hime (“La principessa Ammitsu”) fu pubblicato nel 1949 sulla rivista Shojo Club della Kodansha. Si trattava di divertenti storielle di poche pagine scritte e disegnate da Suhiho Tagawa. Molti altri uomini, in seguito divenuti famosi, si cimentarono con fumetti diretti al gentil sesso, tra loro ricordiamo Leiji Matsumoto e Shotaro Ishinomori. A creare il primo shojo manga moderno, che conteneva in embrione quelle che sarebbero state le caratteristiche grafiche e narrative peculiari del genere, fu però Osamu Tezuka. Questo famosissimo autore nel 1953 portò sulla carta le avventure di Ribon no Kishi (in Italia La principessa Zaffiro), storia fantasy di una principessa cresciuta come un maschio per poter meglio governare il regno. In questa serie erano presenti per la prima volta, e chiaramente codificati, i segni di cui parlava Ichiguchi: gli occhioni, i fiori, le grandi storie d'amore.
L'avvento delle donne, destinate a diventare depositarie quasi esclusive del genere, in questo particolare settore dell'industria del disegno avvenne negli anni settanta. Si trattò di una piccola rivoluzione capeggiata da alcune importanti mangaka come Moto Hagio, Ryoko Ikeda, Yumiko Oshima e Keiko Takemiya. Impossessatesi degli shojo, le donne rafforzarono quanto già costruito e vi inserirono altri elementi fortemente femminili. Il romanticismo divenne un caposaldo, le relazioni interpersonali – in particolare quelle amorose – presero il completo sopravvento sull'azione, tanto che tuttora gli shojo manga sono considerati più letterari degli shonen, ovvero molto più attenti alle storie, ai dialoghi, alla costruzione dei personaggi. Anche gli stereotipi grafici vennero perfezionati e sfruttati a fini "linguistici". I fiori non erano più semplicemente decorativi, ma tramite un preciso codice dovevano comunicare dei sentimenti, delle emozioni. Le rose cominciarono a indicare l'amore, i petali svolazzanti la malinconia e via dicendo. Gli occhi grandi divennero ideali veicoli di emozioni, con calde lacrime pronte a sgorgare in caso di tristezza e lucenti sfavillii pronti a brillare in caso di gioia. Anche la composizione delle tavole cambiò secondo regole estranee agli shonen. In storie in cui la vita quotidiana ha grande importanza e l'abbigliamento della ragazze è estremamente curato, grandi e longilinee figure cominciarono a occupare la pagina in tutta la sua altezza, tagliando in verticale le vignette. Una disposizione disordinata delle vignette divenne un metodo infallibile per trasmettere forti emozioni negative: smarrimento, terrore, infelicità.
Rappresentativi di questo modo classico di intendere gli shojo sono certamente i manga disegnati da Yumiko Igarashi. Tanto per fare un esempio, Candy Candy, su testi di Kyoko Mizuki, porta in scena la travagliata infanzia e adolescenza dell'omonima protagonista, cresciuta in un orfanotrofio sulle sponde del lago Michigan e in seguito destinata a mille peripezie sentimentali per mezza Europa (la collocazione delle storie in ambienti europei rappresenta un altro degli elementi romantici). Ma gli occhioni e i biondi capelli vaporosi delle ragazzine della Igarashi si ritrovano anche in serie più "colorite" dal punto di vista dell'ambientazione, come Tim Tim Circus (in Italia Kitty la stella del Circo), ove l'eroina è una trapezista la cui famiglia muore nel corso di un esercizio, o in Mamie Angel (in Italia Susy del Far West), in cui la giovane protagonista sogna di partire per il Far West, così come in Anna dai capelli rossi che trasforma in manga un noto romanz della canadese Lucy M. Montgomery.
Nel 1972 vede la luce un manga decisamente più innovativo, Versailles no bara ("La rosa di Versailles", in Italia Lady Oscar), di Ryoko Ikeda, in cui le donne trovano la loro completa emancipazione. Nell'evoluzione della protagonista Lady Oscar potremmo anche intravedere una metafora dell'evoluzione degli shojo. Oscar è infatti una ragazza cresciuta come un uomo dal padre che avrebbe voluto avere un figlio maschio. In questa sua veste androgina, e sullo sfondo della Rivoluzione Francese, diviene addirittura il comandante delle guardie della regina Maria Antonietta. Solo verso la fine della storia – tra mille conflitti, intrighi di corte, drammatiche vicende politiche – Oscar ritrova la sua femminilità e l'amore tra le braccia del bello André. In altre parole parole la femminilità soffocata si libera, sia in Oscar che negli shojo manga.
Non si creda però che i gli shojo manga parlino solo d'amore. Pur essendo storie incentrate sempre sugli individui e sulle loro relazioni, nel tempo hanno inserito le tematiche più svariate tra le pieghe delle loro storie. Fantascienza, horror, fantasy hanno fatto capolino tra le storie per ragazze, a volte semplicemente come scenografia, più spesso come elementi portanti della trama. Ormai non è inconsueto incontrare negli shojo magazine serie i cui personaggi si muovono, invece che tra i banchi di scuola o le mura domestiche, su mondi fantastici o avveniristiche astronavi. Alcune autrici di shojo manga, poi, hanno fatto di queste "contaminazioni" una precisa scelta stilistica, inserendole con frequenza nelle loro opere. Già Moto Hagio ha dimostrato da decenni di padroneggiare tutti i filoni di questo genere: dal romantico allo storico, dall’horror alla fantascienza fino ai manga con tematiche omosessuali. La fantascienza, in particolare, si è dimostrata uno dei suoi cavalli di battaglia. They were eleven e A, A Prime sono esempi di una narrativa fantastica centrata più sulla speculazione, sul rapporto tra uomo e scienza, tra tecnologia e sentimento, che non su azione sfrenata e combattimenti spaziali (più consoni agli shonen). Mantenendo saldi i topoi grafici degli shojo e rispettando l'assioma per cui sono sempre gli esseri umani a dover stare al centro dell'obiettivo, la fantascienza degli shojo appare più sottile, più raffinata, sicuramente meno d'impatto da un punto di vista grafico, ma maggiormente affascinante da un punto di vista narrativo. Anche l'horror degli shojo ha precise peculiarità. Kei Kusunoki, da sempre specializzata in questo genere di manga, ha dato prova di sapersi destreggiare al meglio in titoli come Onikirimaru ("Cacciatore di oni", in Italia Slayer) e Dai tokai ni hoero (“Abbaiare alla città”, conosciuto anche come Crime City). La brava autrice preferisce infatti attingere a piene mani alla tradizione e al folklore del proprio paese. I mostri e gli orrori affrontati dai suoi personaggi sembrano quindi appena usciti da antiche leggende, libri consumati dal tempo, racconti tramandati oralmente. Le feste e gli abiti tradizionali forniscono coreografie affascinanti, tensione e terrore sono emotivi prima che fisici, e i grandi occhi espressivi dei personaggi paiono fermamente intenzionati a ricordare al lettore che si tratta di shojo manga. Il famosissimo gruppo delle CLAMP è giunto poi a fare propria anche l'azione sfrenata e distruttiva, da sempre punto di forza degli shonen. nel loro manga dal titolo X i combattimenti a colpa di spade e arti magiche sono all'ordine del giorno. Nel più infantile Magic Knight Rayearth tre ragazzine si trovano sbalzate in uno sconosciuto mondo fantasy. In Tokyo Babylon torna la fantascienza, mentre in RG Veda è il genere fantasy a spadroneggiare, ma immerso nella mitologia induista che gli conferisce una patina di nobile fascino.
Negli ultimi anni, una presenza delle donne è ravvisabile addirittura tra i titoli erotici, un tempo dominio degli uomini. Un caso davvero particolare è quello di Ai Ijima. Questa giovane donna in realtà ha sceneggiato un solo manga, Time Traveler Ai, ma è nota al pubblico giapponese come attrice soft-porno. Il suo esordio nel mondo dello spettacolo è avvenuto infatti grazie filmetti pornografici e riviste erotiche, per poi approdare a una cinematografia leggermente più seria e alla televisione, dove comunque non dimentica di sottolineare il suo lato sexy. Disegnato da Takeshi Takebayashi, Time Traveler Ai, è quasi un'autobiografia umoristica, fantastica e lievemente erotica, la protagonista è infatti Ai, una modella che incidentalmente si ritrova a viaggiare nel tempo con la sua troupe, vivendo brevi avventure nel West, nell'antico egitto, nell'Europa di Napoleone e chi più ne ha più e metta. Certo un fumetto modesto, ma incentrato tutto sulla "figura" dell'autrice/protagonista.
Milk Morizono è invece un vero e proprio punto di riferimento nel mondo dei ladies comics erotici. A partire dall'inizio degli anni Ottanta ha realizzato molte serie inquadrabili nel filone erotico: Cocktail Stories, Desire, Bondage Fantasy, Let's go to Bed, Slave to Love, High Life (unico pubblicato in Italia). Il suo disegno è sofisticato, anche se eccessivamente freddo, e i suoi manga (spesso scritti da altri, ma "su misura" per lei) tendono a shockare, anche su un piano emotivo oltre che sessuale. Probabilmente intenzione dell'autrice è fare uscire le donne giapponesi, sue principali lettrici, da quella sonnolenza che le ha tenute prigioniere per millenni.
Il sesso è una presenza costante anche nei fumetti di Kyoko Okazaki, altra autrice di ladies manga lontana anni luce da una visione mielosa di fumetto giapponese femminile. Le sue storie mettono infatti a nudo i mille conflitti della società nipponica, mentre le sue protagoniste sono giovani impiegate che la notte si trasformano in donne a pagamento, oppure studentesse poco inclini a rispettare rigidi costumi sessuali. Un altro ritratto di pezzi di una società che cambia, di mondi al femminile che cercano di evadere dalle strette celle in cui sono stati confinati.
Infine va ricordato almeno un altro filone, quello dei manga a tematica omosessuale. Difficile comprendere e spiegare cosa spinga le autrici e le lettrici ad appassionarsi tanto a questo genere di storie, resta tuttavia il fatto che i manga dedicati a personaggi omosessuali sono moltissimi, e che l'argomento è affrontato da moltissimi punti di vista, dal sentimentale all'erotico spinto. Gli shojo manga a tematica omosessuale, conosciuti anche come shonen ai (amori maschili), sono pensati per un pubblico esclusivamente femminile. Dopo la lettura di alcuni di questi manga, la cosa non stupisce: davanti agli occhi del lettore si apre infatti un mondo fatto quasi esclusivamente di bishonen (bei ragazzi), esempi di bellezza maschile da cui le ragazze sono immediatamente attratte. Tuttavia non si tratti solo di "attrazione fisica": i protagonisti maschili vantano spesso una sensibilità tutta femminile, intessono complesse storie d'amore, sono talvolta fragili, non si vergognano di piangere, sono insomma molto lontani dallo stereotipo dell'uomo d'azione, tutto d'un pezzo e spesso senza cervello (e soprattutto senza cuore) proposto invece dagli shonen manga. Se a questo aggiungiamo che i protagonisti sono immersi in atmosfere shojo, con una ambientazione quotidiana e una narrazione pacata e riflessiva, attenta ai personaggi quanto all'intreccio, comprenderemo ancora meglio perché piacciono più alle ragazze che non ai ragazzi. Tale filone ha fatto la fortuna di autrici specializzate come Kazuma Kodaka (Kizuna), ma è stato avvicinato anche da comuni artiste shojo, come Marimo Ragawa che nel serial New York New York ha mescolato le tematiche d'azione con quelle sentimentali, grazie alla storia d'amore tra un poliziotto e il suo compagno gay.
Insomma, l'universo degli shojo manga è decisamente ricco e sfaccettato, così come in continua espansione. Si ha inoltre l'impressione che si evolva assieme a coloro che le lo creano e lo leggono, riuscendo a mostrare, seppur all'interno di opere di fantasia, anche l'evoluzione della figura femminile nella società nipponica.

nell'immagine: La principessa Zaffiro © Tezuka Prod.

martedì 20 novembre 2007

ROBOT 11


Mi recai dietro le quinte per cercare Lisa.
Non si trovava nel nostro camerino. Sorpreso, mi incamminai nel corridoio fino al camerino di Paul, aprii la porta.
– Paul hai visto… – mi mancò la voce.
Li guardai. Paul e Lisa.
– Oh, salve caro, – sussurrò Lisa. Non è magnifico? Paul mi ha chiesto di sposarlo.
– E lei ha accettato, – aggiunse Paul.
– Accettato, – mormorai io.
– Sarà una cosa perfetta. – Lisa era raggiante. – Noi tre, insieme!
– Ma noi siamo androidi, – sussurrai.
– E con ciò? – intervenne gaio Paul. Sarà il miglior matrimonio consortato che sia mai stato registrato!
(…)
Perché?
Paul era un umano, ecco la risposta. Avrebbe potuto dare a Lisa senso di sicurezza, di possesso. Son passati vent'anni dall'Emancipazione, ma gli esseri umani pensano ancora di fare un favore agli androidi sposandoli. Anche se gli androidi stanno salvando la razza dal suicidio.
(James Causey, Lo spettacolo deve continuare, The Show Must Go On)

SHOJO MANGA: UNA MOSTRA VIRTUALE spiegazione

Quando ho aperto questo blog, una cosa su cui ho riflettuto è stato, ovviamente, su quale tipo di contenuti inserirvi. Tra le idee ve ne è anche qualcuna un po' "sperimentale”, come la realizzazione di piccole mostre virtuali. Shojo Manga: una mostra virtuale è un primo tentativo mdi mettere in ratica tale proposito, e si propone di fornire un piccolo quadro dei manga per ragazze tramite un'introduzione e nove "pannelli” (ognuno dedicato a un’artista differente) che spieghino cosa sono gli shojo manga. Insomma, una decina di post, pubblicati a distanza di qualche giorno dall'altro, sui quali attendo commenti. La “mostra” restarà in rete fino alla fine del 2007.

giovedì 15 novembre 2007

ROBOT 10


– Tutto quello che desidero, Mary, è morire.
Alzai gli occhi verso di lui, la sua triste faccia caffelatte con l'ampia fronte increspata e gli occhi teneri. – Se nasce il mio bambino…
– Sono programmato per vivere finché vi siano esseri umani da servire. Non posso morire finché resta qualcuno di voi. Voi… – E improvvisamente, sorprendentemente, la sua voce sembrò esplodere. – Voi, Homo Sapiens, con la vostra televisione e le vostre droghe.
La sua collera mi spaventò per un attimo e rimasi in silenzio. Poi dissi: – Anch'io faccio parte della specie, Bob. E non sono così. E tu sei quasi umano. O “più” che umano.
Tolse la mano dalle mie spalle e si allontanò da me.
– Io sono umano. Tranne che per la nascita e la morte. – Ritornò alla scala. – E sono nauseato dalla vita. Non l'ho mai desiderata.
Lo guardai. – Ma questo è uguale per tutti. Nemmeno io ho chiesto di venire al mondo.
– Ma tu puoi morire. – Ricominciò a salire la scala.
Improvvisamente mi venne un pensiero orribile. – Quando saremo tutti morti… Quando questa generazione sarà scomparsa, allora potrai ucciderti?
– Sì – rispose. – Credo di sì.
– Non lo sai nemmono con sicurezza? – Domandai con la voce che saliva di tono.
– No – rispose. – Ma se non ci sono esseri umani da servire…
– Gesù Cristo! “È per causa tua che non nascono più bambini?”
Mi guardò. – Sì. Ero io che dirigevo il Controllo Demografico. Sapevo usare l'attrezzatura.
– Gesù Cristo! Hai imposto al mondo il controllo delle nascite perché tu avevi voglia di morire. Tu stai cancellando l'umanità… Per poter morire. Ma non vedi che anche questa umanità è suicida?
– Soltanto perché tu ne hai distrutto il futuro. Tu l'hai riempita di droghe e nutrita di bugie e ne hai disseccato le ovaie e ora vuoi anche seppellirla. E io che ti credevo una specie di Dio.
– Sono semplicemente quello per cui mi hanno costruito. Sono una macchina, Mary.
(Walter Tevis, Futuro in trance, Mockingbird, 1980)

SEMPRE MEGLIO CHE LAVORARE! 10


In questo spazio sono raccolti aneddoti sulla vita editoriale. Cose che mi sono capitate personalmente o che mi hanno raccontato colleghi. Tutto quanto riportato è vero. Si tratta inoltre di una rubrica “aperta”, in altre parole se volete contribuire raccontando qualcosa di simile accaduto a voi mandatemi una mail, garantisco l'anonimato di tutti, “vittime” e “colpevoli”.

Un grafico poco avvezzo ai fumetti deve scansionare una tavola originale troppo grande per entrare nello scanner, domanda quindi: “posso rifilarla?”
Scena simile in un negozio di fotocopie. La tavola fa fatica a entrare nella fotocopiatrice e il ragazzotto addetto allo strumento esclama convinto: “Beh, la piego in due.”

ARRIVA CROSS GAME


Mitsuro Adachi è un bravissimo mangaka, autore di serie in genere lunghissime e giocate su una sensibilità tutta giapponese, fatta di pause e tempi lunghi, personaggi credibili ed espressivi – sono love story adolescenziali vissute sui banchi di scuola e sui campi sportivi, non prive di una certa poesia. Cross Game, il suo lavoro più recente, attualmente serializzato in Giappone nella rivista Shonen Sunday della Shogakukan, sarà pubblicato in Italia Flashbook Edizioni. Protagonista di Cross Game racconta è Ko, un ragazzino molto portato per il baseball (sport preferito di Adachi), ma con scarsissimo interesse verso lo sport, fino a quando qualcosa non cambierà le carte i tavola…

venerdì 9 novembre 2007

LA REGINA DEI MILLE ANNI


Nonostante l'autore vanti una grande popolarità, i manga di Leiji Matsumoto sono stati pubblicati solo in piccola parte, e in modo frammentario, nel nostro Paese. Ben venga quindi l'annuncio fatto da d/books di un forte impegno in questo senso, che comincia a concretizzarsi con l'uscita del primo volume di La regina dei mille anni, serie in mille tavole nate per essere pubblicate una alla volta sul quotidiano Sankei Shinbun a partire dal 1980. La storia racconta di come ogni mille anni il pianeta Terra subisca sconvolgenti mutamenti a causa dell'avvicinarsi del pianeta Lamethal, una cui abitante diviene la regina dei mille anni fino al passaggio successivo. Nascosta nelle viscere della Terra, la regina porta avanti un piano oscuro, all'insaputa dei terrestri. Parte di questo grande mistero viene alla luce quando il giovane Hajime Amamori è richiamato al cospetto dell'aliena. Nella storia vi sono gli ingredienti tipici di Matsumoto: dei personaggi maschili bassi e sgraziati; delle donne alte e bellissime; una tecnologia avveniristica e retrò allo stesso tempo; un fitto mistero; un'aura epica. Nonostante si tratti di un malloppone di circa 350 pagine, talvolta denso di dialoghi, la lettura cattura l'attenzione, soprattutto grazie a uno stratificarsi di colpi di scena e misteri (i secondi sempre superiori ai primi) che rendono impossibile prevedere il finale. Dal punto di vista grafico, tavole dalla struttura totalmente libera e ricche di vignette, irrobustite da sfondi dettagliati, assicurano un bell'impatto visivo. Consigliato ai fan del “sovrano dell'avventura”.

Titolo: La regina dei mille anni
Autore: Leiji Matsumoto
Casa editrice: d/books
Pagine: non indicato
Prezzo: 9,20 euro

giovedì 8 novembre 2007

SPOT 5


È uscito il nuovo numero di Scuola di Fumetto. Tra i tanti articoli, segnalo la scheda su Tadahiro Uesugi, artista giapponese sconosciuto in Italia. Eccone l'incipit, il resto in edicola.

Se un “maestro”, o sensei per dirla alla giapponese, è davvero un artista e una guida, lascia segni profondi nell’arte dei suoi discepoli, anche quando questi ultimi prendono strade completamente differenti. Come nel caso di Tadahiro Uesugi, che a ventotto anni anni è stato assistente di Jiro Taniguchi e che oggi, pur dedicandosi all’illustrazione invece che al fumetto e utilizzando il computer al posto della matita (cosa che Taniguchi non farebbe mai), dimostra di aver assorbito parte della poetica del suo illustre mentore. Nato a Miyazaki (un segno del destino?) sull’isola di Kyushu nel 1966, Uesugi frequenta la la Tokyo Art School, ove studia illustrazione e in particolare fashion illustration. Dopo un apprendistato presso Taniguchi, pubblica i suoi primi lavori sulla rivista Magazine House. Ben presto lascia il mondo dei manga per dedicarsi completamente all’illustrazione. Inzialmente per realizzare le sue immagini prima le schizza con Photoshop, dopodiché le colora a mano con acquerelli, in seguito il processo creativo si svolge completamente in digitale. “Non importa quali strumenti io usi”, afferma lo stesso Uesugi, “ciò che conta per me è riuscire a riprodurre l’immagine che si forma nella mia testa.” Oggi i suoi lavori sono inconfondibili, trattandosi il più delle volte di immagini che fondono due elementi: sfondi accurati e longilinee figure umane, quasi sempre femminili. Che si tratti di verdi prati fioriti, antichi templi giapponesi, moderni edifici occidentali o fermate della metropolitana, gli sfondi occupano la maggior parte dell’immagine, sorta di vasti palcoscenici su cui, minute e silenziose, entrano in scena le eleganti figure umane, spettatrici e attrici al medesimo tempo.

mercoledì 7 novembre 2007

KING OF COMICS


Jack Kirby è nato a New York il 28 agosto 1917 e scomparso il 6 febbraio 1994, ha creato assieme a Stan Lee praticamente quasi tutto l’universo Marvel, ma prima ha firmato molte altre serie (come l’originale Capitan America) e in seguito si è dedicato a serial per svariate altre case editrici. La casa editrice Abraham Books ha annunciato la pubblicazione di un’imponente biografia di Kirby firmata da un suo ex assistente, Mark Evanier, noto sceneggiatore di fumetti. Il volume, dal titolo Jack Kirby: King of Comics, sarà un cartonato di 224 pagine venduto a 40 dollari, riccamente illustrato anche grazie a immagini poco viste o addirittura inedite, uscite dalla collezione dell’autore.

SEMPRE MEGLIO CHE LAVORARE! 9

In questo spazio sono raccolti aneddoti sulla vita editoriale. Cose che mi sono capitate personalmente o che mi hanno raccontato colleghi. Tutto quanto riportato è vero. Si tratta inoltre di una rubrica “aperta”, in altre parole se volete contribuire raccontando qualcosa di simile accaduto a voi mandatemi una mail, garantisco l'anonimato di tutti, “vittime” e “colpevoli”.

Nonna in libreria: “vorrei un libro per mio nipote.” “Magari un bel fumetto” suggerisce l'intraprendente libraio. “No”, ribatte la nonnina, “è troppo grande per i fumetti, ormai ha otto anni.” Io le avrei dato Le 110 pillole di Magnus.

ROBOT 9


C'era una volta, in un paese chiamato La Città, una macchina di nome Geever.
Geever era sposato con una donna che tutti chaimavano la Moglie di Geever. Geever viveva ai sobborghi della Città, vicino al confine del mondo, ma ogni giorno si recava al lavoro e sbrigava faccende di poco conto per un tizio conosciuto come il Capo di Geever.
Tutte le sere, quando tornava a casa dal lavoro, sua moglie gli diceva:
– Bentornato a casa, Geever.
A volte a Geever sembrava di essere il centro del mondo intero, e in quei momenti di grande vanità, Geever era certo di essere stato scelto dal Dio Ombra per essere diverso da tutti gli altri.
(Charles E. Fritch, Il volo di Geever, Geever's Flight)

martedì 6 novembre 2007

GUNDAM, MI FAI RIDERE!

Poco note in Italia, ma molto diffuse in Giappone, le strisce umoristiche vantano un vasto pubblico e vengono chiamate i 4 koma (letteralmente “quattro vignette”) poiché formate da quattro riquadri costruiti in verticale seguendo quello che è il comune senso di lettura. Tra quelle ultimamente più seguite vi è Gundam-san, di Hideki Ohwada, che prende in giro uno dei miti dell’animazione nipponica, Gundam, concentrandosi sulla sua prima serie e sul personaggio di Char, che si comporta come uno sbruffone sciovinista.

MI MANGIO GODZILLA

Chi non conosce i Fonzies? Si tratta di quegli snack al gusto formaggio rintracciabili in qualsiasi supermercato italiano. Ultimamente la ditta tedesca che li produce ne ha create tre varianti, in limited edition, i cui sacchetti sono stati studiati da designer. Tra queste uno è di evidente ispirazione nipponica, vi campeggia infatti la figura di Godzilla, scritte in kanji e lo strillo “Lord of Urban Monsters”. Il design è molto moderno e accattivante e ne è autore l’italiano Dany Orizio.

KINGDOM HEARTS


Il giovane Sora viene catapultato dall’isola del Destino, su cui vive, in mondi incredibili per svolgere una importante missione. È infatti il prescelto, destinato a combattere gli Heartless, gli emissari dell’oscurità. Ma perché la luce trionfi Sora ha bisogno dell’aiuto dei personaggi Disney.
Da un videogioco Squaresoft, un manga di Shiro Amano.

NEWS IN ACTION


Il distributore Cosmic Group diventa anche un (piccolo) editore grazie alla rivista News in Action, un mensile dedicato al mondo delle Action Figure che va a coprire uno spazietto del mercato finora scoperto. Se ne parla in questa sede ovviamente perché i fumetti sono tra i soggetti “principe” di questo genere di produzioni. Il primo numero (datato novembre) è gratuito, gli altri avranno un prezzo “politico” (presumibilmente un euro). La rivista è piacevole da sfogliare, anche se si potrebbe lavorare ancora un po’ sulla grafica, dato che vi si respira un po’ troppo aria da catalogo. Infatti, a parte qualche articolo, come un’intervista a Todd McFarlane, molte pagine sono una sequenza di foto di statue, senza approfondimenti sulle serie da cui sono tratte. Si segnala anche un difetto: la mancanza dell’indicazione dei prezzi, che anche se solamente indicativi andrebbero sempre segnalati per ermettere di valutare se si tratta di statue accessibili a tutti o soggetti dai costi stratosferici.

sabato 3 novembre 2007

ROBOT 8


Sono di metallo, eppure ce ne siamo innamorati. Combattono a colpi di missili e razzi fotonici, eppure ci inteneriscono i cuori. Hanno forme squadrate e talvolte mostruose, eppure ci affascinano. Si muovono a scatti, eppure ci sembra che volino. Sono i robot della nostra infanzia, conosciuti attraverso i cartoni animati, o saltati fuori dalle scatole di cartone di qualche giocattolaio. Tenere creature di metallo e plastica, fanno ormai parte del nostro immaginario, dell'inseparabile bagaglio di ricordi. Questo bel volume americano, dal piccolo formato ma dai grandi contenuti, li immortala in foto a tutta pagina. Da Mazinga Z a Daitarn III, da Doraemon a Yattaman, dai robot degli anni Settanta ai chogokin, un caleidoscopio di modelli e colori. E, strano a dirsi, sono i primi, i più imperfetti, a colpirci di più. Le loro forme tozze e i pulsantini spara missili ci fanno tornare bimbi. Un libretto che è un vero e proprio atto d'amore verso queste creature immaginarie eppure tangibilissime, oltre che un percorso storico dalle origini fino ai giorni nostri. Da sfogliare prima di andare a dormire, per fare si che ritornino nei nostri sogni.

Super #1 Robot, di Tim Brisko (foto) e Matt Ali e Robert Duban (testi), Chronicle Books, 18,95 dollari

venerdì 2 novembre 2007

DISNEY MANGA


Il fumetto e il cinema d’animazione si sviluppano agli inizi del Novecento negli Stati Uniti. Nelle seconda metà del secolo il Giappone raccoglie il testimone e dà vita a una delle più fiorenti industrie dell’intrattenimento. Nel ventunesimo secolo i due mondi collidono. Il più grande creatore di sogni disegnati, la Walt Disney, utilizza il talento creativo dei migliori artisti nipponici. Nascono i Disney Manga, fumetti in cui la magia Disney viene reinterpretata in stile manga. Il sogno vive ancora…

SEMPRE MEGLIO CHE LAVORARE! 8


In questo spazio sono raccolti aneddoti sulla vita editoriale. Cose che mi sono capitate personalmente o che mi hanno raccontato colleghi. Tutto quanto riportato è vero. Si tratta inoltre di una rubrica “aperta”, in altre parole se volete contribuire raccontando qualcosa di simile accaduto a voi mandatemi una mail, garantisco l'anonimato di tutti, “vittime” e “colpevoli”.

“Ah! Ti occupi di fumetti giapponesi. I nanga, mamga, namga, come si chiamano… insomma, quelli porno.”
Sigh!

giovedì 1 novembre 2007

FINALMENTE BIOMEGA


La Panini, all'interno della linea Planeta Manga e in particolare della collana Manga 2000, annuncia l'attesa pubblicazione della serie Biomega firmata da Tsutomu Nihei(Blame!, Noise). Cominciata nel 2004 per Kodansha, interrotta e ripresa nel 2006 per Shueisha, questa storia ha per protagonista Zoichi Kanoe, che viaggia a bordo della sua spettacolare motocicletta nel mondo del terzo millennio, in cui la razza umana appare destinata alla distruzione per via del terribile virus N5S. L’unica speranza sembra consistere in esseri come Ion Green, in grado di adattarsi al virus. Ma perché alcuni sono immuni al virus? E perché le organizzazioni governative mantengono il segreto sull’esistenza di tali esseri umani? E, soprattutto, perché è stata inviata una navicella con astronauti umani su Marte, pur sapendo che anche su quel pianeta è presente il virus? Sono molti i segreti da svelare, in una serie in cu i dominano le consuete atmosfere cupe.

IL RITORNO DI BRACCIO DI FERRO


La casa editrice Planeta DeAgotini annuncia una lussuosa edizione delle strisce di Braccio di Ferro, o Popeye per dirla all'americana, basata su quella dell'americana Fantagraphics. Se la qualità sarà la stessa, la collezione è consigliata a tutti. E se qualcuno non conoscesse il personaggio (vergogna!), ecco una breve scheda.
Creato da Elzie Crisler Segar, nel 1929 Popeye si presenta al suo pubblico con la frase “I yam what I yam an' tha's all I yam!” (“Io sono quello che sono e questo è tutto quello che sono!”), facendo subito intendere che non è tipo da piegarsi alle convenzioni e per nulla desideroso di apparire differente da ciò che è. Ma chi è Braccio di ferro? La sua prima apparizione avviene come comparsa all'interno della serie Thimble Theatre. Il protagonista Castor Oyl decidere di compiere un viaggio verso l'Africa e deve as¬soldare un marinaio che conduca la nave. La sua scelta cade proprio su Popeye, un tipo magrolino, dall'occhio guercio e dal linguaggio quantomeno traballante. Ma il personaggio ha troppe potenzialità perché l'autore Elzie Crisler Segar non continui a sfruttarlo, così dopo altre veloci apparizioni Braccio di Ferro diventa il vero protagonista della serie, che ben presto acquisisce come nuovo titolo il suo nome. Esuberante e irascibile, Braccio di Ferro è sempre pronto a mollare sganassoni, per la cui formidabile potenza Segar trova la giustificazione degli spinaci, di cui il personaggio si ciba in continuazione. Nel corso di lunghe avventure, portate sulla carta con un tratto solo apparentemente sgangherato ma in realtà geniale nella sua efficacia, il cast di personaggi si allarga. Entrano quindi in scena il padre Braccio di Legno, il figlioletto adottivo Pisellino, il mangione Poldo e molti altri, ognuno fortemente caratterizzato e destinato a supportare tormentoni ricorrenti.

Per l'immagine ©King Features Syndacate, Inc.

ROBOT 7


- Quando li considera nemici attribuisce loro qualità che non possono avere, appunto perché sono macchine. - Al lampo di esasperazione di Ironsmith era seguita un'espressione di tristezza sul volto. - Nel suo giudizio è implicata la libera scelta di propositi malvagi, accompagnati da ira o risentimento, mentre invece dovrebbe sapere che le macchine non hanno problemi morali né emotivi.
- Che non abbiano morale l'ho già visto!
Ignorando la punzecchiatura, Ironsmith alzò lo sguardo sul mare. - Gli umanoidi, in verità, sono le più belle macchine che l'uomo abbia mai creato, perché le macchine più primitive hanno sempre avuto un difetto: per trascuratezza o per malvagità, gli uomini potevano impiegarle per scopi distruttivi. Gli umanoidi invece sono protetti da qualsiasi intervento umano. Questa è la loro vera perfezione e il motivo per cui dobbiamo accettarli, Forester.
Lo scienziato lo fissava in silenzio, scrutando invano in quegli occhi limpidi alla ricerca di un proposito nascosto.
- Capisce quello che voglio dire? Un apriscatole può tagliarci un dito, un fucile può uccidere tanto la preda che il cacciatore, eppure sono meccanismi non contengono il male in sé, il pericolo è dovuto solo al cattivo uso o agli errori di chi li adopera. Il vecchio Warren Mansfield, progettando un meccanismo perfetto capace di agire in modo autonomo, ha risolto l'antico problema dell'imperfezione dell'uomo cui era affidata la manovra delle macchine.
(Jack Williamson - Gli Umanoidi, The Humanoids, 1948-49)

SORPRESA!

giovedì 25 ottobre 2007

SEMPRE MEGLIO CHE LAVORARE! 7


In questo spazio sono raccolti aneddoti sulla vita editoriale. Cose che mi sono capitate personalmente o che mi hanno raccontato colleghi. Tutto quanto riportato è vero. Si tratta inoltre di una rubrica “aperta”, in altre parole se volete contribuire raccontando qualcosa di simile accaduto a voi mandatemi una mail, garantisco l'anonimato di tutti, “vittime” e “colpevoli”.

“Io ho la cantina piena di Diabolik!” O Tex, o Topolino, dipende dalla persona. La frase viene solitamente esclamata dall'uomo qualunque dopo aver saputo dalla televisione che il numero uno di Diabolik (o Tex o Topolino) è stato venduto a un pacco di soldi a una fiera. Presa visione dei Diabolik (o Tex o Topolino) dell'individuo in questione, si scopre però che erano stati veramente in cantina: umidi, ammuffiti, strappati, piegati. Insomma, da toccare coi guanti. Per questa volta niente pacco di soldi.

mercoledì 24 ottobre 2007

SPOT 4


È uscito il sesto numero della collana Mister No delle Edizioni IF. Il redazionale di apertura è dedicato alla pioggia. Eccone l'incipit, il resto in edicola…

Parlando di Amazzonia e di precipitazioni atmosferiche, si può tranquillamente citare una concisa frase di Arthur Bloch (da La legge di Murphy): “quando piove, diluvia.” In questo caso, tuttavia, non ci si riferisce alla tendenza della malasorte ad accanirsi contro qualche malcapitato, ma della normali condizioni climatiche che gli abitanti del luogo sperimentano quotidianamente sulla propria pelle.
In Amazzonia, infatti, piove per circa 200 giorni l'anno. In altre parole fa un caldo umido tutti i giorni e piove due giorni su tre. I mesi più piovosi vanno da dicembre a marzo, con grandi acquazzoni quasi ogni pomeriggio, ma spesso con sole di prima mattina. Le piogge più intense cadono alla foce del Rio delle Amazzoni, intorno alla città di Belem e nelle regioni superiori dell'Amazzonia. In una sorta di ciclo eterno l'acqua dal cielo arriva al fiume e da quest'ultimo evapora e torna al cielo.
È curioso notare come nella stessa nazione, il Brasile, convivano due territori in questo senso all'opposto. Le abbondantissimi precipitazioni amazzoniche fanno infatti da contraltare all'estrema aridità del Sertão, ove può capitare che non cada una goccia d'acqua per tre anni di fila. Misteri, e maledizioni, dell'America Latina…

martedì 23 ottobre 2007

UN LIBRO MUTANTE


Che un editore di prestigio come White Star – dedito alla pubblicazione di bellissimi libri fotografici e sontuose guide turistiche – trovi spazio nel proprio catalogo per un libro sui fumetti è già un buon segno. Se poi questo libro è realizzato in modo ineccepibile dal punto di vista della cartotecnica, e con una grafica semplice ma efficace che raccoglie quasi 300 immagini di grande formato, i fan dei comics non possono fare altro che gioire. Dopo averlo sfogliato e risfogliato, apprezzando con la vista la qualità dei disegni e col tatto la bella cover con una gigantesca X “intagliata” al centro, ci si può tuffare avidi nella lettura. Si è così trascinati in un mondo fantastico, quello dei celebri X-Men della casa editrice Marvel Comics, esplorati in tutte le loro incarnazioni, dai fumetti ai film, dai cartoni ai giocattoli. Un libro che certo non vuole fornire un approccio critico al fumetto e ai suoi derivati, ma un omaggio doveroso a quelle migliaia di avventure che hanno entusiasmato lettori e spettatori di tutto il mondo. Con una prosa scorrevole, arricchendo il testo con citazione e commenti degli autori, Mallory ripercorre la doppia storia del supergruppo (quella reale editoriale e quella fittizia della narrazione), dalle origini (1963) ai giorni nostri, fornendo una tale mole di informazioni da rendere il volume una vera e propria “bibbia” sugli X-Men e il loro mondo. In un aggettivo: super!

X-MEN: i personaggi e il loro universo
di Michael Mallory
White Star
cartonato, colore, 288 pagine, 48,00 euro

lunedì 22 ottobre 2007

MANGA DA LEGGERE E NON

MADE IN JAPAN
di AA.VV.,, Coconino, 16,00 euro
Sedici autori, otto francesi e otto giapponesi, recatisi in differenti località dell'arcipelago nipponico debbono fissare sulla carta emozioni, dettagli, impressioni su ciò che sta intorno a loro. Lo fanno molto bene, in piena libertà, ognuno con una sensibilità, una narrazione, un disegno personalissimi. Mentre quelli nipponici appaiono più legati alla tradizione, al Giappone classico con i suoi dettagli affascinati e le sue leggende misteriose, gli occidentali paiono incantati e frastornati dalla sua modernità e dalla differente mentalità locale. Il risultato finale, che si legge avidamente, è un caleidoscopio di immagini e imput che provoca un irrefrenabile desiderio di prendere il primo aereo diretto in Giappone, per vivere di persona quanto assaporato attraverso il filtro creativo degli artisti..

AIR GEAR
di Oh! Great, Panini Comics, 3,90 euro
Ikki è un adolescente un po' spaccone abituato farsi valere nelle risse da strada. Un giorno scopre l'esistenza delle Air Treck, sorta di fantascientifici pattini che consentono di sfrecciare alla velocità della luce, quasi di volare quando si compiono balzi da un palazzo all'altro. Si trova quindi coinvolto in un mondo notturno in cui si muovono violente band che fanno uso delle Air Treck. Sue guide in questa scoperta sono le cinque ragazze con cui convive, le quattro sorelle Noyamano e la coetanea Ringo, segretamente innamorata di lui. L'azione è quindi assicurata dagli speciali pattini, con belle tavole in cui i personaggi si librano in volo, fanno capriole, roteano, saltano, assumono pose plastiche, il tutto rappresentato con grande realismo e un un bel tratto un po' gommoso. Le belle ragazze non solo sono presenti in quantità, ma nel corso delle acrobazie mostrano biancheria intima e piccanti dettagli anatomici, per non parlare di quando fanno la doccia assieme. Insomma, certo non un manga capolavoro, ma di sicuro una lettura scorrevole e piacevole, soprattutto per i maschietti.

KERORO
di Mine Yoshizaki, Star Comics, 3,30 euro
Il Sergente Keroro è un alieno a capo di uno sparuto gruppo di suoi simili, testa di ponte di una imponente invasione che si appresta a conquistare il pianeta Terra. Peccato che, scoperto malamente da una ragazzina, il protagonista spinga i suoi superiori a posticipare l'attacco, abbandonandolo sul pianeta Terra. Keroro, che ha l'aspetto di un buffo ranocchio, si ritrova quindi a vivere in casa della famiglia Hinata, costretto a occuparsi delle pulizie per ripagare l'ospitalità. La sua vita sulla Terra oscilla quindi tra umiliazioni e folli piani di conquista, alternati dalle scoperte sulla cultura locale e, soprattutto, sul mondo dei manga, degli anime dei model kit. Sulla trama principale si innestano infatti continue citazioni e un pizzico di follia otaku. Nel complesso il manga non soddisfa appieno le alte aspettative, dimostrandosi tutto sommato una serie abbastanza infantile e parecchio ripetitiva.

CHIKI CHIKI BANANA
di Yokoyama Mayumi, Flashbook, 5,90 euro
Il sesso è uno degli argomenti cardine di questa antologia di racconti (quattro in totale), ma non si tratta di manga pornografici e neanche erotici. Al contrario l'attenzione dell'autrice è focalizzata su quella difficile età di transizione in cui gli adolescenti scoprono e praticano il sesso, ma sono ancora pieni di dubbi in materia. Con una buona dose di ironia, quindi, viene messo sotto i riflettori un gruppo di ragazzi, soprattutto ragazze, alle prese con temi apparentemente scabrosi e invece assolutamente normali, come le posizioni del sesso, l'uso dei preservativi, l'atteggiamento da tenere col partner e via dicendo. Tra una gaffe e l'altra, un amore che sboccia e uno che finisce, ne emerge il quadro di una generazione a tratti disinibita e a tratti ancora molto confusa e titubante, che cerca la propria strada verso l'età adulta e la soddisfazione sessuale. Il tutto accompagnato da un disegno piacevole, in tavole ricche di vignette e attento a vestiti e pettinature.

LA DIVINA COMMEDIA
Di Go Nagai, d/books, 8,30 euro
Con questo manga Go Nagai confeziona un adattamento per immagini dell'immortale libro. E lo fa con una cura che ci si aspetterebbe da un italiano, addirittura da un fiorentino, piuttosto che da un giapponese. Non solo, Nagai ha evidentemente studiato le illustrazioni di Gustave Doré, che ripropone adattandole alle esigenze del manga. Con il suo tratto un po' grezzo riesce a comunicare lo stupore e l'angoscia che colpiscono Dante durante la traversata dell'Inferno, mentre le fitte linee cinetiche ben si sposano col tratteggio tipico delle incisioni di Doré, fondendosi con un risultato sorprendente, moderno e classico al contempo. Certo i puristi storceranno il naso di fronte alla volgarizzazione del testo dantesco (brevi versi sono presenti solo in apertura dei capitoli), ma certo è che che il manga di Nagai ha portato la Divina Commedia al vasto pubblico giapponese.

CHEVALIER
di Kiriko Yumeji e Tou Ubukata, Star Comics, 3,30 euro
Delle cupe atmosfere gotiche si nutre Chevalier, manga con un tratto e trovate grafiche che ricordano un po' il primo JoJo. Il disegno è infatti grezzo e sporco, eppure con la sua prevalenza di neri, le anatomie deformate, il ricco tratteggio, colpisce l'occhio del lettore e ben si sposa con una storia dai forti contenuti mistery e horror. Nella Francia settecentesca il re ha istituito una squadra segreta che indaga su questioni legate all'occulto. Come poeti maledetti che scrivono profezie utilizzando il sangue di fanciulle. Della squadra fa parte anche il protagonista, D'Eon De Beaumont, un poliziotto che durante il lavoro si finge incapace mentre sta raccogliendo informazioni per il sovrano. Inoltre D'Eon a volte cede il proprio corpo allo spirito vendicativo della sorella, Lia, che si occupa di eliminare i potentissimi poeti sanguinari. Tanta azione e poca verosimiglianza storica, ma per ora il manga vanta un fascino ipnotico che spinge alla lettura.

SEMPRE MEGLIO CHE LAVORARE! 6


In questo spazio sono raccolti aneddoti sulla vita editoriale. Cose che mi sono capitate personalmente o che mi hanno raccontato colleghi. Tutto quanto riportato è vero. Si tratta inoltre di una rubrica “aperta”, in altre parole se volete contribuire raccontando qualcosa di simile accaduto a voi mandatemi una mail, garantisco l'anonimato di tutti, “vittime” e “colpevoli”.

Concordato con l'editore un libro, firmato il contratto, mando la bozza del volume e una selezione di immagini. Qualche tempo dopo mi arriva la bozza impaginata. Da alcuni refusi e dalle presenza di frasi tra parentesi (mie indicazioni per grafico e redattore) mi rendo conto che la bozza non è mai stata letta. Contatto il redattore e gli domando un po' seccato: “scusa, ma non l'hai neanche letto prima di farlo impaginare?” Risposta irritata: “perché, non ti fidi di quello che hai scritto?”

mercoledì 17 ottobre 2007

SEMPRE MEGLIO CHE LAVORARE! 5

In questo spazio sono raccolti aneddoti sulla vita editoriale. Cose che mi sono capitate personalmente o che mi hanno raccontato colleghi. Tutto quanto riportato è vero. Si tratta inoltre di una rubrica “aperta”, in altre parole se volete contribuire raccontando qualcosa di simile accaduto a voi mandatemi una mail, garantisco l'anonimato di tutti, “vittime” e “colpevoli”.

Un autore telefona chiedendo se ho recensito il suo nuovo libro. “Veramente non ho mai ricevuto la copia” è la risposta. “Ma come, io ne ho data una a un tuo collega”, ribatte il baldo scrittore. “Allora è forse più opportuno chiedere a lui la recensione”, gli rispondo con garbo. “Hai ragione, farò così.” Una conversazione surreale.

lunedì 15 ottobre 2007

ROBOT 6


Era abituato, in un certo senso, ai robot in uso sulla Terra, ma i modelli Spaziali erano certo diversi. Non ne aveva mai visti, ma sulla Terra niente era più comune delle storie sui terribili, formidabili automi che lavoravano con sovrumana energia sui Mondi Esterni. Lije si sentì battere i denti.
Lo Spaziale, che l'aveva ascoltato educatamente, disse: - Non sarà necessario. La aspettavo.
Baley tese automaticamente la mano, poi l'abbassò. Abbassò pure la mascella, che sembrava diventata lunghissima. Non riuscì a dire niente, le parole si gelarono.
Lo Spaziale disse: - Mi presento: sono R. Daneel Olivaw.
- Come? Forse c'è un errore. Credevo che l'iniziale...
- Nessun errore, sono un robot. Non gliel'hanno detto?
(…)
- è solo che, vede, lei non sembra un robot - disse Baley con angoscia.
- Questo la disturba?
- Non dovrebbe, D... Daneel. Sono tutti come te, sul tuo mondo?
- Ci sono differenze individuali, Elijah, proprio come fra gli uomini.
- I nostri robot... Be', lo capisci subito che sono robot. Tu sei identico a uno Spaziale.
- Ah, vedo. Ti aspettavi un modello primitivo e sei sorpreso. Ma è logico che la mia gente usi un automa dalle pronunciate caratteristiche umanoidi in un caso come questo. Dobbiamo evitare ogni effetto spiacevole, non trovi?
Era certo così. Se un robot "primitivo" si fosse aggirato con troppa disinvoltura nella Città avrebbero potuto nascere guai.
(Isaac Asimov - Abissi d'Acciaio, The Caves of Steel, 1953)

domenica 14 ottobre 2007

SEMPRE MEGLIO CHE LAVORARE 4


In questo spazio sono raccolti aneddoti sulla vita editoriale. Cose che mi sono capitate personalmente o che mi hanno raccontato colleghi. Tutto quanto riportato è vero. Si tratta inoltre di una rubrica “aperta”, in altre parole se volete contribuire raccontando qualcosa di simile accaduto a voi mandatemi una mail, garantisco l'anonimato di tutti, “vittime” e “colpevoli”.

“Ma i fumetti sono tutti giapponesi?” Domanda posta dal presidente di un'associazione culturale milanese.

UNA MOSTRA PER BONAVENTURA

venerdì 5 ottobre 2007

UN LIBRO SBILENCO


“Il libro sbilenco”, di Peter Newell, pubblicato per la prima volta nel 1910 in America torna in una nuova edizione italiana. A riproporre per la prima volta la storica edizione originale americana è la casa editrice Orecchio Acerbo. Il libro sbilenco è un libro originale a partire dal formato tutto in discesa. Originale per il carattere tipografico disegnato appositamente dallo stesso autore. La storia racconta di una carrozzina impazzita, sfuggita alla mano della tata, che attraversa la città. Incontri - più spesso scontri - rocamboleschi, fanno conoscere al piccolo Bobby chi alla città dà vita. Dall'immigrato al poliziotto, dai giocatori di tennis agli operai, dallo strillone alla signora che passeggia. Ma la carrozzina, più veloce di un go-kart, arriva presto in campagna. Giusto in tempo per imbattersi in un morbido pagliaio che mette fine alla sua corsa. Si tratta di un libro illustrato per bambini che mostra tutta l’originalità di Peter Newell (1862-1924), artista che trascorse l’infanzia a Bushnell, una piccola cittadina dell’Illinois. Giovanissimo iniziò a lavorare in un piccolo studio fotografico di Jacksonville, dove ritoccava con matite a pastello i foto-ritratti. Nel 1883 si trasferì a New York dove, mentre seguiva la scuola d’arte, cominciò a pubblicare le sue illustrazioni su “Harper’s Bazar” e “New York Graphic”, intraprendendo così una carriera che lo avrebbe reso uno dei più prolifici e famosi illustratori del suo tempo.

mercoledì 3 ottobre 2007

ROBOT 5


- Papà? - chiese Mary.
Non rispose, perché guardava la propria immagine riflessa dallo specchio. E la ferita alla gola. Non aveva la vista chiara, ma come formata da strati separati. In uno vedeva del normalissimo sangue. Nell'altro...
- Papà? - La ragazza sembrava allarmata.
- Sto bene - disse. Gli strati si erano divisi, ora. Carter sentì sua figlia tornare in camera da letto, mentre lui restava a guardare l'olio brunastro che usciva dalla ferita e si spandeva sul pavimento.
All'improvviso, con un brivido, prese una tovaglia dalla rastrelliera e la premette sulla ferita. Non sentiva nessuna specie di dolore. Tolse l'asciugamani, e prima che l'olio gorgogliante tornasse a impedire la visione, scorse nella ferita una serie di tubicini rossi sottili come cavi.
Robert Carter tremò, gli occhi sgranati dallo shock. Per reazione gettò via l'asciugamani, e ciò che vide furono cavi e metallo.
(Richard Matheson - Deus ex machina, Deus ex machina,1964)

SEMPRE MEGLIO CHE LAVORARE! 3

In questo spazio sono raccolti aneddoti sulla vita editoriale. Cose che mi sono capitate personalmente o che mi hanno raccontato colleghi. Tutto quanto riportato è vero. Si tratta inoltre di una rubrica “aperta”, in altre parole se volete contribuire raccontando qualcosa di simile accaduto a voi mandatemi una mail, garantisco l'anonimato di tutti, “vittime” e “colpevoli”.

Di fronte alla richiesta dell'ammontare delle royalties destinate all'autore di un libro che avrebbe dovuto essere scritto, l'editore risponde: “ma io pago già le spese di stampa!” In altre parole, lavora gratis e sii felice.

lunedì 24 settembre 2007

GOKU IN FRANCIA


Il disegnatore inglese Jamie Hewlett, cocreatore della serie a fumetti Tank Girl e ideatore grafico della band Gorillaz, si è cimentato con un personaggio molto popolare presso i fan dei manga: la scimmia protagonista della storia cinese Viaggio a Ovest, a cui è ispirato anche il Dragonball di Akira Toriyama. Per Hewlett l’occasione è arrivata grazie al regista d’opera Chen Shi-Zhen, intento a realizzare una trasposizione teatrale proprio di Viaggio a Ovest. Ora lo spettacolo teatrale (dal 26 settembre fino agli inizi di ottobre) si trova in Francia, chi volesse farci un salto trova maggiori informazioni sul sito del teatro:
www.chatelet-theatre.com/fiche_spectacle.php?id=144

ROBOT 4


Dwar Ev abbassò la leva. Si udì un formidabile ronzio che concentrava tutta la potenza, tutta l'energia di novantasei miliardi di pianeti. Grappoli di luci multicolori lampeggiarono sull'immenso quadro, poi, una dopo l'altra, si attenuarono.
Dwar Ev fece un passo indietro e trasse un profondo respiro.
- L'onore di porre la prima domanda spetta a te, Dwar Reyn.
- Grazie - disse Dwar Reyn. - Sarà una domanda cui nessuna macchina cibernetica ha potuto, da sola, rispondere.
Tornò a voltarsi verso la macchina.
- C'è Dio?
L'immensa voce rispose senza esitazione, senza il minimo crepitio di valvole o condensatori.
- Sì: adesso, Dio c'è.
Il terrore sconvolse la faccia di Dwar Ev, che si slanciò verso il quadro di comando.
Il fulmine sceso dal cielo senza nubi lo incenerì, e fuse la leva inchiodandola per sempre al suo posto.
(Fredric Brown - La Risposta, Answer, 1954)

sabato 22 settembre 2007

SPOT 3


Perché le persone scrivono dei blog? Essenzialmente per due motivi: egocentrismo e illusione di guadagnare denaro. Sorvolo sul primo e considero irraggiungible il secondo obiettivo. Tuttavia, si può utilizzare il blog per farsi un po’ di pubblicità. Cosa che avviene in questo spazio. Quindi se le riflessioni sono entusiaste e positive, sappiate che è solo perché si tratta di spudorata pubblicità. Almeno sono onesto…

Trovate in edicola il nuovo numero di SCUOLA DI FUMETTO, contenente tra le altre cose un servizio sul fumetto indiano di cui sotto allego incipit. Il resto, come al solito, va acquistato. Bye.

Il fumetto indiano ha solo mezzo secolo di storia, i suoi primi personaggi nascono infatti negli anni Sessanta. In precedenza, sotto l’influsso della cultura inglese, sono i character occidentali a dominare il mercato, in particolare le strisce americane dei syndacate.
Negli anni Sessanta uno dei due “padri” del fumetto indiano, Pran Kumar Sharma (noto semplicemente come Pran) crea per il Milap, quotidiano di Delhi, la striscia del teenager Dabu e del suo mentore professor Adhikari. A quella segue la striscia di Shrimatiji, una tipica casalinga indiana. Poi è la volta, nel 1969, di Chacha Chaudhary e Sabu, un duo che combina forza (del gigantesco Sabu) e cervello (del minuscolo Chaudhary) per combattere il crimine. Pran crea anche altri fumetti, ma Chacha Chaudhary resta il più famoso, ed è pubblicato da Diamond Comics, uno dei cinque più importanti editori di fumetti dell’India.
L’altro “padre” del fumetto indiano è Anant Pai (nato nel 1931), conosciuto anche come “zio Pai”. Negli anni Sessanta Pai lavora per il quotidiano Times of India, il cui editore decide di investire anche nei fumetti. Compra quindi i diritti del personaggi americano The Phantom, che prima pubblica sotto forma di striscia su quotidiano e poi, a partire dal 1964, sull’albo mensile Indrajal Comics (e Indrajal diventa il secondo marchio storico del fumetto indiano). L’albo ospita in appendice anche altri importanti personaggi Usa, come Flash Gordon e Mandrake. Gli indiani apprezzano in particolar modo The Phantom e presto le sue avventure vengono realizzate anche da autori locali.
Ma Anant Pai vuole realizzare dei “veri” fumetti indiani, l’idea di quale tipo di fumetti debbano essere gli viene guardando la televisione. In un quiz a premi, alcuni bambini indiani dimostrano di saper rispondere a domande sulle divinità della mitologia greca, ma non sono altrettanto bravi con quelle della mitologia indiana. Pai decide così che i suoi fumetti dovranno essere incentrati sulle tradizioni indiane. Dato che non riesce a convincere il suo editore si rivolge alla India Book House, che si getta nell’impresa e crea la collana Amar Chitra Katha (“Storie immortali a fumetti”) che diventa subito un bestseller, pubblicando albi autoconclusivi di artisti svariati, basati su eventi della storia indiana, divinità ed eroi locali.

ORTOLANI IN TRIBUNALE? 2

E vabbè, avevo programmato di portare aventi lo scherzo fino a lunedì sera, ma visto che ha scatenato un mezzo putiferio, anticipo la smentita. Ovviamente era uno scherzo e il fatto che in pochi l'abbiano capito e che alcuni si siano addirittura offesi (nientemeno) la dice lunga sull'ambiente del fumetto. Comunque sia, tracce del fatto che si trattasse di uno scherzo c'erano: unica notizia del blog senza immagine, nessuna fonte, conclusione in cui si suggerisce che il fumetto è meglio del film e, soprattutto, il fatto che il Castellazzi (che tra l'altro è stato uno dei primi a credere in Rat-Man e gli ha dato una bella spinta, chiedere al Leo per conferma) ha sempre fatto recensioni della serie e interviste all'autore solo ed esclusivamente in chiave umoristico/sarcastica. Insomma, scherzavo. Non credo Leo se la sia presa, anzi, e per un paio di giorni tutti hanno parlato di Rat-Man. Questo vi insegni anche a non fidarvi di quello che leggete, ma a verificare le notizie. Nella speranza che gli offesi non cerchino di investirmi con la macchina, anticipo subito che continuerò a trattare l'argomento Rat-Man in modo umoristico, proprio perché amo il personaggio e l'autore (si lo so, Leo, tua moglie non deve sapere della nostra relazione...) in modo viscerale. Faccio anche un piccolo regalo ai fan, un pezzettino (che posto qui sotto) pubblicato qualche anno fa e che probabilmente hanno visto in pochi. Fletto i muscoli e sono nel vuoto.

La prima volta che lo vidi mi trovavo in uno squallido locale notturno, poco più che una bettola malfamata, della città Senza Nome. L'aria puzzava di fumo, e le noccioline dovevano essere della settimana prima. Sorseggiavo un gin tonic al bancone, mentre un barista eccessivamente zelante mi parlava di cose tanto noiose che non le ricordo. Rat-Man era seduto a un tavolo d'angolo, beveva il suo drink e nel contempo teneva gli occhi fissi su qualcosa di interessante. Mi colpì in particolare il suo strano abbigliamento: indossare un mantello in piena estate non era cosa da tutti, doveva essere un tipo davvero freddoloso. Tanto per non deludere il barista gli feci la fatidica domanda: “chi è quel tipo?”. La risposta arrivò rapida: “Io gli starei alla larga… pare sia un super eroe. Dice di chiamarsi Rat-Man. Nel 1995 gli hanno anche dedicato un albo a fumetti, disegnato da un certo Leonardo Ortolani, che esce tuttora. Per me, però, resta solo un tipo strambo.”
“Perché lo pensa?” ribattei incautamente.
“Lo vede come guarda fissamente le cameriere? Da quando ha scoperto che alcuni supereroi hanno la vista a raggi X cerca di sbirciare sotto i vestiti delle ragazze…”
Mentre le conversazione proseguiva, notai che Rat-Man aveva improvvisamente sgranato gli occhi.
“Forse ci riesce davvero”, azzardai col barista, “guardi l'espressione stupita e felice che ha ora.”
“Quella?” rispose subito, “no, è l'effetto del drink, fa sempre così quando lo beve.”
Pensai che dovesse trattarsi di una combinazione alcolica davvero potente. Per una sera, decisi di provare come si sente un supereroe: “allora lo stesso drink anche per me!”
Il viso del barista fu illuminato da un sorriso, seguito da una risata sguaiata: “Uargh ah ah ah! Anche lei ama i gusti forti, eh? Allora ecco un bel latte e menta!”

DA UN VECCHIO SCATOLONE...


Da un vecchio scatolone (risalente a un trasloco di otto anni fa), salta fuori questo albetto autoprodotto, dal titolo PIERINO PORCOSPINO. A realizzarlo, presumo oltre dieci anni fa (non c'è data e io vado a memoria) è la Struwwelpeter capitanata da Laura Scarpa. Sfogliandolo, lo trovo oggi bello come dieci anni fa, con brevi fumetti (e non solo) di autori vari. Il mio preferito, da buon gattofilo, è “Mick” di Michele Eynard. Ma ci sono anche fumetti di Laura Scarpa, Lorenzo Sartori, Adriano Carnevali, ecc. Secondo me andrebbe ristampato. Subissate la redazione di Scuola di Fumetto, rivista diretta dalla Lauretta, di richieste.

venerdì 21 settembre 2007

CLASSICI DALLA FRANCIA


Per i fortunati che leggono il francese, ecco una buona notizia: una nuova collana di classici della letteratura a fumetti, editi dalla casa editrice Adonis a partire dal 26 settembre. La collana, almeno per ora, prevede una cinquantina di titoli affidati a svariati autori. A ogni volume sarà allegato un CD con la versione audio del romanzo da cui è stato tratto il fumetto. Ecco l'elenco dei primi quattro volumi (tutti in uscita appunto il 26 settembre).
Robinson Crusoé di Jean-Christophe Vergne (disegni) e Christophe Lemoine (sceneggiatura)
Tartarin de Tarascon di Pierre Guilmard
Les contes des mille et une nuits di Nhaoua (disegni) e Daniel Bardet (sceneggiatura),
Le tour du monde en 80 jours di Chrys Millien

ORTOLANI IN TRIBUNALE?

Sono passati solo pochi giorni dall'uscita in edicola del numero di Rat-Man dedicato a una parodia del film 300 (divenuto 299 nella versione rivista e corretta di Leonardo Ortolani, autore del fumetto) e Warner Bros ha già reagito in modo deciso. Sia Panini Comics (casa editrice di Rat-Man) che Leonardo Ortolani hanno ricevuto una lettera dagli avvocati Warner in cui vengono accusati di plagio, con una richiesta di risarcimento danni pari a 5 milioni di euro per Panini e un milione di euro per Ortolani. La doppia richiesta è un procedimento inusuale in questo genere di conflitti legali, dato che di solito è solo l'editore a essere chiamato in causa, ma pare che venga usata da Warner come deterrente contro gli autori, che altrimenti potrebbero avere la sensazione di trovarsi al sicuro, protetti dalleditore di turno. In questo modo, al contrario, vengono chiamati direttamente in causa e scoraggiati dal realizzare nuove opere sgradite al colosso cinematografico. La faccenda è molto seria e Panini, interpellata sull'argomento, si è per ora trincerata dietro un “no comment”, lasciando ai propri avvocati il compito di elaborare una risposta che, presumibilmente, sarà diffusa a breve tramite comunicato stampa. Raggiunto telefonicamente, invece, uno sconsolato Ortolani ha rilasciato qualche brevissima dichiarazione. “Mi spiace molto di questo attacco da parte della Warner”, ha spiegato l'artista, “che tra l'altro trovo poco comprensibile, dato che la parodie sono da sempre uno dei cavalli di battaglia di Hollywood. Una causa di queste proporzioni rischia di mettere in pericolo l'esistenza stessa di Rat-Man. Io certo non posso permettermi di pagare un milione di euro, ma credo che neanche Panini sia disposta a sopportare gli oneri di una causa legale di questa portata.”
Sulle motivazioni che hanno spinto Warner a una tale decisione circolano diverse voci. Secondo alcuni, essendo Warner legata a DC Comics, si tratterebbe di una sorta di attacco indiretto (la Dc Comics è recentemente sbarcata in Italia in grande stile grazie all'editore Planeta DeAgostini), secondo altri più maligni, invece, la Warner sarebbe indispettita perché il fumetto di Ortolani risulta essere molto più avvincente del film. Comunque sia, un importante character nostrano è in pericolo, e si teme che il prossimo numero (contenente la seconda e ultima parte della parodia) verrà bloccato prima di uscire. Non resta che attendere gli sviluppi della situazione.

SPOT 2


Altra pubblicità spudorata.
È in edicola il quinto numero della ristampa di Mister No, contenente, tra le altre cose i redazionali del Castellazzi. Ecco uno spezzone del pezzo di apertura, il resto in edicola.

Se esiste un archetipo dell'avventura, una figura in grado di riassumere in sé gli elementi di fascino e pericolosità insiti nel genere, questo è sicuramente il pirata. Lo sprezzo del pericolo, la ricerca della libertà, i viaggi in luoghi esotici, i tesori leggendari, i duelli, le imprese impossibili, la furia della natura e molto altro ancora sono tutti ingredienti che non possono mancare nelle storie di pirati, sia che si tratti di filibustieri realmente vissuti o di personaggi inventati.
I pirati esistono fin dall'alba dei tempi, o perlomeno sin da quando l'uomo ha cominciato a solcare i mari su delle imbarcazioni. Parlano di loro gli antichi greci, i persiani, i romani e via dicendo. Le barche a vela degli irriducibili predoni d'acqua solcano gli oceani quanto la storia, lasciando dietro di sé il ricordo di capitani pittoreschi, imprese incredibili, fortune immense. Ma anche storie di terrore e ferocia, di omicidi e spietate cacce all'uomo. È la doppia faccia dei pirati: romantiche figure sognate da ogni bambino e fuorileggi inseguiti dalle autorità di ogni tempo e latitudine.

lunedì 17 settembre 2007

MUMBLE MUMBLE… 2


Mi capita tra le mani il primo volume di Abara, manga fantascientifico di Tsutomu Nihei. Autore che apprezzo molto nonostante una certa illeggibilità. Dopotutto sono stato il primo editor a selezionare le sue serie per una pubblicazione italiana. Nell'introduzione, di poche righe in verità, leggo un po' di cose che mi fanno rabbrividire. Innanzitutto nel trionfale cappello che segnala quanto siano stati bravi (c'è un plurale anonimo) a ideare Manga 2000 (la collana contenitore di Panini che ospita solo manga fantascientifici) l'editor si scorda di dire che in realtà la collana è stata completamente ideata da me, così come sono stato io a selezionare le serie. Ma questo è poco importante, da tempo mi sono abituato al fatto che nel mondo del fumetto c'è spesso e volentieri qualcuno che si prende i meriti degli altri. Inoltre questo spazio è dedicato alle riflessioni sul mondo del fumetto in generale e non alle mie diatribe personali. E infatti ciò che più mi preoccupa è quanto viene dopo. Si dice infatti che “Fin dall'inizio decidemmo di puntare su una fantascienza adulta , più simile a quella occidentale, tralasciando le innumerevoli opere dedicate a robot, mech e via dicendo. I titoli fra cui scegliere, allora come oggi, non erano molti.” Brivido, terrore, raccapriccio, direbbe Cattivik. Le opere ospitate su Manga 2000 per diversi anni sono quanto di più nipponico si possa trovare, nulla a che vedere con la fantascienza di matrice occidentale, se non in rari casi. Inoltre il Giappone è pieno di tali manga affascinanti e avveniristici, altro che pochi (al limite può essere difficile procurarseli, perché bisogna scovarli, intavolare lunghe trattative con gli editori giapponesi, competere con gli editori italiani, ecc.). Qual è quindi il nocciolo della questione di questo Mumble Mumble…? La preoccupazione, tangibile e verificabile, è che spesso le testate a fumetti italiane sono affidate a editor che non le conoscono a sufficienza e che affrontano il loro lavoro senza passione, senza metterci l'anima. Per carità, il risultato potrà essere comunque dignitoso, ma non sarà mai il miglior risultato possibile, se chi tira le redini della testata non sa di cosa parla. Certamente la cosa più importante resta il fumetto, ma quando la collana è una macchina delicata, che assembla serie e autori diversi, che andrebbero accompagnati da redazionali informativi e di approfondimento, il lettore a lungo andare percepisce, anche se inconsapevolmente, un certo fastidio. E la macchina si ingrippa, rallenta, deraglia, si autodistrugge. Con buona pace di chi aveva sudato sette camice per metterla in moto.

sabato 15 settembre 2007

ROBOT 3


- Qualcosa ti avrà pure costruito, Cutie - osservò Powell. - Tu stesso ammetti che la tua memoria, in tutta la sua completezza, sembra essere affiorata dal nulla assoluto una settimana fa. Io ti sto spiegando il fenomeno. Donovan e io ti abbiamo montato usando i componenti che ci sono stati spediti.
Cutie si guardò le lunghe dita flessibili, ostentando un atteggiamento stranamente umano da cui trapelava perplessità. - Ho l'impressione che debba esistere una spiegazione più soddisfacente di questa. Che tu abbia creato me mi sembra improbabile.
Powell si mise a ridere. - E perché mai, santa Terra?
- Chiamala intuizione. Per ora posso definirla solo così. Ma intendo arrivare alle giuste conclusioni con il ragionamento. Una catena di ragionamenti validi non può che portare alla determinazione della verità. Ed è lì che voglio arrivare.
Powell si alzò e andò a sedersi sull'orlo del tavolo, vicino al robot. D'un tratto provò un forte moto di simpatia per quella strana macchina. Non somigliava per niente ai soliti robot che svolgevano alla stazione le loro particolari incombenze con lo zelo dettatogli dal solido schema dei circuiti positronici.
Posò una mano sulla spalla di acciaio di Cutie. Il metallo era freddo e duro al tatto.
- Cutie - disse - vorrei spiegarti una cosa. Tu sei il primo robot che si interroga sulla propria esistenza. E credo che tu sia anche il primo abbastanza intelligente da capire la realtà esterna. Su, vieni con me.
(Isaac Asimov - Essere Razionale, Reason, 1941)

mercoledì 12 settembre 2007

MURAKAMI IN MOSTRA


Takashi Murakami è un artista contemporaneo che strizza spesso l'occhio ai manga e agli anime. Le sue opere d'avanguardia spaziano dall'illustrazione alla scultura, dall'arredamento d'interni alla gadgetistica. Il suo personaggio più noto è DOB, pupazzesco character dalle orecchie topolinesche. Tra i suoi temi grafici più ricorrenti vi sono degli occhioni cigliati, che abbondano sia sui buffi corpi dei suoi personaggi che, come decorazioni, su molte sue opere. Quegli strani occhioni hanno arrichito anche le borse di Luis Vuitton, che gli ha affidato il compito di realizzarne alcuni modelli. In Giappone è stata dedicata ai personaggi di Murakami una collezione di pupazzetti dal titolo Superflatmuseum che, non appena messa in vendita nei convenience store e nelle librerie, è andata subito a ruba. Ora a questo eclettico artista è stata dedicata una mostra negli Stati Uniti. La retrospettiva aprirà il 29 ottobre al Museum of Contemporary Art (MOCA) di Los Angeles. Per chi ha voglia di fare un giro…

martedì 11 settembre 2007

SEMPRE MEGLIO CHE LAVORARE! 2


Aneddoti poco seri su una professione molto seria.
In questo spazio sono raccolti aneddoti sulla vita editoriale. Cose che mi sono capitate personalmente o che mi hanno raccontato colleghi. Tutto quanto riportato è vero. Si tratta inoltre di una rubrica “aperta”, in altre parole se volete contribuire raccontando qualcosa di simile accaduto a voi mandatemi una mail, garantisco l'anonimato di tutti, “vittime” e “colpevoli”.

Davanti allo sportello per la carta d'identità. “Professione?”
“Consulente editoriale.”
“Cosa?”
“Mi occupo di fumetti.”
“Quindi disegnatore.”
“No, al massimo scrivo.”
“Ho capito, scenografo.”
“Veramente sarebbe sceneggiatore, comunque non si tratta di quello.”
“Facciamo così, libero professionista.”
E libero professionista fu. Ora tutti pensano che guadagno come un avvocato. Magari…

lunedì 10 settembre 2007

SPOT 1


Perché le persone scrivono dei blog? Essenzialmente per due motivi: egocentrismo e illusione di guadagnare denaro. Sorvolo sul primo e considero irraggiungible il secondo obiettivo. Tuttavia, si può utilizzare il blog per farsi un po’ di pubblicità. Cosa che avviene in questo spazio. Quindi se le riflessioni sono entusiaste e positive, sappiate che è solo perché si tratta di spudorata pubblicità. Almeno sono onesto…

Dovrebbe trovarsi ancora in edicola il numero di agosto di MARK (edizioni IF), che contiene anche un racconto del Castellazzi dal titolo “Duello in mare”. Calpestando l’orgoglio personale, dico subito che il lato interessante della faccenda è rappresentato dalle illustrazioni di Paolo Morisi. Il suo tratto, per quanto abbia un sapore un po’ datato (o retrò per dirlo in modo elegante), è davvero ottimo, affascinante. Le sue illustrazioni sono ricchissime di dettagli e personaggi, oltre che perfettamente in linea col periodo storico e arricchite dalla mezzatinta. Una vera gioia per gli occhi, soprattutto se “sparate” a tutta pagina. Il fatto che Morisi faccia fatica a trovare lavoro nel mondo del fumetto, la dice lunga su questo ambiente. Comunque, messe da parte le polemiche, vi consiglio di acquistare l’albo e di godervele. Love & live.