sabato 15 settembre 2007
ROBOT 3
- Qualcosa ti avrà pure costruito, Cutie - osservò Powell. - Tu stesso ammetti che la tua memoria, in tutta la sua completezza, sembra essere affiorata dal nulla assoluto una settimana fa. Io ti sto spiegando il fenomeno. Donovan e io ti abbiamo montato usando i componenti che ci sono stati spediti.
Cutie si guardò le lunghe dita flessibili, ostentando un atteggiamento stranamente umano da cui trapelava perplessità. - Ho l'impressione che debba esistere una spiegazione più soddisfacente di questa. Che tu abbia creato me mi sembra improbabile.
Powell si mise a ridere. - E perché mai, santa Terra?
- Chiamala intuizione. Per ora posso definirla solo così. Ma intendo arrivare alle giuste conclusioni con il ragionamento. Una catena di ragionamenti validi non può che portare alla determinazione della verità. Ed è lì che voglio arrivare.
Powell si alzò e andò a sedersi sull'orlo del tavolo, vicino al robot. D'un tratto provò un forte moto di simpatia per quella strana macchina. Non somigliava per niente ai soliti robot che svolgevano alla stazione le loro particolari incombenze con lo zelo dettatogli dal solido schema dei circuiti positronici.
Posò una mano sulla spalla di acciaio di Cutie. Il metallo era freddo e duro al tatto.
- Cutie - disse - vorrei spiegarti una cosa. Tu sei il primo robot che si interroga sulla propria esistenza. E credo che tu sia anche il primo abbastanza intelligente da capire la realtà esterna. Su, vieni con me.
(Isaac Asimov - Essere Razionale, Reason, 1941)
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