lunedì 24 settembre 2007

GOKU IN FRANCIA


Il disegnatore inglese Jamie Hewlett, cocreatore della serie a fumetti Tank Girl e ideatore grafico della band Gorillaz, si è cimentato con un personaggio molto popolare presso i fan dei manga: la scimmia protagonista della storia cinese Viaggio a Ovest, a cui è ispirato anche il Dragonball di Akira Toriyama. Per Hewlett l’occasione è arrivata grazie al regista d’opera Chen Shi-Zhen, intento a realizzare una trasposizione teatrale proprio di Viaggio a Ovest. Ora lo spettacolo teatrale (dal 26 settembre fino agli inizi di ottobre) si trova in Francia, chi volesse farci un salto trova maggiori informazioni sul sito del teatro:
www.chatelet-theatre.com/fiche_spectacle.php?id=144

ROBOT 4


Dwar Ev abbassò la leva. Si udì un formidabile ronzio che concentrava tutta la potenza, tutta l'energia di novantasei miliardi di pianeti. Grappoli di luci multicolori lampeggiarono sull'immenso quadro, poi, una dopo l'altra, si attenuarono.
Dwar Ev fece un passo indietro e trasse un profondo respiro.
- L'onore di porre la prima domanda spetta a te, Dwar Reyn.
- Grazie - disse Dwar Reyn. - Sarà una domanda cui nessuna macchina cibernetica ha potuto, da sola, rispondere.
Tornò a voltarsi verso la macchina.
- C'è Dio?
L'immensa voce rispose senza esitazione, senza il minimo crepitio di valvole o condensatori.
- Sì: adesso, Dio c'è.
Il terrore sconvolse la faccia di Dwar Ev, che si slanciò verso il quadro di comando.
Il fulmine sceso dal cielo senza nubi lo incenerì, e fuse la leva inchiodandola per sempre al suo posto.
(Fredric Brown - La Risposta, Answer, 1954)

sabato 22 settembre 2007

SPOT 3


Perché le persone scrivono dei blog? Essenzialmente per due motivi: egocentrismo e illusione di guadagnare denaro. Sorvolo sul primo e considero irraggiungible il secondo obiettivo. Tuttavia, si può utilizzare il blog per farsi un po’ di pubblicità. Cosa che avviene in questo spazio. Quindi se le riflessioni sono entusiaste e positive, sappiate che è solo perché si tratta di spudorata pubblicità. Almeno sono onesto…

Trovate in edicola il nuovo numero di SCUOLA DI FUMETTO, contenente tra le altre cose un servizio sul fumetto indiano di cui sotto allego incipit. Il resto, come al solito, va acquistato. Bye.

Il fumetto indiano ha solo mezzo secolo di storia, i suoi primi personaggi nascono infatti negli anni Sessanta. In precedenza, sotto l’influsso della cultura inglese, sono i character occidentali a dominare il mercato, in particolare le strisce americane dei syndacate.
Negli anni Sessanta uno dei due “padri” del fumetto indiano, Pran Kumar Sharma (noto semplicemente come Pran) crea per il Milap, quotidiano di Delhi, la striscia del teenager Dabu e del suo mentore professor Adhikari. A quella segue la striscia di Shrimatiji, una tipica casalinga indiana. Poi è la volta, nel 1969, di Chacha Chaudhary e Sabu, un duo che combina forza (del gigantesco Sabu) e cervello (del minuscolo Chaudhary) per combattere il crimine. Pran crea anche altri fumetti, ma Chacha Chaudhary resta il più famoso, ed è pubblicato da Diamond Comics, uno dei cinque più importanti editori di fumetti dell’India.
L’altro “padre” del fumetto indiano è Anant Pai (nato nel 1931), conosciuto anche come “zio Pai”. Negli anni Sessanta Pai lavora per il quotidiano Times of India, il cui editore decide di investire anche nei fumetti. Compra quindi i diritti del personaggi americano The Phantom, che prima pubblica sotto forma di striscia su quotidiano e poi, a partire dal 1964, sull’albo mensile Indrajal Comics (e Indrajal diventa il secondo marchio storico del fumetto indiano). L’albo ospita in appendice anche altri importanti personaggi Usa, come Flash Gordon e Mandrake. Gli indiani apprezzano in particolar modo The Phantom e presto le sue avventure vengono realizzate anche da autori locali.
Ma Anant Pai vuole realizzare dei “veri” fumetti indiani, l’idea di quale tipo di fumetti debbano essere gli viene guardando la televisione. In un quiz a premi, alcuni bambini indiani dimostrano di saper rispondere a domande sulle divinità della mitologia greca, ma non sono altrettanto bravi con quelle della mitologia indiana. Pai decide così che i suoi fumetti dovranno essere incentrati sulle tradizioni indiane. Dato che non riesce a convincere il suo editore si rivolge alla India Book House, che si getta nell’impresa e crea la collana Amar Chitra Katha (“Storie immortali a fumetti”) che diventa subito un bestseller, pubblicando albi autoconclusivi di artisti svariati, basati su eventi della storia indiana, divinità ed eroi locali.

ORTOLANI IN TRIBUNALE? 2

E vabbè, avevo programmato di portare aventi lo scherzo fino a lunedì sera, ma visto che ha scatenato un mezzo putiferio, anticipo la smentita. Ovviamente era uno scherzo e il fatto che in pochi l'abbiano capito e che alcuni si siano addirittura offesi (nientemeno) la dice lunga sull'ambiente del fumetto. Comunque sia, tracce del fatto che si trattasse di uno scherzo c'erano: unica notizia del blog senza immagine, nessuna fonte, conclusione in cui si suggerisce che il fumetto è meglio del film e, soprattutto, il fatto che il Castellazzi (che tra l'altro è stato uno dei primi a credere in Rat-Man e gli ha dato una bella spinta, chiedere al Leo per conferma) ha sempre fatto recensioni della serie e interviste all'autore solo ed esclusivamente in chiave umoristico/sarcastica. Insomma, scherzavo. Non credo Leo se la sia presa, anzi, e per un paio di giorni tutti hanno parlato di Rat-Man. Questo vi insegni anche a non fidarvi di quello che leggete, ma a verificare le notizie. Nella speranza che gli offesi non cerchino di investirmi con la macchina, anticipo subito che continuerò a trattare l'argomento Rat-Man in modo umoristico, proprio perché amo il personaggio e l'autore (si lo so, Leo, tua moglie non deve sapere della nostra relazione...) in modo viscerale. Faccio anche un piccolo regalo ai fan, un pezzettino (che posto qui sotto) pubblicato qualche anno fa e che probabilmente hanno visto in pochi. Fletto i muscoli e sono nel vuoto.

La prima volta che lo vidi mi trovavo in uno squallido locale notturno, poco più che una bettola malfamata, della città Senza Nome. L'aria puzzava di fumo, e le noccioline dovevano essere della settimana prima. Sorseggiavo un gin tonic al bancone, mentre un barista eccessivamente zelante mi parlava di cose tanto noiose che non le ricordo. Rat-Man era seduto a un tavolo d'angolo, beveva il suo drink e nel contempo teneva gli occhi fissi su qualcosa di interessante. Mi colpì in particolare il suo strano abbigliamento: indossare un mantello in piena estate non era cosa da tutti, doveva essere un tipo davvero freddoloso. Tanto per non deludere il barista gli feci la fatidica domanda: “chi è quel tipo?”. La risposta arrivò rapida: “Io gli starei alla larga… pare sia un super eroe. Dice di chiamarsi Rat-Man. Nel 1995 gli hanno anche dedicato un albo a fumetti, disegnato da un certo Leonardo Ortolani, che esce tuttora. Per me, però, resta solo un tipo strambo.”
“Perché lo pensa?” ribattei incautamente.
“Lo vede come guarda fissamente le cameriere? Da quando ha scoperto che alcuni supereroi hanno la vista a raggi X cerca di sbirciare sotto i vestiti delle ragazze…”
Mentre le conversazione proseguiva, notai che Rat-Man aveva improvvisamente sgranato gli occhi.
“Forse ci riesce davvero”, azzardai col barista, “guardi l'espressione stupita e felice che ha ora.”
“Quella?” rispose subito, “no, è l'effetto del drink, fa sempre così quando lo beve.”
Pensai che dovesse trattarsi di una combinazione alcolica davvero potente. Per una sera, decisi di provare come si sente un supereroe: “allora lo stesso drink anche per me!”
Il viso del barista fu illuminato da un sorriso, seguito da una risata sguaiata: “Uargh ah ah ah! Anche lei ama i gusti forti, eh? Allora ecco un bel latte e menta!”

DA UN VECCHIO SCATOLONE...


Da un vecchio scatolone (risalente a un trasloco di otto anni fa), salta fuori questo albetto autoprodotto, dal titolo PIERINO PORCOSPINO. A realizzarlo, presumo oltre dieci anni fa (non c'è data e io vado a memoria) è la Struwwelpeter capitanata da Laura Scarpa. Sfogliandolo, lo trovo oggi bello come dieci anni fa, con brevi fumetti (e non solo) di autori vari. Il mio preferito, da buon gattofilo, è “Mick” di Michele Eynard. Ma ci sono anche fumetti di Laura Scarpa, Lorenzo Sartori, Adriano Carnevali, ecc. Secondo me andrebbe ristampato. Subissate la redazione di Scuola di Fumetto, rivista diretta dalla Lauretta, di richieste.

venerdì 21 settembre 2007

CLASSICI DALLA FRANCIA


Per i fortunati che leggono il francese, ecco una buona notizia: una nuova collana di classici della letteratura a fumetti, editi dalla casa editrice Adonis a partire dal 26 settembre. La collana, almeno per ora, prevede una cinquantina di titoli affidati a svariati autori. A ogni volume sarà allegato un CD con la versione audio del romanzo da cui è stato tratto il fumetto. Ecco l'elenco dei primi quattro volumi (tutti in uscita appunto il 26 settembre).
Robinson Crusoé di Jean-Christophe Vergne (disegni) e Christophe Lemoine (sceneggiatura)
Tartarin de Tarascon di Pierre Guilmard
Les contes des mille et une nuits di Nhaoua (disegni) e Daniel Bardet (sceneggiatura),
Le tour du monde en 80 jours di Chrys Millien

ORTOLANI IN TRIBUNALE?

Sono passati solo pochi giorni dall'uscita in edicola del numero di Rat-Man dedicato a una parodia del film 300 (divenuto 299 nella versione rivista e corretta di Leonardo Ortolani, autore del fumetto) e Warner Bros ha già reagito in modo deciso. Sia Panini Comics (casa editrice di Rat-Man) che Leonardo Ortolani hanno ricevuto una lettera dagli avvocati Warner in cui vengono accusati di plagio, con una richiesta di risarcimento danni pari a 5 milioni di euro per Panini e un milione di euro per Ortolani. La doppia richiesta è un procedimento inusuale in questo genere di conflitti legali, dato che di solito è solo l'editore a essere chiamato in causa, ma pare che venga usata da Warner come deterrente contro gli autori, che altrimenti potrebbero avere la sensazione di trovarsi al sicuro, protetti dalleditore di turno. In questo modo, al contrario, vengono chiamati direttamente in causa e scoraggiati dal realizzare nuove opere sgradite al colosso cinematografico. La faccenda è molto seria e Panini, interpellata sull'argomento, si è per ora trincerata dietro un “no comment”, lasciando ai propri avvocati il compito di elaborare una risposta che, presumibilmente, sarà diffusa a breve tramite comunicato stampa. Raggiunto telefonicamente, invece, uno sconsolato Ortolani ha rilasciato qualche brevissima dichiarazione. “Mi spiace molto di questo attacco da parte della Warner”, ha spiegato l'artista, “che tra l'altro trovo poco comprensibile, dato che la parodie sono da sempre uno dei cavalli di battaglia di Hollywood. Una causa di queste proporzioni rischia di mettere in pericolo l'esistenza stessa di Rat-Man. Io certo non posso permettermi di pagare un milione di euro, ma credo che neanche Panini sia disposta a sopportare gli oneri di una causa legale di questa portata.”
Sulle motivazioni che hanno spinto Warner a una tale decisione circolano diverse voci. Secondo alcuni, essendo Warner legata a DC Comics, si tratterebbe di una sorta di attacco indiretto (la Dc Comics è recentemente sbarcata in Italia in grande stile grazie all'editore Planeta DeAgostini), secondo altri più maligni, invece, la Warner sarebbe indispettita perché il fumetto di Ortolani risulta essere molto più avvincente del film. Comunque sia, un importante character nostrano è in pericolo, e si teme che il prossimo numero (contenente la seconda e ultima parte della parodia) verrà bloccato prima di uscire. Non resta che attendere gli sviluppi della situazione.

SPOT 2


Altra pubblicità spudorata.
È in edicola il quinto numero della ristampa di Mister No, contenente, tra le altre cose i redazionali del Castellazzi. Ecco uno spezzone del pezzo di apertura, il resto in edicola.

Se esiste un archetipo dell'avventura, una figura in grado di riassumere in sé gli elementi di fascino e pericolosità insiti nel genere, questo è sicuramente il pirata. Lo sprezzo del pericolo, la ricerca della libertà, i viaggi in luoghi esotici, i tesori leggendari, i duelli, le imprese impossibili, la furia della natura e molto altro ancora sono tutti ingredienti che non possono mancare nelle storie di pirati, sia che si tratti di filibustieri realmente vissuti o di personaggi inventati.
I pirati esistono fin dall'alba dei tempi, o perlomeno sin da quando l'uomo ha cominciato a solcare i mari su delle imbarcazioni. Parlano di loro gli antichi greci, i persiani, i romani e via dicendo. Le barche a vela degli irriducibili predoni d'acqua solcano gli oceani quanto la storia, lasciando dietro di sé il ricordo di capitani pittoreschi, imprese incredibili, fortune immense. Ma anche storie di terrore e ferocia, di omicidi e spietate cacce all'uomo. È la doppia faccia dei pirati: romantiche figure sognate da ogni bambino e fuorileggi inseguiti dalle autorità di ogni tempo e latitudine.

lunedì 17 settembre 2007

MUMBLE MUMBLE… 2


Mi capita tra le mani il primo volume di Abara, manga fantascientifico di Tsutomu Nihei. Autore che apprezzo molto nonostante una certa illeggibilità. Dopotutto sono stato il primo editor a selezionare le sue serie per una pubblicazione italiana. Nell'introduzione, di poche righe in verità, leggo un po' di cose che mi fanno rabbrividire. Innanzitutto nel trionfale cappello che segnala quanto siano stati bravi (c'è un plurale anonimo) a ideare Manga 2000 (la collana contenitore di Panini che ospita solo manga fantascientifici) l'editor si scorda di dire che in realtà la collana è stata completamente ideata da me, così come sono stato io a selezionare le serie. Ma questo è poco importante, da tempo mi sono abituato al fatto che nel mondo del fumetto c'è spesso e volentieri qualcuno che si prende i meriti degli altri. Inoltre questo spazio è dedicato alle riflessioni sul mondo del fumetto in generale e non alle mie diatribe personali. E infatti ciò che più mi preoccupa è quanto viene dopo. Si dice infatti che “Fin dall'inizio decidemmo di puntare su una fantascienza adulta , più simile a quella occidentale, tralasciando le innumerevoli opere dedicate a robot, mech e via dicendo. I titoli fra cui scegliere, allora come oggi, non erano molti.” Brivido, terrore, raccapriccio, direbbe Cattivik. Le opere ospitate su Manga 2000 per diversi anni sono quanto di più nipponico si possa trovare, nulla a che vedere con la fantascienza di matrice occidentale, se non in rari casi. Inoltre il Giappone è pieno di tali manga affascinanti e avveniristici, altro che pochi (al limite può essere difficile procurarseli, perché bisogna scovarli, intavolare lunghe trattative con gli editori giapponesi, competere con gli editori italiani, ecc.). Qual è quindi il nocciolo della questione di questo Mumble Mumble…? La preoccupazione, tangibile e verificabile, è che spesso le testate a fumetti italiane sono affidate a editor che non le conoscono a sufficienza e che affrontano il loro lavoro senza passione, senza metterci l'anima. Per carità, il risultato potrà essere comunque dignitoso, ma non sarà mai il miglior risultato possibile, se chi tira le redini della testata non sa di cosa parla. Certamente la cosa più importante resta il fumetto, ma quando la collana è una macchina delicata, che assembla serie e autori diversi, che andrebbero accompagnati da redazionali informativi e di approfondimento, il lettore a lungo andare percepisce, anche se inconsapevolmente, un certo fastidio. E la macchina si ingrippa, rallenta, deraglia, si autodistrugge. Con buona pace di chi aveva sudato sette camice per metterla in moto.

sabato 15 settembre 2007

ROBOT 3


- Qualcosa ti avrà pure costruito, Cutie - osservò Powell. - Tu stesso ammetti che la tua memoria, in tutta la sua completezza, sembra essere affiorata dal nulla assoluto una settimana fa. Io ti sto spiegando il fenomeno. Donovan e io ti abbiamo montato usando i componenti che ci sono stati spediti.
Cutie si guardò le lunghe dita flessibili, ostentando un atteggiamento stranamente umano da cui trapelava perplessità. - Ho l'impressione che debba esistere una spiegazione più soddisfacente di questa. Che tu abbia creato me mi sembra improbabile.
Powell si mise a ridere. - E perché mai, santa Terra?
- Chiamala intuizione. Per ora posso definirla solo così. Ma intendo arrivare alle giuste conclusioni con il ragionamento. Una catena di ragionamenti validi non può che portare alla determinazione della verità. Ed è lì che voglio arrivare.
Powell si alzò e andò a sedersi sull'orlo del tavolo, vicino al robot. D'un tratto provò un forte moto di simpatia per quella strana macchina. Non somigliava per niente ai soliti robot che svolgevano alla stazione le loro particolari incombenze con lo zelo dettatogli dal solido schema dei circuiti positronici.
Posò una mano sulla spalla di acciaio di Cutie. Il metallo era freddo e duro al tatto.
- Cutie - disse - vorrei spiegarti una cosa. Tu sei il primo robot che si interroga sulla propria esistenza. E credo che tu sia anche il primo abbastanza intelligente da capire la realtà esterna. Su, vieni con me.
(Isaac Asimov - Essere Razionale, Reason, 1941)

mercoledì 12 settembre 2007

MURAKAMI IN MOSTRA


Takashi Murakami è un artista contemporaneo che strizza spesso l'occhio ai manga e agli anime. Le sue opere d'avanguardia spaziano dall'illustrazione alla scultura, dall'arredamento d'interni alla gadgetistica. Il suo personaggio più noto è DOB, pupazzesco character dalle orecchie topolinesche. Tra i suoi temi grafici più ricorrenti vi sono degli occhioni cigliati, che abbondano sia sui buffi corpi dei suoi personaggi che, come decorazioni, su molte sue opere. Quegli strani occhioni hanno arrichito anche le borse di Luis Vuitton, che gli ha affidato il compito di realizzarne alcuni modelli. In Giappone è stata dedicata ai personaggi di Murakami una collezione di pupazzetti dal titolo Superflatmuseum che, non appena messa in vendita nei convenience store e nelle librerie, è andata subito a ruba. Ora a questo eclettico artista è stata dedicata una mostra negli Stati Uniti. La retrospettiva aprirà il 29 ottobre al Museum of Contemporary Art (MOCA) di Los Angeles. Per chi ha voglia di fare un giro…

martedì 11 settembre 2007

SEMPRE MEGLIO CHE LAVORARE! 2


Aneddoti poco seri su una professione molto seria.
In questo spazio sono raccolti aneddoti sulla vita editoriale. Cose che mi sono capitate personalmente o che mi hanno raccontato colleghi. Tutto quanto riportato è vero. Si tratta inoltre di una rubrica “aperta”, in altre parole se volete contribuire raccontando qualcosa di simile accaduto a voi mandatemi una mail, garantisco l'anonimato di tutti, “vittime” e “colpevoli”.

Davanti allo sportello per la carta d'identità. “Professione?”
“Consulente editoriale.”
“Cosa?”
“Mi occupo di fumetti.”
“Quindi disegnatore.”
“No, al massimo scrivo.”
“Ho capito, scenografo.”
“Veramente sarebbe sceneggiatore, comunque non si tratta di quello.”
“Facciamo così, libero professionista.”
E libero professionista fu. Ora tutti pensano che guadagno come un avvocato. Magari…

lunedì 10 settembre 2007

SPOT 1


Perché le persone scrivono dei blog? Essenzialmente per due motivi: egocentrismo e illusione di guadagnare denaro. Sorvolo sul primo e considero irraggiungible il secondo obiettivo. Tuttavia, si può utilizzare il blog per farsi un po’ di pubblicità. Cosa che avviene in questo spazio. Quindi se le riflessioni sono entusiaste e positive, sappiate che è solo perché si tratta di spudorata pubblicità. Almeno sono onesto…

Dovrebbe trovarsi ancora in edicola il numero di agosto di MARK (edizioni IF), che contiene anche un racconto del Castellazzi dal titolo “Duello in mare”. Calpestando l’orgoglio personale, dico subito che il lato interessante della faccenda è rappresentato dalle illustrazioni di Paolo Morisi. Il suo tratto, per quanto abbia un sapore un po’ datato (o retrò per dirlo in modo elegante), è davvero ottimo, affascinante. Le sue illustrazioni sono ricchissime di dettagli e personaggi, oltre che perfettamente in linea col periodo storico e arricchite dalla mezzatinta. Una vera gioia per gli occhi, soprattutto se “sparate” a tutta pagina. Il fatto che Morisi faccia fatica a trovare lavoro nel mondo del fumetto, la dice lunga su questo ambiente. Comunque, messe da parte le polemiche, vi consiglio di acquistare l’albo e di godervele. Love & live.

sabato 8 settembre 2007

SQUARAQUACK!

UN PINOCCHIO DA FAVOLA


Non è certo per segnalare la famosissima storia di Carlo Collodi, incentrata su un burattino di legno, che questa recensione prende forma, quanto per portare all’attenzione di un pubblico amante delle immagini la recente ristampa di una versione della stessa che si avvale delle illustrazioni di Roberto Innocenti. Classe 1940, Innocenti si dedica alla grafica editoriale sin dagli anni Sessanta, mentre dai Settanta comincia a illustrare libri. Il “suo” Pinocchio nasce nel 1989 per la casa editrice americana Creative Edition, ampliato nel 2005 e in quella data edito in Italia grazie alla Margherita Edizioni, un marchio della ELLEBI, editore molto attento alle opere illustrate. Nelle sue spettacolari illustrazioni Innocenti media tra realtà e fantasia nel tratteggiare la figura di Pinocchio, ma diventa estremamente realistico e accurato nella rappresentazione degli ambienti, punto di forza e veri protagonisti del suo lavoro. Italiano, toscano, cresciuto vicino a Firenze, nelle vicinanze di quei luoghi in cui sono ambientate le vicende, sovrappone il mondo concreto, paesano, contadino, collinare, con quello fantastico della storia, giungendo a un risultato invidiabile. In illustrazioni a doppia pagina ripropone spaccati di cittadine dalle case in sasso e dai tetti con tegole in coccio, affollate di un’umanità operosa, di animali vivaci e di mille dettagli che appartengono a un quotidiano che profuma di pane fatto in casa e di buon vino nostrano. Affascinanti le prospettive, che padroneggia splendidamente, mostrando vedute dall’alto di case, paesi, addirittura intere colline. Ma quando serve quelle prospettive divengono anche inquietanti, mostrando dal basso un Pinocchio impiccato, che penzola da un albero ormai privato delle sue foglie. Innocenti ha trasformato la storia del bambino/burattino in quella di un mondo, quello rurale, che va sparendo per diventare a sua volta immaginario. Un libro imperdibile per chi ama Pinocchio e per chi apprezza l’illustrazione.

Pinocchio – Le avventure di un burattino
di Carlo Collodi e Roberto Innocenti
La Margherita Edizioni
cartonato, colore, 192 pagine, 29,00 euro

per l'immagine ©Innocenti/La Margherita Edizioni

venerdì 7 settembre 2007

ROBOT 2


È principalmente colpa di Go Nagai, ma anche di una tecnologia estremamente propensa alla costruzione di macchine di ogni tipo, se gli appassionati di manga e anime hanno una particolare predilezione per i robot. Per loro dall'Inghilterra arriva un volume imperdibile, una panoramica a 360 gradi sui robot di tutto il mondo, di ogni tipo e di ogni media. L'autore, Robert Malone, parte infatti dal passato (addirittura dagli antichi greci) per raccontare il fruttuoso e affascinante rapporto tra l'uomo e la macchina. Ma le disquisizioni storiche lasciano presto il passo a centinaia di immagini e descrizioni di robot, da quelli veri a quelli giocattolo a quelli usciti da serial TV e film fantascientifici. Ogni robot viene descritto e fotografato con grande cura, evidenziandono le caratteristiche principali. Un capitolo è dedicato anche ai robot dei pulp e a quelli di importanti e moderni illustratori americani come Michael Whelan ed Eric Joyner. Il volume è insomma una vera e propria bibbia della robotica reale e fittizia, con l'unico difetto di non dedicare alcuno spazio ai robot degli anime. Il volume resta comunque consigliatissimo per tutti gli amanti di questi “teneri” fantocci meccanici che, ieri come oggi, proliferano soprattutto in Giappone.

Ultimate Robot, di Roert Malone, Dorling Kindersley Limited, 16,99 sterline

giovedì 6 settembre 2007

SEMPRE MEGLIO CHE LAVORARE! 1


Aneddoti poco seri su una professione molto seria.
In questo spazio sono raccolti aneddoti sulla vita editoriale. Cose che mi sono capitate personalmente o che mi hanno raccontato colleghi. Tutto quanto riportato è vero. Si tratta inoltre di una rubrica “aperta”, in altre parole se volete contribuire raccontando qualcosa di simile accaduto a voi mandatemi una mail, garantisco l'anonimato di tutti, “vittime” e “colpevoli”.

Un editore chiede gentilmente che venga recensito un suo libro, in modo da pubblicizzarlo. Tuttavia, poiché il libro in questione costa parecchio, propone di mandare all'autore dell'auspicata recensione un altro volume, meno costoso. Peccato non aver attuato l'esperimento, sarebbe stato interessante vedere il risultato della recensione del titolo A ottenuta leggendo il titolo B.

per l'immagine ©Castellazzi

mercoledì 5 settembre 2007

UNA BIO PER SPARKY


Negli Stati Uniti uscirà a ottobre una biografia di Charles Schulz, noto in tutto il mondo come l'autore dei Peanuts. A scriverla è David Michaelis (già autore di una bio su N.C. Wyeth, uno dei padri dell'illustrazione americana). Charles Monroe Schulz nasce a Minneapolis, Minnesota, il 26 novembre del 1922. Ha solo due giorni di vita quando acquisisce il soprannome (affibbiatogli da uno zio) che gli resterà appiccicato per tutta la vita e che, agli inizi della sua carriera di fumettista, userà anche come nome d'arte: Sparky. Si tratta del nome di un cavallo, Sparky (“scintillante”) appunto, che appariva nella striscia del 1919 Barney Google and Snuffy Smith, di Billy de Beck e molto popolare all'epoca. A quanto pare il legame di Schulz col mondo delle strip è scritto nelle stelle. Già da ragazzo ama disegnare e nel 1937 un suo ritratto del cane Spike viene pubblicato nel Believe it or not, popolare rubrica disegnata dell'epoca. I genitori decidono quindi di iscriverlo a un corso per corrispondenza di una scuola d'arte. L'ombra della Seconda Guerra Mondiale si staglia però all'orizzonte e nel 1945, arruolato, Schulz viene inviato in Francia con la 20° divisione corazzata. Tornato a casa, ritenta di portare a compimento le proprie aspirazioni di fumettista. Riesce a pubblicare una tavola, in realtà una raccolta di vignette, dal titolo Just Keep Laughing sull'albo cattolico Timeless Topix, a cui segue, nel 1947 la serie Li'l Folks ospitata per due anni sul supplemento domenicale per le donne di Pioneer Press, giornale di St. Paul. Li'l Folks è un vero e proprio banco di prova per i Peanuts. I personaggi, il disegno, l'umorismo, sono ancora a uno stadio germinale, ma sono i medesimi che emergeranno nei Peanuts. La serie si compone di tavole in cui sono contenute tre/quattro vignette autonome, anche se generalmente incentrate sugli stessi personaggi. L'universo di Li'l Folks è tutto infantile, vi compaiono anche un bambino di nome Charlie Brown e un cane uguale al primo Snoopy. Il salto di qualità al mondo delle strisce sindacate avviene nel 1950, quando Schulz si propone allo United Feature Syndacate e il 2 ottobre nasce la prima striscia dei Peanuts. È l'inizio di un mito… Michaelis si pone l'obiettivo di raccontare lo Schulz uomo e lo Schulz artista, in questo volume dal titolo “Schulz and Peanuts”, di cui ci si augura venga presto realizzata un'edizione italiana.

Per gli interessati all'edizione Usa (acquistabile su Amazon), ecco la scheda:
Hardcover: 672 pages
Publisher: Harper (October 16, 2007)
Language: English
ISBN-10: 0066213932
ISBN-13: 978-0066213934
Product Dimensions: 9 x 6 x 2.9 inches
Price: 34.95 $

martedì 4 settembre 2007

SOLO PER OTAKU!


Se siete dei veri otaku (se non sapete neanche cosa sia un otaku saltate a pié pari questo post), vi consiglio di fare un salto sul seguente blog: fioridiciliegio-adriana.blogspot.com

C'E' UN NUOVO RANGER IN CITTA'


Di fronte alla sua prima prova col ranger più famoso d’Italia, il disegnatore Pasquale Del Vecchio fa davvero un’ottima figura. L’artista dimostra di padroneggiare sia i personaggi (anche se dello storico quartetto per ora ha disegnato solo Tex e Kit Carson) che gli ambienti, che porta sulla carta con un tratto corposo e pulito, davvero gradevole. Affidata al navigato Claudio Nizzi, la storia vede i due pard impegnati nel dare la caccia a un gruppo di indiani rei di aver rubato le paghe dei soldati di Fort Gila, dopo aver assalito e ucciso la scorta che doveva portarle a destinazione. Oltre a inseguimenti e sparatorie, vi è l’occasione per mettere in piedi un piccolo giallo, allo scopo di scoprire se una “talpa” ha aiutato i ladri. Così le scene d’azione possono essere alternate con le indagini e i dialoghi, secondo un ritmo narrativo ormai tipico, che fa della solidità della trama e del protagonista i suoi punti di forza. Del Vecchio ha l’occasione per cimentarsi con alcune situazioni e luoghi entrati ormai a far parte dell’immaginario western, dalla carica di cavalleria al manipolo di soldati accerchiati, dal forte in legno al trading post nel deserto, dalla diligenza in fuga all’attacco indiano. Nel farlo è accurato e sicuro, attento nella distribuzione dei bianchi e dei neri, efficace nel tratteggiare i volti. Qualche sfondo avrebbe potuto essere più dettagliato, in alcune vignette i personaggi debbono ancora guadagnare in scioltezza, ma il risultato complessivo resta comunque di alto livello, con tavole pregevoli che garantiscono la scorrevolezza della lettura. Dimenticavo, il finale è a sorpresa.

Soldi sporchi e Sandy Well (Tex 561 e 562)
di Claudio Nizzi (testi) e Pasquale Del Vecchio (disegni)
Sergio Bonelli Editore
Brossurati, b/n, 114 pagine cad., 2,70 euro cad.

per le immagini ©Sergio Bonelli Editore

domenica 2 settembre 2007

ROBOT 1


Passò fra la sua gente, uomini e robot. Che senso c'era, si chiese, a fare una distinzione? La classi più basse facevano lo stesso lavoro dei robot. Insieme procedevano lungo le strade, insieme guidavano i furgoni e il loro compito era trasportare cose, consegnare cose.
“Essere uomini” pensò. “Non è più una benedizione, un dono, un motivo d'orgoglio. Ma lo è forse sentirsi fratelli delle macchine, sentirsi usati e piegati da uomini invisibili che si nascondono dietro i videocontrolli? Che stanno acquattati nelle unità di controllo, pronti a reprimere il minimo segno di rivolta?”
Quando arriva il giorno in cui sentirsi fratelli delle macchine è quasi un motivo di orgoglio, significa che si è toccato il fondo.
Si fermò all'ombra e i suoi occhi ammiccarono. Nella vetrina del negozio c'era una gabbia, e nella gabbia delle piccole creature aliene. COMPRATE UN BEBÈ VENUSIANO PER VOSTRO FIGLIO diceva il cartello.
Guardò le piccole "cose" tentacolate e vide che erano intelligenti, e in grado di far capire il loro dolore. E passò oltre, vergognandosi delle pene che un essere superiore può infliggere a un altro essere superiore.
(Richard Matheson - Il fratello della macchina, Brother to the machine, 1952)

MUMBLE MUMBLE… 1


Riflessioni sul mondo del fumetto: Torino Comics.
Sono passati ormai diversi mesi dalla Torino Comics di quest'anno, che ha dato vita a parecchie contestazioni e, a quanto mi dicono, a qualche strascico legale. Per chi non sapesse di cosa stiamo parlando, un chiarimento in due righe. Per la prima volta la fiera del fumetto Torino Comics è stata realizzata in concomitanza e in collaborazione con la famosissima Fiera del Libro. Peccato però che gli standisti dei fumetti siano stati relegati in un capannone (e non nel Lingotto, il palazzone che ospitava gli editori mainstream) senza aria condizionata, con un caldo infernale (alcuni sono svenuti), senza indicazioni, praticamente ignorati e abbandonati al loro destino, con una carenza cronica di pubblico. Ovviamente poi si è assistito anche al classico scaricabarile delle responsabilità: colpa di chi organizza Torino Comics, colpa della Fiera del Libro che ha promesso e non mantenuto, ecc. ecc. Premetto subito che di tutto ciò non mi importa niente, quello che mi interessa sta a monte, viene molto prima del fallimento e delle polemiche. La questione interessante, almeno per me, sta nella decisione, che trovo assurda, di far svolgere le fiere assieme. Perché assurda? Perché vi ho colto il classico atteggiamento della maggior parte di coloro che si occupano di fumetti. Un atteggiamento servile nei confronti della mondo della Cultura (sì, quella con la “c” maiuscola). Come spesso accade in questi casi, gli editori di fumetti hanno fatto la figura di quelli che si presentano col cappello in mano a elemosinare qualcosa: una sorta di riconoscimento, la benedizione dei dotti che accettando una fiera di fumetti in contemporanea con una del libro ne attestano il valore. Non credo ce ne sia bisogno. Se riteniamo veramente che i fumetti possano essere cultura, non abbiamo bisogno del riconoscimento di nessuno. La Fiera del Libro accoglie qualsiasi tipo di editore (e infatti gli editori di fumetti ci sono sempre andati), allora perché “attaccarci” una fiera specifica? Questa mossa più che a una valorizzazione del fumetto porta a una sua ghettizzazione. Molto meglio mescolarsi con tutti gli editori di libri (che tra l'altro talvolta non pubblicano cultura ma solo ciarpame) piuttosto che relegarsi in un angolino con un cartello al collo con la scritta “fumetti”. Gli editori di fumetti sono forse i fenomeni di baraccone da mostrare in un apposito spazio? Non credo. Credo anzi che la Black Velvet possa stare in uno stand di fianco alla Feltrinelli, così come un volume dell'Uomo Ragno non sfigura vicino ai libri della Mondadori, e una graphic novel di Jiro Taniguchi vale quanto un romanzo Einaudi. E sono convinto che un pubblico intelligente passerebbe da uno stand all'altro senza problemi, alternando buoni fumetti con buoni romanzi e buoni saggi. Peccato che i primi a non crederci siano gli editori di fumetti.