giovedì 15 novembre 2007
ROBOT 10
– Tutto quello che desidero, Mary, è morire.
Alzai gli occhi verso di lui, la sua triste faccia caffelatte con l'ampia fronte increspata e gli occhi teneri. – Se nasce il mio bambino…
– Sono programmato per vivere finché vi siano esseri umani da servire. Non posso morire finché resta qualcuno di voi. Voi… – E improvvisamente, sorprendentemente, la sua voce sembrò esplodere. – Voi, Homo Sapiens, con la vostra televisione e le vostre droghe.
La sua collera mi spaventò per un attimo e rimasi in silenzio. Poi dissi: – Anch'io faccio parte della specie, Bob. E non sono così. E tu sei quasi umano. O “più” che umano.
Tolse la mano dalle mie spalle e si allontanò da me.
– Io sono umano. Tranne che per la nascita e la morte. – Ritornò alla scala. – E sono nauseato dalla vita. Non l'ho mai desiderata.
Lo guardai. – Ma questo è uguale per tutti. Nemmeno io ho chiesto di venire al mondo.
– Ma tu puoi morire. – Ricominciò a salire la scala.
Improvvisamente mi venne un pensiero orribile. – Quando saremo tutti morti… Quando questa generazione sarà scomparsa, allora potrai ucciderti?
– Sì – rispose. – Credo di sì.
– Non lo sai nemmono con sicurezza? – Domandai con la voce che saliva di tono.
– No – rispose. – Ma se non ci sono esseri umani da servire…
– Gesù Cristo! “È per causa tua che non nascono più bambini?”
Mi guardò. – Sì. Ero io che dirigevo il Controllo Demografico. Sapevo usare l'attrezzatura.
– Gesù Cristo! Hai imposto al mondo il controllo delle nascite perché tu avevi voglia di morire. Tu stai cancellando l'umanità… Per poter morire. Ma non vedi che anche questa umanità è suicida?
– Soltanto perché tu ne hai distrutto il futuro. Tu l'hai riempita di droghe e nutrita di bugie e ne hai disseccato le ovaie e ora vuoi anche seppellirla. E io che ti credevo una specie di Dio.
– Sono semplicemente quello per cui mi hanno costruito. Sono una macchina, Mary.
(Walter Tevis, Futuro in trance, Mockingbird, 1980)
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