giovedì 24 gennaio 2008

MUMBLE MUMBLE… 5


Ha solleticato i commenti il MUMBLE MUMBLE… numero 4 (andatevelo a rileggere), quindi come promesso aggiungo qualche nota personale. La situazione del mercato italiano è disastrosa, ma non perché vengono pubblicati troppi manga o perché non vengono pubblicati i classici (in realtà anche di questi ultimi ne arrivano molti, solo che il grande pubblico non lo sa). Tra l'altro personalmente sono un fervente sostenitore della "mano invisibile" di Smith: il mercato si regola da solo, i forti sopravvivono, i deboli soccombono. Ritengo inoltre follia l'idea che un lettore debba poter comprare tutto (come dire che se mi piacciono i romanzi leggo tutti quelli che escono in Italia, se sono un appassionato di cinema visiono tutte le pellicole del mondo), in mezzo a un'offerta ricca sceglierà ciò che più gli piace. Il problema vero è che ormai nessun editore (o quasi) ha una linea editoriale precisa e pubblica tutto ciò che capita a tiro, ma lo fa a casaccio, senza promozione, senza curare i volumi, senza presentarli adeguatamente, senza dargli una corretta periodicità. Lettori e librai sono disperati non sanno cosa esce, non capiscono perché le serie si interrompono, non sanno quando riprendono, non hanno alcun tipo di informazione. In altre parole mancano veri editori e veri curatori, vi sono quasi esclusivamente tipografi e passacarte. Voi che ne dite?

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ho letto il "MUMBLE MUMBLE..." precedenti, non ho letto i rispettivi commenti.
Personalmente, la lettera anonima pubblicata allora mi sembrava una strana commistione tra concrete considerazioni di mercato (in parte condivisibili) e afflati un po' vetero-paternalisti (il desiderio d'educare il pubblico ai "classici"... come se ce ne fossero di universali, poi!).
Con questo "MUMBLE MUMBLE..." invece mi trovo più o meno d'accordo.
Mi chiedo però se abbia senso invocare consapevolezza editoriale, specie da parte degli editori più minuscoli. Mi spiego: la situazione attuale, purtroppo, è di tale sovraffollamento che gli editori quasi si scannano per riuscire ad accaparrarsi non dico titoli validi, ma anche solo titoli da pubblicare. Una cosa è sperare che un editore conservi una sua linea ben riconoscibile, altro è se questo sia effettivamente possibile. I pesci grossi (che attualmente sono i ben noti due) possono avere un certo gioco nel farlo, ma i piccolini sono quasi solo ridotti ad accontentarsi di pescare tra le briciole che scivolano giù dal tavolo del banchetto; spesso a casaccio, certo, ma è una questione più di (non) potere che di volere.
Aggiungiamo poi che i titoli maggiormente appetibili (cioè vendibili, a prescindere dalla loro effettiva "qualità artistica", qualunque cosa sia quest'ultima), a tutt'oggi, sono quelli la cui pubblicazione è ancora in corso in Giappone (se non appena iniziata...), con tutti gli inevitabili problemi che questo comporta.
Il fatto è che vendere un manga in Italia (oggi come ieri) significa proporre in un mercato piccolo e con strutture e tempi suoi un prodotto che nasce e vive in un mercato (quello giapponese) spesso enorme e con tempi e strutture proprii, anche assai lontani dai nostri. Una differenza che mi sembra troppe volte sottovalutata. Basta vedere i ripetuti & disastrosi fallimenti che hanno avuto in Italia i tentativi (che personalmente ho sempre trovato alquanto ingenui) di proporre riviste-contenitore "alla giapponese".
In ogni caso, non so fino a che punto si possa "dare la colpa" agli editori per la difficile situazione del mercato manga attuale in Italia. Fino a che punto le circostanze possono essere cambiate e non solo subite? Forse gli editori grandi possono cambiare, ma i piccoli devono accontentarsi di subire. Poi, che anche tra questi ultimi si vedano spesso esempii di velleità nel voler buttarsi a corpo morto in avventure editoriali senza avere le capacità di sostenerle... be', non si può certo negarlo.

Debris ha detto...

Non sò se esista la Mano invisibile Davide...troppo spesso esistono le manone Visibili!!

Il Mercato non si regola da solo,nessun tipo di mercato,manco quello della frutta e verdura.......e condivido molto di quel che dici nell'ultima parte e di quel che dice Yupa.

.Vale anche nel mondo dei fumetti in generale il discorso,dove dominano la Disney e la Bonelli ( che manco la Casella Postale elettronica ha) ma qui si stà parlando di manga...... - parlando genericamente - piccolo in cui operano due grossi operatori

Gli altri un pò si barcamenano cercando il grande colpo...che di solito arriva per caso.

Ogni tanto...e una sola volta nella vita.

Tutti operano male..senza sufficiente promozione e sostegno alle loro edizioni,senza riuscire a dire cosa stanno pubblicando e soprattuto perchè lo pubblicano.

A spiegare il suo valore e il contesto in cui nasce.

Il contesto culturale. La sua genesi non le chiacchiere.

Non ripeterò a chi mi sono riferito...

I gentili signori che un tempo erano la mia casa editrice preferita...oggi non più proprio perchè non riescono a creare il giusto contesto intorno alle loro opere.

Il contesto dobbiamo crearlo noi,ed è una fatica improba.

A volte inutile.


Yupa tu contesti il tono della nota precedente,hai ragione,ma il punto è che tutto nasce dal fatto che si è accettato,nella gestione manageriale delle società,esiste proprio un termine per descrivere questo tipo di attività, il puro e semplice principio economicista della gestione delle attività editoriali e non,..dimenticandosi ogni altro elemento.

La pecunia,è l'unico metro di giudizio pper valutare una gestione. La pura monetizzazione è il riferimento unico e solo della valutazione di una gestione manageriale,peggio è anche il parametro guida della gestione manageriale di una società,qualunque società...ora è vero che l'elemento economico deve reggere la gestione di una società economica..ma se è il solo parametro guida..si và al disastro.

Non è in questo contesto che ho trovato esposto questo concetto semplice ma terribile che è la chiave per capire il dramma della nostra società per me...Vogliate scusare le parole di questa mattina.

Tornando a nobis,una casa editoriale come disse qualcuno non è solo una società economica,ha anche un ruolo culturale.

Pure una casa che pubblica fumetti.

Almeno sembra a me.

Mamma mia quante sciocchezze di prima mattina.

Anonimo ha detto...

Rispondendo a Yupa, io non sono d'accordo nel proclamare questa "presunta innocenza" per *tutte* le case editrici cosiddette "minori". A parte che anche l'assunto per cui in Italia esistono "due grandi" può essere sotto diversi punti messo in discussione; ma venendo al discorso, io sono dell'opinione che se sì, il potere di cambiare le cose in meglio è soprattutto in mano ai grandi soliti noti e non ai "pesci piccoli", anche i pesci medio piccoli, di contro, hanno il potere di "peggiorarle" se si muovono senza criterio e con eccessiva supponenza. Insomma, anche i piccoli possono fare danni, e forse da parte di alcune direzioni questo sta già accadendo.