lunedì 15 giugno 2009
MUMBLE MUMBLE… 12
Lo sceneggiatore Tito Faraci si chiede nel suo blog (è uno dei blog del Sole 24 Ore) come mai in Italia non esistono i critici professionisti di fumetto, mentre, per esempio, esistono quelli musicali e ci pagano pure l'affitto. La domanda ha scatenato risposte chilometriche. A mio modesto avviso i motivi sono molto semplici e solo due.
Primo, non hanno spazi dove scrivere, ovvero nessuno li vuole e nessuno li paga (ovviamente in questo novero non rientrano coloro che si autopubblicano su internet perché non sono professionisti, non lo fanno cioè di professione).
Secondo, nel piccolo ambiente del fumetto se qualcuno si azzarda a fare una critica negativa (quelle positive sono sempre bene accette) perde il saluto da parte di autore ed editore, e magari la rivista per cui scrive non riceve più pubblicità, comunicati stampa, volumi, ecc. Certo, si può vivere anche senza queste cose, ma perché complicarsi una vita che è già abbastanza complicata? Ricordo un piccolo caso personale (preciso subito che non sono un critico e che non desidero diventarlo), che coinvolge proprio il buon Tito. Tempo fa feci una breve recensione molto ironica di un suo albo, una cosetta di una cartella che se la prendeva bonariamente più con i disegni che con i testi, eppure appena la vide Tito mi mandò una mail molto cortese ma meravigliata in cui mi chiedeva di discuterne con lui. Tito è professionista capace, persona squisita e intelligente e non penso che ce l'avesse con me per quello che avevo scritto, eppure... eppure non resistette alla tentazione di cercare una spiegazione alla recensione negativa, di rintuzzarla in qualche modo. Insomma, le critiche non piacciono a nessuno (neanche a me), dopotutto siamo esseri umani. In un sistema ben strutturato in cui ci sono molte realtà, molti soggetti, molte critiche (sia positive sia negative), credo possano vivere anche critici professionisti, ma nel mondo del fumetto italiano, fatto dai soliti quattro gatti, la cosa si fa un po' problematica. Comunque sia, mi domando, è un male? Forse no, dopotutto i critici veramente importanti sono i lettori, che comprano o non comprano un albo, che ne parlano bene o male a un amico, che approcciano entusiasti l'autore preferito a una fiera. Tutto il resto sono pippe da internet.
PS
Tito rimane un ottimo sceneggiatore e io espierò all'Inferno quella maligna recensione.
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