domenica 19 maggio 2019

LA MOSTRA DEI MOOMIN




I giapponesi amano molto i Moomin, non stupisce quindi che una grande mostra dal titolo "Moomin the Art and the Story" loro dedicata sia aperta in questi giorni in quel di Tokyo (presso la Mori Tower a Roppong).
Il mondo dei Moomin è stato creato da Tove Jansson, artista finlandese figlia dello scultore Viktor Jansson e dell'illustratrice Signe Hammarsten-Jansson. Nonostante cominci a pensarci già a fine anni Trenta, la Janson lo porta sulla carta solo nel 1945, nel libro per bambini intitolato Småtrollen och den Stora Översvämningen (“I piccoli troll e la grande alluvione”). All'inizio degli anni Cinquanta l'agenzia inglese Associated Press chiede alla Janson di creare una striscia dedicata al mondo dei Moomin, che fa il suo esordio sul quotidiano London Evening News nel 1954 e a cui porta un forte contributo il fratello di Tove, Lars.
Al centro di libri e fumetti vi sono le avventure un po' naif di Moomintroll (questo il nome originale del protagonista), un benevolo troll dalle forme tondeggianti, tanto da spingere i primi traduttori italiani a indicarlo come un ippopotamo. Moomin è presto circondato da una miriade di comprimari. Innanzitutto i genitori, prima persi e poi ritrovati, poi la fidanzata Adipella (in originale Snorkföken). Tutti Moomin, e in quanto tali identici nell'aspetto, se non per qualche piccolo dettaglio che permette di distinguerli: un cappello per papà Moomin, un ciuffo di capelli per Adipella, ecc. Ci sono poi una pletora di animali veri o inventati, tra cui un buffo topolino che appare sin dalla prima vignetta, l'amico Sniff e l'umano Pipetta (in originale Snorkföken). Fatto curioso è che non vi è grande distinzione tra esseri umani, che appaiono molto limitatamente, Moomin e altri animali (veri o immaginari), dato che tutti mostrano comportamenti umanizzati, vivono in case, stringono complesse relazioni interpersonali. Apparentemente per bambini, in realtà i Moomin sono apprezzati da un pubblico vasto ed eterogeneo, che rimane incantato di fronte ai teneri comportamenti dei personaggi, alle prese con situazioni quotidiane abbastanza semplici e avventure dai buffi risvolti: una gita in spiaggia, una nuova casa, l'incontro con strani pirati, un'alluvione, ecc.

IN GIAPPONE
I Moomin godono, ancora oggi, di uno strepitoso successo in Giappone. Il merito spetta probabilmente alla serie animata prodotta nel 1969, che li ha resi popolari presso il grande pubblico. In realtà i primi episodi di quella produzione si discostano abbastanza dal fumetto originale, spingendo la Janson a protestare e a richiedere cambiamenti, apportati negli anime successivi realizzati a più riprese fino agli anni Novanta. Le serie animate sono complessivamente tre: Moomin (del 1969, 65 episodi), Tanoshi Moomin Ikka (del 1990, 78 episodi), Tanoshi Moomin Ikka Boken Nikki (del 1991, 26 episodi). A queste nel 1992 si aggiunge il lungometraggio Tanoshii Moomin ikka: Muumindani no suisei. Ma l'affetto con cui i giapponesi di tutte le età seguono la serie e i personaggi è dimostrato da un fiorente merchandising, che copre ogni tipologia di prodotto. Dalle agende ai quaderni, dai pupazzi alle tazze da té, i grandi magazzini nipponici offrono gadget, utili e inutili, per soddisfare ogni esigenza. Non solo, a Tokyo esiste anche un negozio di dolciumi dedicato ai simpatici trolls, con delizie che ne rievocano il mondo zuccheroso.

LA MOSTRA
La mostra attualmente in svolgimento raccoglie centinaia di disegni originali di Tove Jansson. A stupire sono le dimensioni ridottissime dei primi, pochi centimetri quadrati, che rivelano le doti di “miniaturista” della Jansson, in grado con pochi tratti di dare vita a curiosi personaggi allo stesso tempo divertenti e malinconici, estremamente espressivi. Ma col passare del tempo le immagini si fanno sempre più grandi e più varie, sfruttando anche il colore. Grandi illustrazioni nelle quali l’artista mette una cura certosina, tasselli di un mondo ricchissimo, fatto di avventure ed emozioni. Nella estrema ricchezza di materiali (disegni, gadget, filmati, stoffe, pupazzi, ecc.) la mostra ignora però, e un po’ inspiegabilmente, i fumetti. Nel complesso, comunque, si tratta di un’esperienza visiva affascinante. Da segnalare anche una piccola sezione dedicata all’influenza che le stampe Ukiyo-e, e Hokusai in particolare, hanno avuto sulla Janson e che mette a confronto opere del primo con quelle della seconda. In effetti la Jansson si recò in Giappone nel 1971 (forse per la serie animata) e rimase colpita dall’arte orientale che seppe fare propria senza copiarla.
Il catalogo, dalla copertina telata, è di piccole dimensioni ma dalle molte pagine e dagli inserti interessanti (come pagine in finlandese delle prime edizioni dei libri dei Moomin). Completamente in giapponese, tuttavia è straboccante di immagini che lo rendono appetibile anche per chi non conosca la lingua. In Italia può essere richiesto a fioridiciliegioadriana@gmail.com. Per concludere, appena usciti dalla mostra un ristorante propone piatti in stile Moomin, destinati a colpire la vista prima che il gusto.






Nessun commento: