martedì 7 maggio 2019

GLI ALIENI DI BONADIMANI


Roberto Bonadimani, classe 1945, rappresenta un’anomalia nel mondo del fumetto italiano. Artista estremamente valido sia sotto il profilo grafico sia sotto quello narrativo, rimane tuttavia sconosciuto ai più, persino alla maggior parte dei lettori di fumetti, con l’esclusione di uno zoccolo duro di appassionati che aspetta con impazienza ogni suo nuovo volume e lo ricerca, come si trattasse di un leggendario tesoro, presso microetichette ed editori non specializzati che gli tributano gli onori che merita a dispetto di una scarsa visibilità. È forse proprio grazie a questa sua collocazione al di fuori dei radar principali che Bonadimani può permettersi di dedicarsi esclusivamente a progetti e generi che predilige, realizzando storie di fantascienza e fantasy in totale libertà. Ne è un esempio questo volume, una raccolta di racconti il più lungo dei quali (che dà il titolo al tomo) è totalmente incentrato su creature aliene dall’aspetto straordinariamente originale, ben lontano dagli stereotipi antropomorfi cui siamo abituati e che possono far storcere il naso a più di un editore tradizionale. Una delle peculiarità di Bonadimani consiste proprio nel non seguire le strade tracciate da altri, quanto piuttosto crearne di proprie. “Il destino dei semidei” parte dalla regina delle domande, qual è lo scopo della nostra vita, solo che a porsela è un’evolutissima specie aliena, i Pari, che decidono di porre tale quesito al proprio creatore, noto come Archetipo. Dam, uno dei Pari, intraprende quindi un interminabile viaggio lungo l’universo alla ricerca dell’Archetipo, incrociando la propria strada con migliaia di civiltà differenti. Ben presto comprende che tutte loro si pongono il medesimo quesito. La risposta a cui arriverà non porterà a nulla di buono. Come avrete già compreso, il fumetto ha un forte taglio intimista e i dialoghi sono uno dei suoi punti di forza. Il tema centrale nelle mani di qualsiasi altro disegnatore potrebbe rappresentare un grosso problema, poiché poco idoneo a una narrazione dinamica, tipica del linguaggio fumetto. Esseri alieni dalle fattezze indecifrabili, alle prese con dialoghi escatologici, sono l’antitesi di qualsiasi storia d’azione fantascientifica e rischiano di trascinare il lettore in un vortice di noia e sonnolenza piuttosto che di coinvolgimento. Eppure, questo per Bonadimani non rappresenta un problema, al contrario sfrutta il tema con grande naturalezza e con un personale e caratteristico stile grafico. Le sue vignette pur mantenendo una struttura rettangolare, si sviluppano sia in orizzontale che in verticale, possono essere piccole o grandissime, connettendosi all’interno di tavole che sono delle sorta di particolari puzzle, ognuno differente dall’altro, nei quali la ricchezza dei tratti si equilibra con un ampio utilizzo dei bianchi. È quella stessa ricchezza del disegno, quel mutare di forme e dimensioni a creare una sorta di flusso grafico quasi ipnotico che mantiene vigile lo sguardo del lettore e lo induce a indugiare su ogni singola vignetta per apprezzarne la ricchezza, così come a scivolare verso la successiva. Occhi e mente si abituano a mondi di primo acchito indecifrabili, facendosi trasportare in una narrazione che da inizialmente ostica si trasforma ben presto in coinvolgente.
Il volume contiene altri tre racconti brevi e parecchie illustrazioni che confermano le doti di cesellatore di Bonadimani e nelle quali è possibile imbattersi anche in figure umane, che, vi tolgo il dubbio, porta sulla carta con la medesima bravura. Una menzione particolare per le illustrazioni, in cui viene dato ulteriore sfogo al desiderio di creare mondi mai visti, immaginifici e pericolosi, incantevoli e spaventosi. È davvero invidiabile la capacità di Bonadimani di dare forma a flora e fauna che si meriterebbero interi trattati di biologia, botanica, zoologia e via dicendo, per spiegarne in dettaglio la vita e il funzionamento. Ed è ancora più straordinario che tutto ciò esca dalla mente e dalla mano di un solo uomo, quasi che avesse davvero viaggiato nello spazio incrociando forme di vita che a noi comuni terresti sono precluse. È la forza del disegno, è la forza del fumetto, è la forza della narrazione, che Bonadimani riesce misteriosamente a convogliare sulla carta, come una vera e propria divinità per quelle creature d’inchiostro di cui racconta vicissitudini e pensieri. Forse dio non esiste, ma certo è che per i suoi personaggi e i suoi universi Roberto Bonadimani è un vero e proprio demiurgo. 

 
LA SCHEDA
Roberto Bonadimani, Il destino dei Semidei
Self Press, pp. 148, euro 15,00


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