domenica 11 novembre 2012

IL "SOGNO" AMERICANO


New York di inizio secolo, un sogno per molti immigrati provenienti da tutto il mondo alla ricerca di una vita migliore. Charyn e Munoz mostrano l'altra faccia di questo sogno, i quartieri etnici, la povertà, la prostituzione, un mondo dove è difficile sopravvivere e il "sogno" premia solo i più forti i più duri, i più spietati, mentre, per dirla come il protagonista, è inutile cercare Dio, “non lo troveresti, ha traslocato dai democratici. È troppo occupato a contare i soldi per lanciare fulmini”. Si è fatto un po' cinico insomma Stefan Wilde, conosciuto anche come lo Tsarèvitch poiché bada allo stabile chiamato Panna Maria, nel West Side, un palazzo abitato solo da polacchi che al quinto piano ospita un bordello. Un microcosmo con le proprie regole. Ma anche a Stefan può capitare di sognare e di scordare le ferree leggi della realtà, quando si innamora della bella Kitty, figlia del leader del partito repubblicano. Nulla di più sbagliato, neanche nel "sogno" americano c'è spazio per un matrimonio tra un portinaio e una principessa, così il piccolo protagonista ripiomba nel mondo reale a suon di botte. Attraverso la storia minimalista di Stefan viene narrato uno spezzone di storia degli Stati Uniti, dalle finestre del Panna Maria possiamo osservare un pezzo di New York, seguendo il cuore di Stefan siamo partecipi di un piccolo dramma. E sono i dialoghi stringati ed essenziali di Charyn e i sapienti bianchi e neri di Muñoz a visualizzare questa storia recitata da una manciata di personaggi carichi di umanità, con i volti solcati dalle rughe e gli sguardi rivelatori. Delle belle tavole ordinate, immerse in un'atmosfera triste in cui il "sogno" lascia a poco a poco spazio alla realtà che tuttavia, se ci si accontenta, può essere meno sgradevole di quanto ci si aspettava, mentre in un vignetta c'è anche spazio per citare Yellow Kid.

Jerome Charyn/José Muñoz - Panna Maria - Hazard Edizioni - euro 10,30

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