È scomparso ieri, 8 settembre 2012, Enrico Bagnoli noto anche come Henry. Enrico Bagnoli nasce a Milano il 21 agosto 1925 e, come di consueto accade ai fumettisti, comincia a disegnare sin da bambino. Ha solamente quindici anni, e ancora frequenta il Liceo Artistico, quando pubblica sul settimanale Bimbe d’Italia, dell’editore Alberto Traini, i suoi primi disegni. Si tratta di “Il principe di Roccabalda” e “Amor patrio”, lunghe storie a vignette con didascalie scritte da V. da Varese. Poco dopo, nel 1942, si cimenta con storie simili, ma di ambientazione storica (Roma imperiale) per la testata Albo Impero della Casa Editrice Impero. Vista la giovane età e una certa inesperienza, lo stile di Bagnoli risente molto delle influenza di artisti ben più famosi e per lui affascinanti. Sono nomi del calibro di Alex Raymond, Kurt Caesar, Walter Molino e Achille Beltrame a forgiarne il gusto e, di conseguenza, il tratto. È con queste influenze e con questo bagaglio di esperienze che a 17 anni approda all’Editrice Audace di Gianluigi Bonelli, che gli affida alcune copertine della quinta serie di Audace Supplementi e alcune storie brevi, tra cui “Il tempio del mistero”, con protagonista Furio (ragazzone dotato di micidiali pugni, creato dallo stesso Bonelli), e “Gli adoratori del diavolo”, avventura incentrata sulla contrastata ricerca del Sigillo del Drago a opera di un eroe italoamericano, Tony Brelli, tra avventurieri e sceicchi. In tale ambito è soprattutto l’influsso di Alex Raymond a spiccare nelle belle tavole di Bagnoli.
Nel 1944 passa a disegnare per la testata Le più belle avventure, dell’Editoriale Subalpino, il lungo ciclo
avventuroso Il fiore inaccessibile, su sceneggiature di Luciano Pedrocchi e di Cesare Solini.
Con Pedrocchi firma anche le serie a puntate Il terrore di Allagalla e Il Solitario, pubblicate sul settimanale Dinamite.
È sempre con Pedrocchi che nel 1946, dopo una breve esperienza alla
Casa Editrice Universo, Bagnoli passa a lavorare per il settimanale Topolino
disegnando la storia Sunda
Apasunda.
Nello stesso periodo dà il via anche alla sua attività di illustratore,
realizzando, insieme a Giovanni Benvenuti, le immagini che accompagnano rubriche di
approfondimento sul West e sui suoi protagonisti pubblicate su Pecos Bill della Mondadori.
Tra la fine degli anni Quaranta e i
primi anni Cinquanta Bagnoli
lavora per l’estero, arrivando a trasferirsi per un certo periodo negli Stati
Uniti. È in quel Paese ricco di opportunità per i disegnatori che firma
parecchie storie per la casa editrice Fiction House, western che appaiono sul
magazine Rangers Comics e avventure di tarzanidi per Jungle Comics. Per la testate Daring
Adventures,
della Approved Comics, disegna “The Son of Robin Hood”, portando in scena la
spettacolare abilità del mitico arciere.
In questa fase è ancora il disegno
classico, di ispirazione statunitese, a guidare la sua mano, portandolo alla
realizzazione di tavole di indubbio gusto estetico.
Come altri autori italiani, Bagnoli
lavora inoltre per la francese Dargaud (per il setteminale femminile A Tout
Coeur) e
per l’inglese Fleetway, producendo soprattutto storie rosa, alcune delle quali
vengono pubblicate in seguito anche in Italia su testate quali Giovinezza.
Qualche anno più tardi inizia a
disegnare anche per la tedesca Springer Verlag, che gli commissiona storie
scritte da un altro italiano, Alfredo Castelli, in particolare quelle di Mark Merlin, un
prestigiatore, aiutante della polizia di San Francisco, che, curiosamente,
viene soprannominato Il Detective dell'Impossibile, lo stesso nomignolo del
futuro Martin Mystère, altra creatura di Castelli.
Durante tutto questo tempo, prosegue la
collaborazione con editore italiani e negli anni Sessanta, probabilmente anche
grazie alla sue esperienze americane, è in grado di lavorare per mondadori sulle serie superoistiche
Superman e Batman, grazie alle sceneggiature di Pier Carpi.
Del 1963 è la serie Mike O’Hara, apparsa a puntate su ABC
dei Ragazzi, della Società Editoriale Attualità e seguita, a partire dal marzo del
1964, dal racconto a fumetti della vita di Elvis Presley e dei Beatles. L’esperienza viene
ripetuta qualche mese più tardi per gli Albi di Bolero Film, per i quali Bagnoli
scrive e disegna una serie di biografie a fumetti, questa volta intercalate da
fotografie, di celebri artisti della canzone italiana.
Sempre nella prima metà degli anni
Sessanta illustrata, per la casa editrice Il Carroccio, diversi volumi
avventurosi di Emilio Salgari, confermando le proprie doti di illustratore.
Nel 1965 Bagnoli mette in secondo piano l’attività di disegnatore per
dirigere alcune testate della Mondadori: Nembo Kid (nome italiano di
Superman), Batman e i Classici
dell’Audacia, una delle
prime pubblicazioni interamente dedicate ai fumetti della scuola franco-belga.
Dopo la chiusura di ques’ultima, nel 1968 è la volta di tre effimere testate,
chiuse dopo solo due numeri. Si tratta di Nic Cometa, serie disegnata da Sergio Zaniboni e dallo stesso Bagnoli che si firma T.
Anthony, Dyno, resa graficamente da Raffaele Paparella, e Strippy, la ragazza detective, con testi di Renata Pfeiffer (P. Ren), moglie di Bagnoli, e disegni di Paolo e Piero Montecchi (Paul e Peter Montague).
Nel 1969 Bagnoli passa al gruppo del Corriere della Sera dove assume il
ruolo di Assistente del Direttore Editoriale dell’Area Ragazzi. Si occupa così
dell’organizzazione di diverse testate ed entra a far parte della redazione del
Corriere dei Piccoli e
del Corriere dei Ragazzi,
poi diventato Corrier Boy,
per il quale dà vita alle serie poliziesche Il Commissario Argento, Nick Carbone e Marty Ferro. Il disegno di Bagnoli si è ormai molto
evoluto rispetto agli esordi e ora fa uso di un fitto trattetggio con cui dare
tridimensionalità alla vignette e arricchire di sfumature ed espressività i
volti dei personaggi.
Nel 1970 realizza insieme alla moglie Renata, autrice dei testi, la
serie I cugini, apparsa
sul mensile Il Paladino dei Ragazzi, e Tony, libretto promozionale distribuito gratuitamente ai
soci del Total Club che presenta l’omonima serie avventurosa e l’umoristica Piki,
Puki e Piripì realizzate
in collaborazione con il disegnatore Antonio Toldo,
Negli anni Ottanta si dedica principalmente all’illustrazione lavorando
per la Fabbri Editori (“La lampada di Aladino”), per la UTET (“La principessa
dei nani” nella collana La Scala d’Oro) e per altri editori di scolastica ed enciclopedie.
Inoltre, si specializza in ritratti di personaggi del mondo dell’economia,
della finanza e della politica che vengono pubblicati sui quotidiani e sui
maggiori periodici di settore.
2 commenti:
moglie Renata Pfeiffer, per la precisione ;-)
Goodbye, Henry... and thanks a lot!
Ciao sono Arcangelo di Cargo Team. A proposito di Nic Cometa, dietro la firma "T. Anthony" mi sembra più plausibile affermare che si riferisse a Antonio Toldo, a cui ho dedicato più di un post sul mio blog. Bello il tuo articolo. Ciao
A.
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