"Così rientrammo in Russia alle otto del mattino, il sette novembre 1938, a piedi, dalla parte del torrente, dov'era stata l'isba di Adamo. Al suo posto il granduca vide un alveare umano a dieci piani di mattoni scuri, brulicante di vite: a quell'ora, camminando sul marciapiedi, poteva sentire le grida delle donne, le voci dei mariti, lo sbattere delle porte, un ronzio confuso e modulato a tratti, come di canto.
'Le radio, Altezza' gli chiarì Ourousov, cogliendo la sua perplessità, 'scatole che riproducono le voci anche a mille verste di distanza. La maggior parte di loro le adopera pere non ascoltare nessuno e per non rimanere mai soli a pensare'."
da "La principessa e il drago" di Roberto Pazzi, del 1986
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