venerdì 4 aprile 2008
ROBOT 21
Ebbi la coscienza della luce. Fu la prima cosa. Non era una coscienza costante, bensì sporadica. Forse due fili si incrociarono e la corrente di reazione portò la coscienza. Questa è la mia teoria, ma non è stata verificata con certezza. Con il tempo, la coscienza della luce divenne continua. Secondo la mia teoria, i due fili s'erano fusi in un contatto permanente. Certo è che il mio fabbisogno d'energia aumentò un po', a un punto che corrispose più o meno all'avvento della registrazione conscia del pensiero.
Adesso è facile, per le conoscenze derivate di cui dispongo, osservare che la mia esperienza dell'acquisizione del pensiero fu simile a quella di un uomo di carne che riprende coscienza dopo un grave shock che gli ha ottenebrato i sensi. Allora mi limitai a brancolare alla ricerca di un «qualcosa» favoloso che in un certo modo veniva rivelato tramite quella luce.
I miei riflessi reagirono alla luce per due anni prima che sopravvenisse la coscienza. Erano addestrati. I solchi erano scavati. Com'è semplice, allora, per un sistema di registrazione, funzionare naturalmente, quando si pone in essere il mezzo registrante.
La mia scrittura è ferma e nitida. L'avrete certo osservato. Perché, meccanicamente, sono stato costruito per compiere ogni atto con estrema precisione.
BF-A-1. Anche le lettere della mia designazione indicano che sono il primo modello di una nuova serie di esseri meccanici…
(F. Orlin Tremaine, La confessione, True Confession, 1939)
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