Scompare oggi, all'età di 82 anni, Decio Canzio. Eccone una biografia.
Una casa editrice non è fatta solo di sceneggiatori e disegnatori, ma anche di redattori capaci, in grado di incanalare la creatività degli artisti entro progetti concreti, nonché di coordinare tutti gli aspetti della creazione di un fumetto. In molti casi sono i redattori, più che i fumettisti, a dare “l’impronta” alla casa editrice, definendone linea editoriale e caratteristiche di fondo. In casa Bonelli, uno dei redattori più affidabili e longevi, vero e proprio punto di riferimento per tutta la casa editrice, è Decio Canzio, che si è guadagnato il titolo di direttore generale della Sergio Bonelli Editore, ruolo che ricopre dagli anni Ottanta fino al dicembre del 2006.
Nato il 27 ottobre del 1930, Canzio lavora nel mondo dell’editoria a partire dagli anni Sessanta, ma è solo nel 1973 che comincia a occuparsi di fumetti. In quell’anno approda alla casa editrice Altamira, futura Sergio Bonelli Editore, per cui scrive alcuni episodi della serie Il Piccolo Ranger, disegnati da Francesco Gamba, Lina Buffolente, Erminio Ardigò e Franco Bignotti. Pur mantenendo intatto lo spirito western di questa serie, ideata da Andrea Lavezzolo, Canzio vi inserisce spunti avventurosi, horror e fantascientifici, puntando anche su una narrazione più agile.
Per l’editoriale Cepim (altro nome della Sergio Bonelli), cura la collana America, composta da quattordici libri di saggistica riccamente illustrati, pubblicati tra il 1972 e il 1977. Si occupa inoltre del ritorno in edicola di Akim, il tarzanide di Roberto Renzi e Augusto Pedrazza.
Dal 1976 dirige Un uomo un’avventura, prototipo di collana di fumetti d’autore, in cui ogni volume è autoconclusivo e affidato alle migliori penne e matite del tempo, tra cui lo stesso Canzio, che scrive i testi di “L’uomo del Nilo” e “L’uomo del Messico”, entrambi affidati alla perizia grafica di un Sergio Toppi in ottima forma. Quando occorre è pronto a correre in aiuto di Guido Nolitta, alias Sergio Bonelli, nello sceneggiare gli episodi di Zagor. La prima storia di questo personaggio da lui firmata è “Il cavaliere misterioso”, con disegni di Franco Donatelli e apparsa sul numero 139 della collana, a cui ne seguono altre quindici.
Nel frattempo, Canzio diviene una colonna portante della casa editrice, una sorta di super editor che supervisiona tutte le testate. Inoltre, tiene spesso i contatti con i collaboratori esterni, visiona le proposte di collaborazione degli aspiranti sceneggiatori e disegnatori, incoraggiando e direzionando sulla giusta strada i più promettenti. Tale attività nel 1985 lo porta a vincere il premio ANAFI (Associazione Nazionale Amici del Fumetto Italiano) “ per la lunga e coerente militanza come soggettista e come curatore di collane, e per la sua attività articolata in più direzioni, ciò che lo connota come un sagace, sensibile e autentico editor”.
Tra i mille compiti che svolge, di tanto in tanto ritorna a galla quello di sceneggiatore. A inizio anni Novanta deve infatti sostituire momentaneamente Claudio Nizzi nella scrittura delle storie di Tex, esordendo con “L’oro di Klaatu” (n. 401 del marzo 1994) per i bei disegni di Ferdinando Fusco e occupandosi di altre quattro storie.
Decio Canzio si ritira dall’attività nel 2006, ma il mondo del fumetto continua a provare per lui un grande affetto, a tal punto che nel 2008 Giorgio Albertini e Giampiero Casertano gli tributano un riconoscente omaggio chiamando Decio il protagonista di una loro graphic novel (edita da ReNoir), un legionario romano che si ritrova a combattere contro l’esercito di Annibale.
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