È nata una nuova stella, inizialmente usata come spalla per apparire in cortometraggi altrui, in particolare di Topolino, poi destinata a debuttare in cartoni animati propri. Dopo una lunga serie di cortometraggi, nel 1943 arriva finalmente il lungometraggio Saludos Amigos, in cui Paperino condivide il ruolo di protagonista col pappagallo brasiliano José Carioca. Il suo carattere focoso è ormai delineato e piace talmente tanto al pubblico americano che, in quello stesso 1943, Walt Disney e il Ministero del Tesoro lo utilizzano nello spot dal titolo The New Spirit (“Il nuovo spirito”) per incoraggiare gli americani a pagare le tasse.
Ben presto diviene anche un richiestissimo testimonial per la pubblicità, tanto che nel 1952 figura sulle etichette di ben 85 prodotti.
Tornando agli amati fumetti, nel 1942 comincia a realizzarne le storie Carl Barks, che ne fornisce la caratterizzazione definitiva.
A partire dagli anni Cinquanta le sue avventure vengono scritte e disegnate anche da autori italiani, artisti del calibro di Guido Martina, Luciano Bottaro, Giovan Battista Carpi, Romano Scarpa, Giorgio Cavazzano e molti altri.
Mettendo insieme tutte le storie di cui è stato progaonista, in celluloide e sulla carta stampata, risulta che Paperino ha fatto un po’ di tutto, dallo strillone al venditore di frullini, dal pompiere allo sceriffo, dal venditore ambulante di farina all'assicuratore, dal fabbro al mastro vetraio, all'astronauta allo scrittore, e persino l'estetista. La sua grande vocazione, però, resta quella di disoccupato in bolletta, grande frequentatore di letti, divani, poltrone e amache in cui schiacciare lunghi pisolini. Ma ha avuto anche molti hobby: numismatica, scultura, floricultura, recitazione, ecc. Comunque sia, in ogni attività praticata, per professione o per divertimento, così come in ogni altro aspetto della sua vita, Paperino deve sempre fare i conti con “un’ospite sgradita”: la sfortuna.
Chiamatela jella, cattiva sorte, sfavorevole coincidenza di eventi, ma questa ingombrante presenza segue sempre il papero e ha probabilmente contribuito a forgiarne il carettere scontroso, collerico, ipereccitabile. Ma in fondo lo ha reso anche simpatico, certamente più del cugino Gastone, costantemente baciato dalla fortuna, che risulta antipatico proprio a causa della facilità con cui ottiene tutto. E visto che si parla di familiari bisogna ricordare i nipotini Qui, Quo e Qua, che vivono con Paperino e sono delle esemplari Giovani Marmotte (ma nei primi cartoons erano dispettosi e un pizzico antipatici). Non si puo’ evitare di menzionare la bella e un poco frivola Paperina, teoricamente sua fidanzata ma sempre pronta a farlo ingelosire con l’odiato Gastone. Poi c’è Zio Paperone, tanto ricco quanto taccagno, che ricatta costantemente il nipote minacciando di sfrattarlo o diseredarlo, per costringerlo a seguirlo in capo al mondo alla ricerca di qualche tesoro leggendario o, più semplicemente, a pulire una a una le monete del suo enorme deposito.
Insomma, la vita non è certo facile per questo papero, che chiede solo di poter dormire in pace e che invece si trova continuamente trascinato dispute di cortile, col vicino piuttosto che con gli scoiattoli Cip & Ciop, o in imprese al di sopra delle sue possibilità.
Ma Paperino ha anche un volto nascosto, un’identità segreta, e questa volta a crearla sono stati solo artisti italiani. Quando la sua città, Paperopoli, dorme, indossa una maschera e un mantello e si trasforma in Paperinik.
Col fumetto dal titolo Paperinik il diabolico vendicatore, del 1966, Guido Martina alla macchina da scrivere e Giovan Battista Carpi alle matite danno vita a una lunga serie di storie in cui vengono riversate tutte le caratteristiche che hanno fatto la grandezza della famiglia dei paperi: la pigrizia di Paperino, l'avarizia di Paperone, la fortuna di Gastone, la civetteria di Paperina, l'intraprendenza di Qui, Quo, Qua, con l'aggiunta di un nuovo ingrediente, il mistery, dato dalla doppia identità di Paperino che di notte si trasforma nel suo tenebroso e, una volta tanto efficiente, alter ego Paperinik. Una lezione appresa dal fumetto supereroico statunitense, quella della doppia identità, e ben applicata in ambito disneyano. I marchingegni diabolici di Paperinik funzionano benissimo, meglio di quelli di James Bond, e durante il giorno Paperino non ha certo bisogno di inforcare gli occhiali o di fingersi stupido per non far sospettare di sé.
In ogni caso, auguroni!
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